15/10/1978 - Vespro XXVIII Domenica Ord

Sant’Ilario d’Enza 15/10/1978
Catechismo Vespro

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Siamo arrivati alla ventinovesima invocazione. Invochiamo il cuore di Gesù come la nostra pace e la nostra riconciliazione. I profeti lo avevano atteso, lo avevano preannunciato come la pace. Sarà Lui la pace. Quel nome che tutti i popoli e tutte le anime rette hanno sempre auspicato, la pace, non poteva venire dagli uomini, così immersi nel loro egoismo, così bramosi di soddisfare i loro istinti. La pace doveva venire da Dio e gli angeli a Betlemme hanno fatto il loro canto proprio sulla pace e hanno detto: da adesso gli uomini che amano Dio possono trovare la pace perché è discesa dal cielo. In fondo era proprio questa la definizione che nella storia della salvezza ansiosamente si cercava, perché il peccato è sempre rottura, il peccato rompe l’armonia, l’armonia con Dio che con le sue leggi sapientissime ordina ogni cosa. E il peccato va contro queste leggi, turba questa armonia, costringe le creature inanimate o non ragionevoli a servire la propria passione e la propria ribellione. Il peccato è rottura con i fratelli, perché si cerca di prevalere su di loro, si cerca di strumentalizzarli, si cerca d’avere sempre una propria ragione da fare prevalere. Il peccato di Caino fu proprio il peccato segnatamente contro la pace, perché, dice la Bibbia, vedeva che i sacrifici di suo fratello erano graditi a Dio e i propri no. Ecco allora: ucciderlo per non avere un rimprovero, il rimprovero della propria coscienza, il rimprovero che veniva logicamente dalla propria disonestà. Così sempre gli uomini, di generazione in generazione, hanno rotto la pace, proprio perché hanno peccato. E Gesù, nel suo mistero pasquale, ci ha ridato la pace con Dio e ci ha insegnato e ci ha dato la forza per fare la pace con i nostri fratelli. È nel mistero pasquale che noi abbiamo la sorgente vera di ogni pace se accettiamo l’invito della Scrittura di morire con Lui, di essere (e sono parole proprio di S. Paolo) sepolti con Lui per partecipare alla sua risurrezione. Il primo saluto che diede Gesù ai suoi apostoli nel giorno stesso di Pasqua fu: “Pace a voi”. Ecco, allora che cosa dobbiamo domandare al Signore per la grazia del suo mistero pasquale se non questa nostra pace interiore, questa nostra pace che è superamento dei nostri peccati, del disordine provocato dai nostri peccati, da tutto un complesso di cose disarmoniche che abbiamo purtroppo creato in noi con le nostre debolezze e i nostri errori. E dobbiamo logicamente portare questa pace fuori, sapendo che quanto ci ha insegnato il Signore è proprio completamente vero, è proprio completamente efficace. “Imparate da me che sono mite e umile”: ecco la strada della pace. Non è la violenza che vince, non è la violenza che trionfa, non è la violenza che può portare a dei risultati positivi: è l’umiltà, è la sincerità, è la carità, tutte cose che noi decisamente dobbiamo prendere dal cuore di Gesù, perché in Lui c’è ogni bene e ogni forza. In Lui risorto noi risorgeremo da tutte le nostre miserie e da tutte le nostre defezioni.

CODICE 78LEV0133RN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 15/10/1978
OCCASIONE Catechismo Vespro
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La pace viene da Cristo: il peccato è contro la pace
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
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