02/01/1977 - Vespro san Macario

Sant'Ilario d'Enza, 02/01/1977
Catechesi al Vespro

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Parliamo dunque stasera del nostro santo, che è vissuto tanti secoli fa, circa sedici secoli fa. Dobbiamo sentirlo attuale, della stessa attualità per cui diciamo: “Cristo è presente nella Chiesa e Cristo è presente nei suoi santi”, perché i santi sono un riflesso della santità di Cristo, ed essendo un riflesso, partecipano della sua forza e della sua attualità. Perché dobbiamo sentirlo vivo e presente questo nostro patrono,quando san Macario è vissuto in tempi tanto diversi dai nostri, quando è vissuto in un modo che a noi adesso appare singolare: un monaco, un eremita, lunghissimi anni nel deserto, in una solitudine assoluta, nella preghiera, nel lavoro, nella contemplazione, nel silenzio? La prima osservazione che ci viene spontanea, è questa: un uomo deciso, fortemente deciso. Certo, uno che abbandona tutto, che abbandona anche gli agi più semplici, si ritira in un’orrida solitudine, in compagnia solo degli animali selvatici e sta lì, sta lì, in un sacrificio enorme, in un sacrificio prolungato e duro. Sta lì, lì in attesa del suo Signore! Dieci, venti, trenta, quaranta, cinquant’anni! Ci viene spontaneo dire: “Ma che costanza, ma che forza d’animo, ma che uomo forte e deciso!”. Ed è vero: è stato lì, nell’attesa del suo Signore, pregando, offrendo i suoi terribili sacrifici per la salvezza delle anime e per la salvezza delle anime di tutti i cristiani. Noi, che invece di fare delle penitenze facciamo dei compromessi, invece di espiare con i nostri sacrifici, al massimo facciamo dei fioretti da bambini! Noi che troppe volte moltiplichiamo i propositi per non mantenerne alcuno. Come sentiamo di avere bisogno di decisione! Quando andiamo davanti alla sua immagine, quando ne vediamo il saio di eremita, quando vediamo quale fosse la sua occupazione, la scrittura, ecco, ci nasce nell’anima spontanea la voce che ci dice: “Vergognati! Tu vuoi andare in Paradiso con lui? Ma non si fa così ad andare in Paradiso, non si fa così”. Quanto abbiamo bisogno di essere dei cristiani robusti, dei cristiani che mantengono la parola data, dei cristiani che si adoperano, proprio perché il regno di Dio, che è posseduto dai violenti, si attui in pieno. È la prima considerazione. Una seconda, evidentemente, nasce sul suo spirito di preghiera. “Egli - dice la scrittura - ha saputo essere famigliare di Dio”. Sì, veramente, un famigliare, cioè uno che è di casa. La sua preghiera, il suo stato di preghiera, lo ha reso un famigliare di Dio. Ci raccontano i biografi, che prima della luce del sole si alzava: un breve riposo sulla terra nuda, un breve riposo poi subito a pregare, nel cuore della notte al primo spuntare dell’alba. Invitto per la preghiera. Non vinto dunque: invitto, vuol dire non vinto. Uno cioè, che non si è lasciato piegare dai suoi comodi, dalle sue fantasie, dalle mille distrazioni che uno potrebbe sempre trovare. No, invitto. Ci viene spontaneo chiederci sull’invitta nostra preghiera, noi che con facilità troviamo tutte le scuse per non pregare, o per non pregare con attenzione, che ci basta un mal di testa o un raffreddore per non capirci più niente nella preghiera, che siamo tiepidi e vuoti anche nelle feste più solenni. Noi che indugiamo sempre e mendichiamo le scuse. Invitto nella preghiera. Sentite cosa vuol dire: invitto nella preghiera. Quando facciamo l’esame di coscienza sulla preghiera, noi ci troviamo così: più forse nel passivo che nell’attivo, la nostra preghiera assume una responsabilità davanti a Dio, più che un merito. Riformare la nostra preghiera e renderla sempre di più energica, sempre di più forte! Bisogna imparare a pregare, bisogna imparare a pregare bene, bisogna essere bravi e pregare con perseveranza, bisogna pregare con tutto il cuore, ma ci arriviamo? I mesi passano, gli anni passano, ma ci arriviamo? Ecco sono le due grazie, non posso dilungarmi di più, le due grazie che a mio avviso dobbiamo chiedere a san Macario.

CODICE 77A1V01321N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 02/01/1977
OCCASIONE Catechesi al Vespro
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale, festa del patrono
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI San Macario, patrono
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