21/10/1973 - Vespro XXIX Domenica Ord

Sant’Ilario d’Enza 21/10/73
Catechesi vespro

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La prima invocazione delle litanie è: “O Cuore di Gesù, Figlio dell’eterno Padre, abbi pietà di noi”. Dicevamo che il nostro culto è indirizzato direttamente al Cuore umano di Gesù, ma dicevamo ancora a quel Cuore come simbolo dell’amore divino e dell’amore umano, cause della nostra salvezza. Oggi noi ci fermiamo un momento sull’amore divino e perciò ci portiamo con la nostra contemplazione e con la nostra adorazione nel seno stesso della Trinità. Dio è il primo vivente e vive di una vita infinita. In Lui dunque c’è un circolo infinito di vita, un circolo fatto di verità e di amore. La rivelazione ci dice che è tanto e tale l’amore nella Trinità: il Padre che ama il Figlio, il Figlio che ricambia l’amore del Padre, lo Spirito Santo che è la persona infinita dell’amore, c’è tanto amore che Dio, dice S. Giovanni, si può definire così: “Dio è Amore”. Un oceano sconfinato di amore: dal suo amore è venuta tutta la creazione. Dio non ha creato per necessità, Dio non ha creato per avere degli esseri che lo applaudano: Dio è infinitamente bastante a se stesso. Se Dio ha creato, ha creato perché è Amore e l’amore tende a parteciparsi, l’amore tende a comunicarsi. E particolarmente diciamo che l’uomo, che l’essere intelligente, è venuto dall’amore di Dio, perché l’uomo non solo accoglie questo amore, ma lo può comprendere, ma lo può corrispondere. Il capolavoro dell’amore di Dio è stata l’Incarnazione: l’Incarnazione ha manifestato più di ogni altra opera come Dio sia amore. E chi si è incarnato? Non si è incarnato il Padre, non si è incarnato lo Spirito Santo, si è incarnato il Figlio. Ecco perché diciamo che il Cuore di Gesù racchiude l’amore di Dio. Quando parliamo dell’amore divino e dell’amore umano, noi non distinguiamo due persone: noi diciamo che nell’unica persona del Figlio di Dio vi erano due nature, l’umana e la divina, due cuori, se così ci possiamo esprimere, fusi insieme, posti così come nostra grande ricchezza, come nostra grande consolazione. Quando parliamo del Cuore di Gesù vogliamo esattamente esprimere questo: in Gesù uomo si è riversato il pieno dell’amore di Dio. Se l’Incarnazione è stato un prodigio di amore, ecco, in Gesù vediamo questo prodigio, questo grande, e le espressioni sono tutte inadeguate e povere, deposito dell’amore divino. Noi nel cuore di Gesù sappiamo bene come Dio ci ha amati, nel cuore di Gesù noi sappiamo la tenerezza, la forza, la profondità dell’amore divino; più che in qualsiasi discorso degli uomini, più che in qualsiasi prodigio, noi leggiamo l’amore di Dio nel Cuore di Gesù. Torna allora la nostra responsabilità e dobbiamo sempre pensare e dev’essere questo punto della rivelazione che concentra tutta la nostra attenzione e tutta la nostra sensibilità: Dio, l’infinito, ci ama. “Ecco quel cuore che vi ama”. L’Infinito ci ama e noi non lo ameremo? Noi, miserabili peccatori, siamo amati e non sapremo valutare questo amore e non ricambieremo a Gesù un po’ di amore? Dio ci ama: è la grande nostra gioia. Era questa, in fondo, la buona novella che annunciavano i primi nella Chiesa: Dio ci ama, Dio è venuto tra noi perché ci ama, Dio ci ama con la tenerezza di un Padre, con una forza che vince tutti gli ostacoli. Dunque lasciamoci amare, corrispondiamo fino in fondo così.

CODICE 73LMV0133SN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 21/10/73
OCCASIONE Catechesi vespro
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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