Siamo alla quindicesima invocazione: “Cuore di Gesù, nel quale abita ogni pienezza della divinità”. L’espressione è presa direttamente da san Paolo nel secondo capitolo della lettera ai Colossesi. San Paolo aggiunge un avverbio e dice: “In Lui abita corporalmente la pienezza della divinità” (Col 2, 9); è ciò che Giovanni l’evangelista aveva detto: “Il Verbo si è fatto carne ed ha abitato tra noi” (Gv 1, 14). È il mistero dell’Incarnazione, detto anche “mistero dell’unione ipostatica”. Diciamo dunque che Gesù è vero Dio e vero uomo; in Lui si sono unite la natura divina e la natura umana, in un’unica persona, la persona del Verbo, del Figlio di Dio. Quando dunque guardiamo a Gesù, non guardiamo solo ad un grande Uomo, al più grande degli uomini, al più perfetto, al più perfetto come intelligenza, al più perfetto, come amore, come azione, come comprensione; diciamo che in Gesù era la divinità, “la pienezza”, dice dunque l’apostolo: “la pienezza” (ib.). Perciò, nelle azioni di Gesù, noi sappiamo che c’era un valore infinito, perché erano le azione del Figlio di Dio. Ecco perché la nostra salvezza è stata totale. Ecco perché il valore della redenzione è stato infinito. Se la redenzione fosse venuta da una persona umana, per quanto grande, per quanto preziosa, sarebbe sempre stata limitata; invece ogni anche più piccola azione di Gesù era l’azione di Dio, perciò un’azione di valore infinito. Una preghiera sola di Gesù era sufficiente a salvare non solo il nostro mondo, ma a salvare mille mondi, perché l’Infinito non si raggiunge mai. E, pur essendo tante le colpe degli uomini, e pur essendo immenso il bisogno di grazie, un’azione sola di Gesù era sufficiente. Come mai allora il Signore ne ha volute fare tante e tanto difficili? Non solo è venuto tra di noi, non solo ha pregato per noi, ma ha sofferto per noi, ha sofferto per tutto il tempo della sua vita, dalla grotta di Betlemme fino sul Calvario. Ha sofferto tanti anni, è stato povero per noi, è stato stanco per noi, ha patito la fame e la sete, ha patito tanti disagi. E poi, ecco il culmine: la via della croce, tutta la sua passione, la sua morte così terribile. Come mai? Voi sapete che c’è un’unica risposta, unica possibile risposta: Egli ci ha amato. Ed è proprio dell’amore non dare solo il sufficiente, ma dare in sovrabbondanza; proprio perché ci ha amato ha dato tutto se stesso. Gesù è Dio e l’anima umana di Gesù era perfettamente unita alla divinità. Ricordate: “Non la mia, ma la tua volontà si faccia” (Lc 22, 42). La vita di Gesù noi la dobbiamo vedere in questa psicologia dell’amore: ha amato, ha dato tutto; quel tutto era dato da una Persona divina, era dato dall’Amore divino e dall’Amore umano. Quando parliamo del cuore di Gesù parliamo di quel simbolo di tutto quell’amore divino e di tutto quell’amore umano che ci hanno salvato. Ecco perché noi dobbiamo restare in una riconoscente adorazione. Adorare ed amare. Adorare ed amare per capire un po’ di più, per corrispondere un po’ di più a tanto dono. Resti allora il nostro proposito. Relazionare con Gesù vuol dire entrare in questo spirito di adorazione (è Dio), in questo spirito di amore (è Lui che ci ha amato da Dio e ci ha amato da fratello). Ed è così allora che la nostra relazione con Gesù andrà sempre di più verso un profondo senso reale di verità. È così che capiremo come è giusta l’espressione: “O Gesù (Gesù significa Salvatore), o Gesù, sii il mio Gesù, sii il mio Salvatore, proprio perché tu non aspetti altro, o Signore, che noi apriamo il cuore per riversare in noi i torrenti di grazia che vengono dalla tua meravigliosa esistenza. Tu, Uomo – Dio, sei per noi: noi vogliamo essere tutti per te”.
CODICE | 75MFV0133WN |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 16/11/1975 |
OCCASIONE | Catechesi Vespro XXXIII domenica Tempo Ordinario |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Cuore di Gesù, nel quale abita ogni pienezza della divinità |
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