Qualche tempo fa, parlando del monachesimo, venni a parlare dei grandi monasteri dell’Occidente: parlai di Montecassino e di Cluny. Abbate degli abbati volevano chiamarsi tutti e due, perché erano una potenza: essere abbate di Cluny voleva dire avere una parte preponderante anche negli avvenimenti politici e sociali del tempo. Con l’andare del tempo questo crescere di potenza fece crescere anche di fasto, di comodità, dando luogo a quelle reazioni delle anime veramente desiderose di austerità, di silenzio, di umiltà. Queste anime desideravano altre cose e finirono per dar luogo a degli altri ordini. Ne accenno alcuni. 1. I Certosini. Hanno come fondatore S. Brunone di Colonia, che fondò un monastero, sempre con la regola benedettina: non pensava di fare una cosa nuova, ma solo tenne la regola con un’interpretazione austera. Il nome viene da Chartreuse, posto vicino a Grenoble dove fece il primo monastero. Chiamato poi in Italia dal Papa fondò un monastero in Calabria e lì morì. Anche adesso c’è ancora un posto che prende il suo nome. I Certosini vestono di bianco e uniscono la vita anacoretica con la vita cenobitica, cioè gli anacoreti vivono da soli e i cenobiti vivono insieme: i Certosini, per regola, hanno una loro piccola casa, circondata da un giardino e vanno insieme a pregare e per il resto della giornata fanno una vita da eremiti, una vita austera, parlano solo una volta alla domenica, fanno una preghiera di giorno e di notte e si dedicano esclusivamente alla preghiera e alla contemplazione. 2. I Cistercensi. Da Cistercium, sempre in Francia. Hanno come fondatore S. Roberto, che aveva fondato questo monastero in un luogo solitario e questo “Citeaux” diventerà però famoso quando nel 1112, il giorno di Pasqua, arrivò un giovanotto a chiedere d’entrare: si chiamava Bernardo ed era figlio del conte di Fontaine. Un giovane intelligentissimo, un poeta e un trascinatore, nel fiore degli anni (aveva ventun anni), voleva abbandonare tutto, ma i suoi si opposero con quanti mezzi potevano usare, si opposero duramente. Ma lui vinse la battaglia e non solo vinse: stravinse. Persuase cinque dei suoi fratelli a seguirlo e altri venticinque della migliore gioventù del luogo tanto che le ragazze erano molto angosciate perché andarono in molti. Quindi si presento con trenta altri giovani: è qui che l’ordine prende la spinta e diventerà un ordine molto importante nella Chiesa. Bernardo, dopo solo due anni, partì e fondò un nuovo monastero. La valle era chiamata la valle dell’Assenzio (un’erba amara che la Bibbia paragona al dolore di Maria e di Gesù) e in questa valle venne Bernardo e i primi tempi fece una capanna; non aveva da mangiare e mangiava le foglie: era vicino a un querceto e mangiava le foglie cotte di quercia (si rovinò così lo stomaco). Aveva una volontà indomabile. Accorsero a lui centinaia di giovani e il monastero verrà chiamato da Bernardo non della valle dell’assenzio, ma la Chiaravalle (Clairvaux cioè la valle luminosa). E qui è la figura di Bernardo che domina il suo secolo: sarà chiamato l’ultimo dei padri della Chiesa, in ordine di tempo, il “doctor mellifluus”(?), il “dottore del miele”, per la ricchezza e la dolcezza dei suoi scritti. Fu un uomo di una statura enorme nella storia della Chiesa: lui che aveva cercato la solitudine viene ad essere coinvolto e diventa arbitro di tutte le questioni del suo tempo, arbitro universale. Tale è la sua fama che il Papa, i re, gli imperatori ricorrono a lui. Bernardo esce dalla solitudine, dice la sua parola illuminata e poi ritorna nella solitudine. Il primo suo intervento lo abbiamo quando morì il Papa Onorio e Roma era in balia di fazioni: quattordici cardinali, appena morto il Papa, nominano il successore prima che si diffonda la notizia e il successore diventa Innocenzo II. Il pomeriggio dello stesso giorno si riunisce la maggioranza e eleggono un altro, Pietro dei Pierleoni, che dominava allora a Roma, e lo chiamano Anacleto: la cristianità viene ad essere divisa, chi per un Papa e chi per l’altro. Il primo Papa era stato eletto da quattordici cardinali, il secondo da ventiquattro: quelli che sostenevano il primo dicevano d’averlo eletto prima e dunque era lui Papa, invece chi sosteneva il secondo diceva che il primo era stato eletto da una minoranza che si era staccata e che quindi l’elezione legittima era la loro; e la cristianità era divisa non sapendo quale fosse Papa dei due. Allora si rivolsero a Bernardo: Bernardo studia la questione e dà la sua sentenza che è per Innocenzo II. Il suo arbitrato è accettato: l’imperatore di Germania aderisce a Innocenzo, così il re di Francia e la cristianità si compone e si riunisce. Così per tanti altri episodi sociali e politici, e così soprattutto nella difesa della verità. Nei Concili, si farà un Concilio ecumenico, il Lateranense, e in Concili particolari è sempre Bernardo che interviene: è Bernardo che lotta contro un ingegno notevole e forte dell’epoca, Abelardo. Abelardo era molto orgoglioso ma aveva una cultura notevole: venivano da tutte le parti al suo studium per essere ammaestrati da lui. Solo che, orgoglioso com’era, pretendeva di sentenziare anche dove non si poteva. E Bernardo lo attacca: difende l’ortodossia e lo vince. Abelardo è un uomo inquieto, si batte, si contorce, ma infine si concilia con la vera Chiesa. S. Bernardo, quando verrà eletto il Papa Eugenio III, che era suo discepolo, prende ancora più posto nella vita della Chiesa del tempo e difenderà la santa Chiesa e si prodigherà in un lavoro sovrumano fino alla sua morte, avvenuta nel 1153. Delle sue opere vi raccomando di leggere “I discorsi sopra l’Annunciazione della Madonna” e “Il trattato dell’amore di Dio”, molto importante, e l’opera completa “Il commento al Cantico dei Cantici”, dove si rivela il più grande mistico che fino ad allora aveva avuto la Chiesa. S. Bernardo resterà come esempio di preghiera, come esempio di raccoglimento, come esempio di fede, come esempio di testimonianza: niente risparmiò per il bene della Chiesa. Predicò anche la seconda crociata. I suoi scritti sono tra quelli più diffusi, di cui si sono avute più edizioni: sarà opportuno che anche voi, presto o tardi, lo conosciate. Potrei parlare di altri ordini monastici, ma si riproducono tutti soprattutto allo schema dei Cistercensi. I Cistercensi non mangiavano mai né carne, né uova, né latte, né pesce, mangiavano solo legumi trecentosessantacinque giorni su trecentosessantacinque; al contrario dei Certosini vivevano insieme, dormivano in un’unica camerata su un povero giaciglio e insistevano straordinariamente nella preghiera. Un altro ordine che fiorì, singolare, è quello di Fontebrando (?): la singolarità stava nel fatto che erano monasteri doppi, accanto a quello dei monaci c’era pure quello delle monache, con questa particolarità che il capo dei due monasteri era una monaca, perché dicevano che Gesù ha affidato Giovanni alla Madonna e perciò l’abbate doveva essere una donna e forse per questo non sono durati molto… … Il santone dei massoni, quando non sanno chi nominare nominano Arnaldo da Brescia. Arnaldo da Brescia era un agitatore, un monaco, o meglio, un canonico regolare, come dicevano allora. In quel tempo sentivano il bisogno di informare anche una parte del clero diocesano dei principi monastici e necquero questi presbitericanonici, cioè presbiteri che vivono secondo dei canoni, secondo una regola: da qui il termine canonico. Questi ordini religiosi esistono ancora: i canonici della regola di S. Agostino, i canonici lateranensi e vari altri nuclei. Arnaldo da Brescia era uno di questi canonici che diceva che la Chiesa era stata invasa da satana, che satana aveva invaso tutta la Chiesa e che quindi quando parlava il Papa o i vescovi parlava satana. Aveva fatto cacciare da Roma Papa Eugenio III. Era un capo popolo, un fanatico, un cocciuto, soprattutto (ecco l’idea per cui divenne famoso) diceva che il clero e il Papa dovevano stare sottomessi all’autorità imperiale, che dovevano stare sotto l’imperatore. Ne ha fatto di tutti i colori con queste agitazioni. Finì catturato da Federico Barbarossa, il quale non era per niente delle sue idee, e lo consegnò al prefetto di Roma che, con i metodi che usavano allora, lo fece impiccare e poi lo bruciò e poi buttò nel Tevere le ceneri. Adesso in molte città d’Italia c’è la via o la piazza intitolate a Arnaldo da Brescia e a Brescia c’è un monumento, ma sotto l’aspetto filosofico e teologico non ha portato nulla di buono. È rimasto famoso come ribelle al Papa, come dissacratore proclamandosi il libero pensiero e l’autorità dello stato. I massoni lo ritengono un santo.
CODICE | 83A6A103 |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza 07/01/1983 |
OCCASIONE | Adunanza |
DESTINATARIO | Gruppo S. Giovanni Bosco |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Storia della Chiesa XII secolo I certosini, i cistercensi S. Bernardo |
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