09/11/1975 - Vespro XXXII Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 09/11/1975
Catechesi Vespro XXXII domenica Tempo Ordinario

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Quando Pilato chiese a Gesù se era re, Gesù rispose affermativamente, però soggiunse: “Il mio regno non è di questo mondo” (Gv 18, 36). E ha sottolineato una prova evidente in quel momento: “Se fosse di questo mondo, ha continuato Gesù, i miei discepoli si sarebbero prodigati perché non cadessi in mano ai Giudei”. Il regno di Gesù è il regno dello Spirito, è il regno che prepara la vita eterna; però sarebbe errato pensare che l’insegnamento che ci ha dato il Signore, ricco di scienza e di sapienza, non interessasse la nostra vita umana. Noi parliamo della grazia sua come di una grazia medicinale, di una grazia che restituisce una sanità. Il Signore ha posto dei principi, perché noi potessimo non solo vivere bene da cristiani, ma potessimo vivere giustamente da uomini. Il Signore ha restaurato ciò che il peccato aveva rotto e rovinato. Il Signore ci ha richiamato a quelle basi di naturale onestà, di equilibrio nostro interiore, di convivenza sociale, ai quali è sempre doveroso e giusto richiamarci. Ecco perché noi diciamo che il cristiano non può essere avulso dai problemi di questo mondo, ma che, come cristiano, può dire una parola su tutti i problemi di questo mondo, come cristiano deve cercare il Regno di Dio anche in questo mondo, cioè deve impegnarsi in quei valori naturali, umani, che il Signore ci ha indicato e che ha messo in chiara luce. Il cristiano ha una parola da dire, ha un’azione da compiere; il cristiano sa che col dono della fede ha avuto una luce ben precisa, sa che con il dono della fede il Signore ci ha insegnato ad essere più uomini, ad essere insieme una vera umanità, un’umanità nella quale possa poi risplendere in pieno il dono di Dio soprannaturale; un’umanità allora adatta a ricevere la parola del Vangelo. Ecco perché i cristiani, non solo devono compiere un’opera di evangelizzazione, ma diciamo anche un’opera di pre – evangelizzazione; cioè ci sono dei valori da porre che sono necessari per poi dare la vera parola del Vangelo. Richiamarci a Gesù allora non è un discorso strano; richiamarci a Gesù è fondamentale. Purtroppo, l’umanità, anche direi particolarmente nel nostro tempo, ha voluto darsi un’onestà, ha voluto fare una carta di valori, prescindendo dal messaggio di Gesù. Ma Gesù ci è necessario, anche in questo campo, Gesù ci è necessario; senza di Lui l’umanità torna rapidamente alle barbarie più gravi, alle cose più scellerate. Del resto lo vediamo attorno a noi, lo vediamo ogni giorno sempre di più: o si va da Gesù, o tutti gli altri valori cadono miseramente. Quando diciamo, perciò: Gesù è il Salvatore, diciamo una grande cosa, una grande verità. Gesù ci salva in tutto: e nella nostra sfera individuale, e nella nostra famiglia, e nella società. Non si riesce a fare un uomo onesto senza Gesù, non si riesce a fare una famiglia autentica senza di Lui, non si riesce a costruire una vera società senza di Lui. Bisogna sempre richiamarci a Lui, alla sua luce, alla sua luce di Verbo di Dio che illumina ogni uomo. Tante volte certi valori sono proclamati e non ci si accorge che vengono da Gesù; certi valori vengono proclamati e sono autentici, ma proprio perché, se l’origine è rifiutata, in realtà vengono dal suo cuore che ha amato gli uomini, che continua ad amarli, che li vuole salvi. Ecco perché dobbiamo desiderare che tutti gli uomini prendano come libro fondamentale il Vangelo, tutti gli uomini! Che tutti gli uomini si richiamino a Lui. E noi poi abbiamo una responsabilità tutta particolare: secondo le parole del Signore: “Voi siete il sale voi siete la luce” (Mt 5, 13-14). Ecco perché in Gesù troviamo ogni tesoro e questo tesoro lo dobbiamo sempre di più scoprire e sempre di più amare. In Lui c’è veramente tutto.

CODICE 75M8V0133VN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 09/11/1975
OCCASIONE Catechesi Vespro XXXII domenica Tempo Ordinario
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Cuore di Gesù ricco di scienza e di sapienza
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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