19/10/1975 - Vespro XXIX Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 19/10/1975
Catechesi Vespro XXIX Domenica Tempo Ordinario

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Voi ricordate ciò che disse una donna, e questa donna è passata la storia; dopo aver ascoltato Gesù, disse: “Beata colei che ti è stata mamma” (Lc 1, 45). “Beata”. Nessuno ha mai parlato come ha parlato Lui, nessuno ha fatto quello che ha fatto Lui. Le folle dicevano: “Ha fatto tutto bene” (cfr. Mc 7, 37) e raccontavano i suoi miracoli. Gesù comandava il silenzio, ma più comandava il silenzio, più tutto il popolo proclamava la sua meravigliosa sapienza, la sua meravigliosa potenza, la sua incomparabile bontà. E i fatti che vediamo, anche solo un momento, le opere che ha fatto il Signore: la massima sapienza è realizzare delle grandi cose con minimi mezzi. E Gesù ha portato una dottrina totalmente contraria al mondo, una dottrina che insegna la penitenza, che insegna la mortificazione, che dice di distaccarsi da tutte le cose di questa terra, che dice che bisogna combattere in noi stessi le nostre cattive tendenze. Sembrava una dottrina impossibile, una dottrina assurda: Gesù l’ha portata in se stesso, l’ha incarnata in se stesso E, vivendo da povero, vivendo umilmente, di più, cedendo sempre alla violenza, lasciandosi crocefiggere sulla croce, ha trionfato del mondo e le generazioni sono state entusiaste di Lui. Nessuno ha fatto quello che ha fatto Lui in tutta la storia degli uomini. Gli ebrei sotto la croce gridavano il loro trionfo: “Se sei figlio di Dio, dicevano, scendi dalla croce: noi crederemo in te” (Lc 23, 35-37). E Lui invece è restato sulla croce. E proprio perché è restato sulla croce, tutti gli uomini lo adorano e lo amano, proprio perché è restato sulla croce ha compiuto l’opera della redenzione, ha rotto il peccato dell’uomo, lo ha riconciliato con il Padre, ha portato gli uomini di buona volontà nel Regno dei cieli. Le opere di Gesù, fatte così, con tanta semplicità, ma con tanta evidenza; chi di noi avrebbe potuto dire che su undici parti della sua vita era conveniente che ne passate dieci: trent’anni, trent’anni nel silenzio, trent’anni in un oscuro villaggio della Galilea, trent’anni a fare un umile mestiere. Ognuno di noi avrebbe detto: Signore, sei pieno di sapienza: va’ per il mondo. Va’ per tutti i popoli del mondo, perché dappertutto tu riscuoterai il trionfo”. Ma Gesù non voleva un trionfo umano, lo rifiuta categoricamente. Le sue tentazioni vinte rappresentano proprio la scelta di Gesù, di un messianesimo povero, umile, di un messianesimo di bontà; è il messianesimo che rappresenta veramente il capolavoro della sapienza di Dio. Il Signore ha vinto così, il Signore ha realizzato così, ha realizzato contro ogni sapienza umana, contro ogni previsione umana, contro ogni calcolo umano. Gesù ha trionfato con la croce. La croce, il simbolo di una morte ignominiosa; la croce, lo strumento col quale erano punti i delinquenti: quella croce che faceva inorridire tutti, era simbolo dello schiavo delinquente, è diventata la croce dell’onore, della gloria. E in tutto il mondo la croce segna il trionfo di Gesù. Dovunque si metta la croce, c’è il segno vero della potenza del Signore. Gesù ha trionfato attraverso la croce. Ecco, vorrei che ci lasciassimo condurre dal Signore, perché quello che ha fatto Gesù lo ha fatto come capo della sua Chiesa, come capo del Corpo Mistico. E Gesù continua ad agire in noi, e Gesù continua la sua strada. Ecco perché anche ai buoni toccano le croci. Ecco perché anche ai buoni succede quello che umanamente è l’assurdo: un susseguirsi di cose che non si capiscono se si guardano fuori dalla fede. Gesù continua ad agire. Il cristiano che è docile, che si lascia condurre, che vuole percorrere le strade di Gesù, sa che sono strade di sapienza, sono strade che conducono infallibilmente al risultato. Dobbiamo avere molta fede durante le prove, durante le croci, durante le cose difficili, proprio perché sappiamo che Gesù soffre in noi, che Gesù dà merito e dignità alla nostra sofferenza, che Gesù infallibilmente ci conduce. Chi accetta la croce di Gesù ha posto le premesse della resurrezione della gloria. Vogliamo allora non dubitare mai della sapienza di Gesù, non dubitare mai del filo d’oro con il quale Lui ci conduce; non dubitiamo mai, ma abbiamo un’unica vera speranza: di poter essere sempre con Lui, perché se con Lui soffriamo con Lui saremo glorificati.

CODICE 75LIV0133SN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 19/10/1975
OCCASIONE Catechesi Vespro XXIX Domenica Tempo Ordinario
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Come si è manifestata la sapienza di Gesù
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