Parliamo di un altro gigante: S. Girolamo. Girolamo è un occidentale, è nato in Dalmazia a Stridone, circa nel 340. E’ restato famoso, oltre che per le sue dispute in difesa dell’ortodossia, per le sue scelte monacali rigide e forti, soprattutto per il suo studio della Bibbia, della Sacra Scrittura. Era un dotto, sapeva tutte le lingue antiche: studiò l’ebraico e divenne la massima autorità in fatto di Scrittura. S. Agostino stesso quando aveva un dubbio scriveva a Girolamo per avere delucidazioni e commenti, perché lui era veramente esperto. Aveva studiato con i rabbini in Palestina. Quando il Papa Damaso, un Papa colto, volle dare una traduzione unica della Scrittura (la traduzione che allora correva in Occidente era chiamata l’itala, ma vi erano tante versioni, tante incertezze che davano luogo a dispute e a errori) incaricò Girolamo, che revisionò, tradusse di nuovo e la sua traduzione è quella che fu sempre usata dalla Chiesa. La traduzione in latino della Bibbia la dobbiamo a S. Girolamo, quella che è chiamata la “Volgata”. La volgata è la traduzione fatta da S. Girolamo, passata come testo ufficiale, sia nella Chiesa che nella liturgia. Il Concilio di Trento dirà che la Volgata forma un testo sicuro. Quindi noi siamo debitori di questa opera magnifica che resterà nei secoli. Ancora noi l’adoperiamo quando usiamo il latino. In italiano usiamo la traduzione ordinata dalla CEI, fatta da alcuni studiosi: è la traduzione liturgica della Bibbia, quella che usiamo in chiesa. Gli studiosi più pignoli dicono che non è la traduzione più esatta, ma la traduzione più esatta avrebbe comportato un italiano pessimo, perché tradurre da una lingua primitiva a un italiano armonioso per forza comportava una interpretazione un po’ più larga dello stretto letterale. Girolamo tradusse e dall’ebraico e tenendo davanti la traduzione in greco della Bibbia, quella che è chiamata la Bibbia dei settanta, una traduzione antichissima, tradotta ad Alessandria d’Egitto nel II secolo a.C., traduzione fatta, dicono, da settanta persone, settanta studiosi ebraici. Essendosi gli ebrei sparsi per tutto il mondo, a lungo andare gli ebrei della diaspora, della dispersione, non sapevano più l’ebraico (i figli nati là, i nipoti, ecc.), allora fu autorizzata la traduzione dalla suprema autorità ebraica: venne la traduzione detta “dei settanta”. La questione della traduzione della Bibbia è un affare delicatissimo, perché delle volte basta un’interpretazione di un verbo per arrivare a dire tutta un’altra cosa di quello che in effetti è. In fondo, Dio nel rivelare a noi si è dovuto adattare alla nostra mente, ai nostri concetti, alle nostre parole: altro è quello che ha ispirato Dio e altro ancora è quello che una traduzione potrebbe fare capire. Se voi prendete certe bibbie che corrono vi accorgete subito che contengono degli errori, anche macroscopici, per cui giustamente la Chiesa esige che le traduzioni si facciano con molta prudenza e da chi è capace e consiglia le Bibbie che hanno l’Imprimatur, l’approvazione ecclesiastica. Trovate delle bibbie (voi sapete che siamo oggetto di comunicazione, di evangelizzazione e di missione) una traduzione che porta, per esempio “questo significa il corpo di Cristo” e non “questo è il corpo di Cristo”: evidentemente la verità dell’Eucarestia è messa in discussione, la traduzione “questo significa il mio corpo” porta a considerare l’Eucarestia semplicemente come un segno del corpo di Cristo, un segno della donazione di Cristo. Così molti altri errori. S. Girolamo è invocato come il patrono di tutto gli studiosi della Scrittura. Le sue opere sono state numerose, gli studi severi. Ma non si rinchiuse nel suo studio, anzi è al centro di tutte le polemiche della sua epoca: aveva un carattere focoso e attacca battaglia un po’ con tutti, azzanna a destra e a sinistra, era un santo focoso. Vuol dire che si può essere santi anche con dei caratteri così. Gli ultimi anni li ha vissuti a Betlemme in un’aspra penitenza e in un silenzio veramente egregio. S. Girolamo morì ottantenne nel 420, quando già si delineava una nuova burrasca nella Chiesa, una burrasca grossa. Era a malapena finita la disputa trinitaria (vi ricordate il Concilio di Costantinopoli nel 381) quando nascono le controversie cristologiche. Le generazioni cristiane avevano sempre onorato Gesù Cristo come il Figlio di Dio e come uomo. L’indagine teologica dell’inizio del V secolo cominciò a voler saperne di più: ma in che rapporto sta la divinità con l’umanità? Invece di accettare con semplicità il mistero, il Signore ha detto così, si è voluto dare, come per la Trinità contro gli ariani, una struttura teologica alla verità della fede. E di qui sono nate le controversie e gli errori, soprattutto in oriente, anche per la mania che avevano questi orientali della disputa (diceva S. Agostino: vai dal fornaio e ti domanda “il Figlio è sostanziale al Padre o no? Tu da che parte sei?”, o vai a noleggiare una nave sul molo e il bagnino ti dice “tu non riterrai che il Figlio sia sostanziale col Padre!”). Scoppiò quindi la controversia cristologica. Allora il segnale dell’errore lo dà sempre un orientale, che è Nestorio, arcivescovo di Costantinopoli, il quale diceva che (notate bene i termini) l’unione tra il divino e l’umano era solo di indole morale, cioè “il Verbo si è fatto carne” non dice che c’è un’unione sostanziale tra il Verbo e l’umanità, ma dice solo che nell’uomo Gesù si è manifestato Dio, c’è stata una manifestazione speciale di Dio; anche nell’uomo comune c’è la grazia, c’è Dio, c’è la manifestazione di Dio: non proprio così, ma poco più in Gesù. In Gesù avrebbe abitato la divinità: come in un armadio c’è una serie di libri in Gesù avrebbe abitato la divinità. Quindi Gesù sarebbe stato un uomo pieno di Dio, una manifestazione di Dio, ma l’uomo non si poteva dire Dio. Nestorio era un uomo taccagno e con la mania della precisione e cominciò la sua battaglia, anche molto decisa, proprio com’era lui. Se la prese soprattutto con una formula che anche allora era molto diffusa, molto comune in tutta la Chiesa: si chiamava Maria “madre di Dio” e Nestorio non voleva che nella sua chiesa si chiamasse Maria madre di Dio. E diceva: “ma siete stupidi o siete dei pagani: Dio può avere una madre? Dio è il Padre eterno: onorate Maria, ma onoratela madre di Cristo e dite quindi Maria madre di Cristo prega per noi”. La cosa si diffonde e imperversa. Sempre, dico, in Oriente. In Occidente avevano le idee più precise. In Occidente il termine persona era inteso chiaramente come soggetto di attribuzione, l’io: grazie al diritto romano la distinzione tra persona e natura era chiara. Quindi si diceva che in Gesù c’è una sola persona, la persona divina, e le due nature, la natura umana e divina unite nell’unica persona del Verbo. In Oriente no e si confondevano i termini, si dava luogo a un’infinita discussione. La peste dell’errore tendeva a diffondersi e c’era da preoccuparsene. Se nel preoccupò il Papa, S. Celestino, se ne preoccupò soprattutto quello che divenne il corifeo dell’ortodossia: S. Cirillo d’Alessandria, che fu il condottiero della battaglia contro Nestorio. Vi faccio grazia di tutte le infinite dispute, come i colpi di mano, gli infiniti intrighi di corte, ecc.: l’epoca era così. Andiamo alle conclusioni che sono sempre i Concili ecumenici. Il Concilio ecumenico si raduna a Efeso, nell’Asia minore, nella primavera del 431, poco più di un secolo dopo quello di Nicea. E la dottrina tradizionale viene proclamata e difesa. In Gesù vi sono due nature e una persona, la persona divina del Verbo e questa unione tra il divino e umano si chiama unione ipostatica, cioè unione personale. Non c’è più alcun dubbio: il Papa sanziona, l’imperatore si mette al servizio del Concilio, Nestorio è deposto. Ma il nestorianesimo non finirà. Abbiamo anche adesso in Oriente la chiesa nestoriana. In fondo, questa controversia nasceva da molti equivoci. Indubbiamente, a parte la disputa teologica, si insinuavano sempre motivi politici, ambizioni di giurisdizioni, altri interessi materiali che offuscavano la verità, per cui sulla disputa teologica erano pochissimi gli esperti, mentre erano moltissimi quelli che ne discutevano per orgoglio, per motivi diversi. Il Concilio di Efeso è visto soprattutto come la proclamazione del titolo più grande della Madonna: madre di Dio. Fu spiegato a Efeso cosa s’intendeva per madre di Dio, cioè che la maternità si riferiva non alla Persona, ma si riferiva all’umanità, per cui, spiegando bene, si dice madre di Dio secondo la natura umana. Nestorio si scandalizzava e diceva: “Come, un Dio bambino? Dio non può essere bambino. Un Dio di tre mesi, un Dio che mangia e che beve?”. Basta semplicemente aggiungere che la persona è unica, perché se sono due le persone non è più il Figlio di Dio che compie la redenzione, ma è un uomo, sia pur santo, sia pur pieno di Dio, che compie la redenzione. Allora non si direbbe più che Dio si è fatto uomo, ma che Dio si è manifestato, si è riversato in un uomo. Ciò che adesso a noi sembra una cosa molto chiara, limpida, sempre nel mistero ma in termini limpidi, allora fu la causa di dispute, di lotte innumerevoli. Abbiamo così il terzo Concilio ecumenico. La cosa si era placata, Cirillo era tornato trionfante ad Alessandria e per alcuni anni si andò avanti. Se nonché quando morì S. Cirillo d’Alessandria scoppiò l’eresia opposta, questa volta per opera soprattutto di monaci egiziani fautori di Cirillo ma che ne esageravano la dottrina. La seconda grande eresia cristologica è chiamata monofisismo, o, dall’autore principale Eutiche, eutichianesimo. Cosa dicevano questi fanatici in senso opposto? Dicevano che in Gesù non solo c’era una solo persona, ma che c’era una sola natura. Perché che senso c’è a dire alla natura umana d’essere unita alla natura divina? Sarebbe come dire che l’immenso oceano è unito a una gocciolina d’inchiostro: butta una gocciolina d’inchiostro nell’immenso oceano e questa scompare. Così pure per l’umanità unita all’infinita natura di Dio è stata assorbita. Per cui questi fanatici contrari dicevano una sola persona e una sola natura. Naturalmente come Nestorio annullava la redenzione così l’annullavano loro, perché annullando la realtà della natura umana negavano il potere della redenzione. Nuove dispute, nuove lotte, nuovi contrasti. Furono tanto testardi, che sono quelli che restarono più a lungo: la chiesa d’Egitto si chiama ancora Chiesa Coopta (i coopti sono i monofisiti) che poi furono missionari in Etiopia, per cui la chiesa d’Etiopia è monofisita anche adesso. Era diventato Papa a Roma uno che sarà chiamato anche lui padre della Chiesa e che i posteri chiameranno magno: S. Leone Magno. S. Leone Magno prese l’iniziativa, mandò i suoi legati e si fece il quarto Concilio ecumenico a Calcedonia, sempre nell’Asia minore. Era il 451. E fu anche qui riaffermata l’ortodossia e definita bene l’unica persona di Gesù Cristo e la dualità della natura. Furono tutte dispute che lacerarono la Chiesa, fecero perdere degli anni, dei decenni, addirittura dei secoli: c’entrava tutto l’orgoglio umano, tutti gli interessi di qualsiasi cosa, come sarà poi nel protestantesimo. Sempre per dividere la Chiesa, perché Cristo ha portato l’umanità e satana la divisione. Resteranno i quattro Concili ecumenici: Nicea, Costantinopoli, Efeso e Calcedonia. Allora i cristiani dicevano: quattro Vangeli, quattro Concili. Troviamo ancora nell’epigrafe, nelle tombe dell’epoca, due quattro che voleva dire: sono morto nella fede dei quattro Vangeli e dei quattro Concili. Un Concilio ecumenico porta sempre uno scossone nella Chiesa. Lo dicevamo prima del Concilio Vaticano II, quando noi eravamo da più di vent’anni sacerdoti interessati alla pastorale dicevamo: si è sempre detto che porterà uno scossone e cosa porterà questo Concilio ecumenico? Sicché quando fu annunciato ci fu sì la gioia, ma noi, che avevamo studiato la storia della Chiesa, dicevamo: “cosa ci porterà?”. Non riuscivamo a indovinare cosa avrebbe portato e ora abbiamo visto: ha portato nella Chiesa non meno di quello che hanno portato altri Concili ecumenici, anzi forse di più. Altro che non si possono chiamare eretici, perché almeno una volta si definiva chiaramente l’eretico dal nome, dalla qualità, ecc.: adesso si chiameranno cristiani per il socialismo, si chiameranno fratelli separati, teologi in avanti. Però nella Chiesa è attuale una grande eresia. Se ne discuteva proprio ieri: il Papa viene il 18 Aprile a Bologna e si sono messi all’opposizione gli estremi schieramenti di sinistra e certi gruppi di cristiani. C’è una certa fioritura a Bologna. Quando diciamo di queste antiche dispute non sono poi così lontane da noi come immaginiamo: quelli che ci vivevano in mezzo anche loro, alle volte, forse non se ne rendevano ben conto. E’ così, e forse tra un secolo diranno: guarda lì quei poveri… E’ meglio che voi non leggiate qualche pubblicazione che circola adesso, ma io che per dovere ne leggo parecchie, perché voglio stare aggiornato, è una pena terribile: un cristianesimo che è ridotto a una avance sociale, politica ed economica; la croce di Cristo ha una linea orizzontale e una linea verticale, ma tutti il cristianesimo è ridotto, per loro, alla linea orizzontale e non c’è più verticale e non essendoci più la linea verticale non c’è più croce e quindi non c’è più cristianesimo. Vi sono dei missionari che hanno dichiarato: “E’ quindici anni che sono in missione e non ho mai fatto una predica su Cristo.” Ma allora cosa ci sta a fare? Insegna a questi disgraziati a coltivare la terra, ad avere una vita più umana, una vita più conforme al progresso e in seguito, poi…: è l’esasperazione d’idee che in luce sono anche giuste, ma sono esasperazioni che sono potenti eresie. Voi che siete grandi potete anche affrontare, se lo desiderate, il problema, però è una sofferenza, perché non resiste niente, non resiste niente: piazza pulita di venti secoli di cristianesimo, sbaglia il Papa, sbagliano i santi, sbagliano tutti i vescovi, sbagliano i teologi fino ad adesso, sbagliano tutti e ci prendono solo loro, non si discute, è così! E’ una cosa che dà sgomento! E non ci sono nemici così cattivi e miserabili contro la Chiesa, contro la sua storia, contro la sua dottrina e il suo culto come questi che si dicono cristiani. Noi ci teniamo fuori, pur seguendo una ben determinata nostra linea: ma ci sono certe parrocchie e certe zone dove non sanno dove sbattere la testa. A noi arriva qualche eco, qualcosa di rimbombo.
CODICE | 82CIA103 |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza 19/03/1982 |
OCCASIONE | Adunanza |
DESTINATARIO | Gruppo S. Giovanni Bosco |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Storia della Chiesa IV e V secolo S. Girolamo, S. Cirillo d’Alessandria Concilio ecumenico di Efeso e di Calcedonia |
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