05/11/1978 - Vespro XXXI Domenica Ord

Sant’Ilario d’Enza 05/11/1978
Catechismo Vespro

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Gesù, lo abbiamo visto, si è posto come vittima dei peccatori, si è offerto al Padre suo per amore, per la salvezza di tutti gli uomini. E tutta la vita di Gesù è stata in quest’ordine, tutta la vita di Gesù ha avuto questa finalità. Fin dal primo momento della sua esistenza terrena nel grembo della Vergine il palpito del suo cuore è stato di offerta: si è offerto al Padre celeste per noi. Tutte le sue preghiere, tutte le sue invocazioni, tutti i suoi palpiti sono stati per la nostra salvezza fino al vertice sommo della croce, dove ha consumato, cioè ha terminato, il suo adorato sacrificio. Non ha voluto che quello fosse l’ultimo momento: nella Messa c’è ancora la stessa preghiera, c’è ancora la stessa offerta, c’è ancora la stessa propiziazione. I nostri peccati domandano sempre questa offerta, perché sono troppo gravi, sono troppo continui e hanno bisogno sempre di essere vinti così nell’amore del Cristo. Non che il sacrificio della croce sia stato incompleto: il sacrificio della croce è stato d’infinito valore, ma era necessario che si rinnovasse, che si ripetesse per tutte le generazioni degli uomini perché ognuno sentisse il sacrificio attuale, sentisse la presenza di Gesù vittima e si potesse unire a Lui, unire a Lui in quel sacrificio di lode, di umiltà e di disponibilità al servizio, che deve caratterizzare ogni anima che ha capito quello che ha fatto Gesù e vuole seguirlo. Durante la Messa ci dobbiamo allora animare degli stessi sentimenti di Gesù. Quali sentimenti aveva Gesù sulla croce? Il primo era il suo grande desiderio della gloria del Padre, di riparare a tutta la mancanza di lode e di onore che gli uomini purtroppo con i loro peccati avevano posto, avevano volutamente posto, perché gli uomini avevano cercato non l’onore di Dio ma la propria soddisfazione, non la gloria di Dio ma la loro gloria, non il bene di Dio ma il creduto loro bene, che era solo un bene del loro egoismo, cioè un inganno. Gesù aveva una grande sete di dare al Padre la lode dovuta e aveva una grande sete della nostra salvezza. La sua sete fisica, “ho sete”, era l’espressione ancora di un’altra sete molto più tormentosa di quella, molto più profonda di quella: Gesù aveva sete della nostra salvezza, voleva l’amore da presentare al Padre, voleva un’umanità santa, un’umanità impegnata a dare a Dio quello che si doveva dare, a dare a tutti gli uomini la pace del cuore, la fraternità. E allora quali devono essere anche i nostri sentimenti durante la Messa? La lode e l’adorazione al Padre, il desiderio della salvezza del mondo, di tutte le anime e perciò porci in quello spirito penitenziale, in quello spirito di disposizione a tutte le grazie di Dio, che vogliamo avere per il grande bene di tutto l’universo: porci così nelle disposizioni più adatte perché venga, e venga in pieno, il suo regno. Quindi anche noi prendere i sentimenti di Gesù, farli nostri in profondità, farli la sostanza della nostra partecipazione liturgica, della nostra viva preghiera in unione col Signore. Impegniamoci allora perché il sacrificio della Messa trovi in noi una disposizione vera, una disposizione per dare a Dio quanto l’umanità gli deve e porgere a tutte le anime la consolazione grande delle grazie del Signore.

CODICE 78M4V0133UN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 05/11/1978
OCCASIONE Catechismo Vespro
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Il sacrificio di Gesù si rinnova nella Messa: la nostra unione al suo sacrificio
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