16/10/1977 - Vespro XXIX Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 16/10/1977
Catechesi al Vespro

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Cristo ha accettato il piano del Padre che era un piano di intensa sofferenza, di intensa umiliazione. Cristo era venuto a redimere il peccato, il peccato che è essenzialmente disobbedienza e essenzialmente ricerca di un piacere fuori dalla volontà di Dio, anzi, contro la volontà di Dio. Il peccato è cercare una soddisfazioni che Dio non vuole, una soddisfazione che Dio proibisce perché nociva. Aveva detto ad Adamo ed Eva: “Non mangiate, perché in qualunque giorno voi ne mangerete, morirete”. Un terribile veleno! Gli uomini hanno disobbedito, lusingati dalla bugia di Satana hanno voluto avere una vita più piena, ma la parola di Dio non sbaglia; hanno mangiato la morte! E così da allora per tutti i secoli, quando l’uomo crede di mangiare il frutto della vita mangia il frutto della morte. Una morte spirituale: la perdita dell’amicizia di Dio, una morte di tutta la società degli uomini, una morte anche fisica di ogni singolo individuo. Il Signore ci avverte: il peccato che è ribellione, è morte. Ecco perché Gesù ha scelto l’ubbidienza e nella sua ubbidienza noi abbiamo riacquistato la vita, nella sua obbedienza, nel suo accettare il piano del Padre fino in fondo, ecco, ha rovesciato le posizioni. Il legno, l’albero del paradiso terrestre, fatto per dare agli uomini un merito grande, quel legno è diventato la sorgente dell’amore. Cristo aprendo le braccia e lasciandosi configgere su un legno, quello della croce, Cristo ci ha dato la vita! La croce è diventata la sorgente della vita. Quindi quando noi guardiamo la croce guardiamo il legno dell’obbedienza, quando noi guardiamo la croce sappiamo che abbracciandola, a somiglianza di Gesù, noi realizziamo una vera vita, allora il dolore non ci scandalizza più. Molti sono gli scandalizzati dal dolore! Non sanno comprendere come con un Dio buono si debba soffrire, e non capiscono che proprio l’accettazione di Gesù è la grande lezione. Gesù ha accettato la croce e la sofferenza per dare la vita al mondo, chiunque sa soffrire collabora a questa vita, chiunque è in obbedienza alla volontà di Dio accetta le sue umiliazioni e i suoi dolori diventa partecipe della redenzione. Membro dunque attivo non solo dà a sé la vita, ma è strumento per la vita degli altri. Del resto come per Cristo il dolore passa, passa presto e viene la resurrezione, anche per ognuno di noi il dolore passa presto dopo vi è la gloria. Noi dobbiamo con insistenza, dunque, a somiglianza di Gesù, santificare il dolore. Noi dobbiamo stare vicino a quelli che soffrono e ricordare a loro che le sofferenze sono parte del piano di Dio. è attraverso la sofferenza che scontiamo i nostri peccati e i peccati degli altri. È in questa obbedienza che santifichiamo noi stessi e aiutiamo gli altri. Quindi siamo obbedienti a Dio come Cristo e veramente allora questa obbedienza diventa sorgente di una grande vita spirituale.

CODICE 77LFV0133SN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 16/10/1977
OCCASIONE Catechesi al Vespro
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI 24- Obbediente fino alla morte
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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