12/02/1982 - Adunanza SG Bosco Storia della Chiesa Arianesimo

Sant’Ilario d’Enza 12/02/1982
Adunanza

I corifei, cioè i capi degli ariani, furono deposti dalle loro cariche dal concilio e mandati in esilio. Due capi emergevano: Ario e il vescovo di Antiochia, Eusebio. Mandati in esilio non desistono e un po’ alla volta fanno pressione presso Costantino, perché il grande ostacolo era Costantino che difendeva il suo concilio, soprattutto perché voleva la pace all’interno dell’Impero e questi eretici erano degli autentici rivoluzionari perché dietro alla posizione religiosa avevano tante altre cose. Prima nella Chiesa le eresie non tenevano molto perché venivano a mancare di un centro. Adesso che l’imperatore è cattolico, conquistare la corte voleva dire conquistare il centro del potere ed è proprio quello che fanno gli ariani: sconfessati sul piano religioso-ecclesiale, danno l’assalto alla corte. Eusebio era abilissimo, un ottimo diplomatico, e un po’ alla volta ha il predominio in corte, tanto che fa richiamare Ario e Ario davanti all’imperatore fa una professione di fede molto sibillina e dubbia, che però accontenta l’imperatore che comanda al vescovo di Alessandria di riammetterlo nella Chiesa. Era diventato vescovo di Alessandria un personaggio che dominerà tutti questi decenni, una magnifica figura di lottatore, di santo e di combattente: Atanasio. Resterà per secoli una delle figure migliori della Chiesa. Atanasio dice di no, che non lo riammette perché non ne è degno. Allora cade in disgrazia: per un intrigo di cose i vescovi dell’Oriente, riuniti a Tiro, imbastiscono un processo ad Atanasio, sempre sobillati dagli Ariani. Imbastiscono un processo non perché lui sosteneva il concilio di Nicea, non perché lui sosteneva che Gesù è consostanziale al Padre, ma per delle accuse morali. In realtà la manovra tendeva a screditare tutti i capi della Chiesa cattolica e vogliono cominciare da Atanasio. Lo accusano, ad esempio, d’aver ucciso un vescovo e di avergli tagliato la mano per fare delle magie: come accuse a un vescovo non c’è male! In realtà avevano preso questo vescovo Ansenio e lo avevano chiuso in un monastero intanto che terminasse il processo. Se non che, Atanasio, che era un uomo molto astuto, riesce a scovarlo e quando ebbero a dire al processo che avrebbero portato anche la mano del vescovo ucciso, lui lascia dire e a un certo punto fa entrare il vescovo Ansenio, vivo e vegeto. La seconda accusa era che avesse fatto disonore a una donna, accusa grave anche questa e la donna doveva venire davanti al tribunale dei vescovi per dire che Atanasio l’aveva disonorata e così offesa. Pagano la donna che viene in tribunale a sostenere l’accusa: questa non aveva mai visto Atanasio. Atanasio fa un giochino che lì sul momento è geniale: prima d’entrare in tribunale fa vestire da vescovo il suo segretario e lui si veste come il suo segretario ed entrano in tribunale. La donna appena vede il segretario vestito da vescovo dice “sì, sei tu! Ti conosco.” L’accusatrice cade in ridicolo. Atanasio, nonostante questo, viene condannato e deposto da vescovo. Lui non accetta e ricorre a Roma e il Papa gli darà ragione. Atanasio, condannato all’esilio, farà una vita da imboscato. E intanto cercano di minare la fede con un attivismo enorme. Tralascio molti particolari perché la cosa si prolungherebbe troppo. Quando nel 337 muore Costantino, che in fondo aveva sempre difeso il concilio di Nicea, le cose si fanno più dure. Alla sua morte, avvengono molti disordini nella corte imperiale: vengono uccisi due suoi fratelli e tre suoi nipoti e comunque l’Impero è diviso tra i suoi tre figli. I tre figli di Costantino erano Costantino (come il padre), Costante e Costanzo. A Costantino viene assegnata la Gallia, a Costante l’Italia e a Costanzo l’Oriente. Purtroppo Costanzo era debole e cade nelle grinfie degli Ariani. Dopo poco tempo muore Costantino II e tutto l’Occidente cade nelle mani di Costanzo; dopo pochi anni cade, sotto le armi di una congiura, Costante, che era veramente affezionato all’ortodossia, alla cattolicità: così tutto l’Impero cade nelle mani di Costanzo, che sarà abbindolato dagli ariani e praticamente ne farà tutto il gioco. Le cose si complicano all’inverosimile. La lotta però contro Atanasio è quella che è più evidente. Costanzo si arrabbia contro Atanasio e lo perseguiterà. Vivrà per parecchi anni nei nascondigli più incredibili, uno dei quali, per esempio, se l’era fatto nel cimitero, sotto la tomba di suo padre. Di là continuava a sostenere i cattolici, a incoraggiare, a predicare, a celebrare. E quando corre la polizia per arrestarlo sparisce: ci sono molti episodi della sua fortezza e della sua astuzia. Uno dei suoi grandi sostenitori sarà un grande monaco, che era in venerazione in tutta la Chiesa: Antonio abate (quello che celebriamo il 17 di Gennaio, che veneriamo come protettore degli animali anche se non ha mai avuto a che fare con gli animali. L’equivoco è nato dal racconto della sua vita fatto da Atanasio, dove racconta che il demonio gli appariva spesso nel deserto sotto forma di animali e quindi le pitture mettevano questo Antonio nel deserto con vari animali, raffiguranti il demonio che lo tentava e la gente ha cominciato a venerare S. Antonio come protettore degli animali). Atanasio non riuscirono mai a prenderlo. Si cita sempre l’episodio di quando lui è fuggito in barca, lo si cita come esempio di restrizione mentale: fuggiva in barca inseguito dai poliziotti e vestito da schiavo; quando vide che le lance dei poliziotti venivano avanti velocemente e lui non ce la faceva a una svolta del fiume ha girato la barca ed è andato incontro a quella dei poliziotti. Loro, che s’affannavano a remare, incrociato Atanasio gli chiesero “hai visto Atanasio? E’ molto avanti?”, perché non lo conoscevano, e lui “se fate presto lo prendete”: così loro si affrettarono a remare ancor più forte per prenderlo, mentre lui scappava in direzione opposta. Non riuscirono mai a prenderlo. Le cose divennero grigie, molto grigie, soprattutto verso il 350: praticamente restarono pochissimi vescovi a difendere pubblicamente la vera fede. Restò il Papa, che fu mandato però in esilio: Papa Liberio. Restò il Papa, restò il vescovo di Vercelli, restò Atanasio, restò il vescovo Lucifero di Cagliari. Tutti gli altri, riuniti a Rimini e messi sotto controllo, come in prigione, mollarono uno alla volta. E esclamò allora un santo che tutto il mondo era diventato ariano. Un nuovo imperatore, disgustato di tutto il mondo cattolico, tentò di restaurare il paganesimo: passò alla storia col nome di Giuliano l’Apostata. Tentò di raschiarsi via il battesimo con delle cerimonie pagane e tentò di richiamare quello che secondo lui era un sano paganesimo. Il suo tentativo fece dei martiri, costò tanta sofferenza, però valse a richiamare molti al retto sentiero. Siccome erano stati aboliti tutti i decreti, il Papa tornò a Roma, Atanasio tornò ad Alessandria e si riprese fiato e si poté preparare il secondo concilio ecumenico che si terrà a Costantinopoli nel 381. Nel 381 abbiamo la redazione definitiva di quello che è il “Credo” che recitiamo nella Messa, che riassume dunque il pensiero cattolico proclamato a Nicea e a Costantinopoli: il Figlio di Dio è Dio come il Padre, Dio da Dio, Luce da Luce, Signore in pieno, consostanziale al Padre, per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte. Vediamo allora la sconfitta dell’arianesimo, che un po’ alla volta scomparirà. Era, come dicevo l’altra volta, un tentativo per umanizzare il cristianesimo, per renderlo facile, per poter così fare una religione secondo la mentalità degli uomini. Noi sappiamo bene che il Vangelo non è fatto secondo la mentalità degli uomini. E dobbiamo stare attenti, perché quasi insensibilmente noi siamo portati a usare un filtro per adattare il Vangelo alla nostra visuale, alla nostra inclinazione, al nostro sentimento. Non è solo un tentativo di ieri: è un tentativo anche di oggi. Anche oggi abbiamo molti che del Vangelo accettano solo quello che va bene loro e tutto quello che richiede sacrificio, penitenza, umiltà viene scartato come paradosso e dicono: “sì, le beatitudini sono bei paradossi, non bisogna intenderle alla lettera” oppure dicono: “bisogna che noi proporzioniamo le cose, adattando le espressioni antiche alla mentalità moderna.” Per cui, quello che c’è scritto lo si scolorisce e quello che non c’è scritto (nel Vangelo non c’è scritto tutto) si dice che non c’è scritto e allora si dice: “possiamo fare quello che riteniamo sia giusto nella nostra epoca” e si scartano tutti i venti secoli di cristianesimo. Quando si dice che non bisogna solo guardare alle parole, ma bisogna guardare anche allo spirito, a come l’hanno sentito gli apostoli, a come è stato visto sempre dalla Chiesa e questo non l’accettano. E’ necessario allora amare così tanto la parola di Dio, da non volere assolutamente adulterarla. La parola di Dio è un tesoro ed è la parola di Dio che deve cambiare noi stessi, che deve cambiare il mondo. Bisogna sentire la parola di Dio fino in fondo all’anima: bisogna accoglierla e perciò questa accoglienza va fatta con tanto rispetto, va fatta con tanta umiltà, con tanto spirito di adorazione che. La nostra felicità dev’essere la parola di Dio. La parola del Signore rimane in eterno. Ha detto Gesù: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.” Quindi diffidiamo di tutti quelli che cercano di appoggiarsi all’autorità della parola di Dio ma la vogliono interpretata secondo le loro passioni e le loro vergognose ambizioni. Indubbiamente ci sono delle parole di Dio che nel mondo vengono accolte perché fanno colpo nella mentalità moderna: si accolgono e se ne fa un appoggio, non perché sono parola di Dio, ma perché dicono quello che dici tu; altre parole che non dicono quello che dici tu vengono messe in disparte o interpretate male. In tutti i secoli è stato così, non è una novità: noi ne soffriamo per quello che c’è nella nostra epoca. La nostra epoca è un’epoca in cui siamo molto farisei e avremo bisogno di tanta sincerità, di accogliere senza parafrasi, senza scostamenti la parola di Dio come si presenta. Quindi richiamiamoci alla importanza della parola di Dio: la parola di Dio va capita, va capita nello Spirito Santo e non va capita secondo il senso di moda degli uomini. Alle volte, voi lo sapete, in certe assemblee ecclesiali ci sono delle interpretazioni della parola di Dio che sono solo scandalose, proprio perché non si ha quel rispetto, quell’adorazione, quell’umiltà che si richiedono.

CODICE 82BBA103
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 12/02/1982
OCCASIONE Adunanza
DESTINATARIO Gruppo S. Giovanni Bosco
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Storia della Chiesa Da S. Atanasio fino alla sconfitta dell’arianesimo
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