15/01/1982 - Adunanza SG Bosco Storia della Chiesa II secolo eresie

Sant’Ilario d’Enza 15/01/1982
Adunanza

La storia è fatta di dei che si contrappongono e di uomini che incarnano questi dei. Citavamo l’altra volta il gnosticismo. Il gnosticismo è un tentativo di trovare un mistero al di là delle semplici parole del Vangelo. Il Vangelo si presenta semplicissimo, limpido. Gli orgogliosi, i filosofastri volevano vederci qualcosa di nascosto in quelle semplici parole e lavoravano di fantasia. Lavorando di fantasia costruivano queste interminabili genealogie di spiriti senza alcun fondamento né nella Scrittura, né in una sana intenzione. Gli esponenti gnostici sono stati molti. I più in rilievo sono stati un certo Basilde, un certo Valentino e soprattutto quello che porterà più il segno della sua speculazione: Marcioni. Il danno che hanno provocato alla Chiesa di Dio, che pur era tormentata dalle persecuzioni, difficilmente si può raccontare: uno sbandamento in quello che era l’elemento colto. Già S. Paolo avvertiva il suo discepolo Timoteo di guardarsi da quelli che raccontano delle favole: quelle favole, quelle favole per cui vogliono mettere la concezione umana nella parola di Dio, vogliono interpretare la parola di Dio secondo la moda del momento. La Chiesa, dicevo, si oppose con energia. Ricordiamo due personaggi che con i loro scritti, la loro autorità, la loro figura, valsero ad arginare questo fiume nefasto: 1. Ricordiamo prima di tutto S. Ireneo, che era un vescovo francese, della Gallia, vescovo di Lione, che scrisse un’opera “Adversus ereses” (contro le eresie) in cinque libri. Che argomento svolge soprattutto? L’argomento della tradizione, dicendo giustamente che noi, oltre la Scrittura, abbiamo quel patrimonio che si conserva nella Chiesa, un patrimonio che dagli apostoli si è conservato inalterato. La tradizione viene così trasmessa da vescovo a vescovo, da Chiesa a Chiesa. Soprattutto, dice Ireneo, viene conservato e sottoposto a custodia dalla Chiesa di Roma, con la quale tutte le Chiesa del mondo devono andare d’accordo. Abbiamo un documento eccezionale sulla posizione di Roma nel secondo secolo, su come era ritenuta Roma come centro e garanzia di tutta la vita della Chiesa nel mondo. 2. Un altro grande scrittore, questo non santo, un tipo molto caustico: Tertulliano. Un avvocato, Tertulliano, che contro le eresie scrive il libro “De prescrizione”: adopera degli argomenti giuridici per proclamare la verità di quello che la Chiesa proclama. La prescrizione, dice Tertulliano, è a favore della Chiesa, perché le verità che ha sempre insegnato da tanti anni non sono attaccabili, le ha prescritte, perciò non potete tirar fuori una verità nuova. E’ un argomento un po’ curioso, ma che ha la sua efficacia. Tertulliano ebbe il torto, verso la fine della vita, di cadere in un’altra forma che sapeva di eresia: erano i montanisti, dal loro autore Montano. Erano i carismatici di allora che contrapponevano alla gerarchia il carisma e dicevano che il carisma è superiore alla gerarchia, all’ordinamento della Chiesa. Questo non viene detto dai carismatici di adesso, che sono perfettamente ortodossi. Allora avevano molte manifestazioni tipiche, finivano anche in questo contrapporsi perché dicevano “non leverete la parola di Dio, non porrete dei confini all’azione di Dio: se Dio vuol parlare adesso, dite che non può? Se vuol dire delle cose nuove perché noi siamo attenti a ricevere lo Spirito, che avete da dire?”. La Chiesa li condannò. Erano carismatici ed erano millenaristi, cioè dicevano che prima del giudizio universale Cristo avrebbe regnato con tutti i salvati per mille anni su questa terra, dove si sarebbe stati bene per mille anni, nell’abbondanza dei beni materiali: mangiare, bere, divertirsi, fare tutto quello che si vuole per mille anni e poi, dopo mille anni, ci sarebbe stato il giudizio universale e il Paradiso. Dicevano che non era giusto che quelli che si erano privati dei beni materiali non li godessero. Erano gente con appetito invidiabile… e volevano godere del mangiare, del bere, delle cose di questo mondo, delle belle passeggiate, dell’incanto della natura, della montagna, del mare, ecc. Si attaccavano a una famosa frase dell’Apocalisse: “Essi regneranno per mille anni” senza vederla nel contesto e senza spirito critico in rapporto all’Apocalisse, perché l’Apocalisse è una profezia o è una riflessione sulla storia passata? Per loro era una profezia e l’intendevano letteralmente, senza scendere nei particolari. Tertulliano diventò montanista e siccome campò fino all’estrema vecchiaia (allora non dicevano che uno diventava sclerotico) indubbiamente negli ultimi tempi deve aver patito dei disturbi celebrali, perché prima di morire ha detto le cose più curiose e più strane. Invece S. Ireneo morì martire, sotto Settimio Severo, che non insistette molto nella persecuzione, però lasciò fare molto all’autorità locale e le autorità locali andava bene in certi posti e andava male in certi altri. Così fu Alessandro Severo. La persecuzione ebbe un momento di vigore sull’uccisore di Alessandro Severo, Massimino, un atleta diventato imperatore, un gigante della Tracia: aveva colpito i soldati per la sua straordinaria forza e per la sua straordinaria voracità. Lui scatenò la persecuzione, ma resterà poco imperatore, circa tre anni, perché gli stessi che lo avevano eletto imperatore si stancarono di lui e lo fecero fuori. E la Chiesa continuava a tribolare: quando cessava la persecuzione rinfocolavano le eresie. Era quindi un’autentica tribolazione, alla quale la Chiesa, seguace di Cristo, seppe dare il significato oblativo, il significato che a Dio bisogna saper offrire il nostro sacrifico. Una delle più belle figure di questo periodo, appena dopo i fatti che abbiamo detto, è Cipriano di Cartagine, un padre della Chiesa: una mente molto limpida, che fece una sintesi poderosa di tanti elementi del cristianesimo. Cipriano era vescovo nell’Africa del nord, a Cartagine, e morì anche lui martire, sicuro che il sacrificio della sua vita sarebbe stato un momento di forza e di crescita per la Chiesa. Il discorso è molto forte e alla nostra umanità molto ostico e nostro Signore ce lo ha fatto capire: noi non dobbiamo misurare come misura il mondo. Ciò che vale è l’amore. Non è ciò che fa chiasso che vale, non è ciò che attira la meraviglia: è l’amore. L’amore è la grande forza che è uscita dal cuore di Cristo. Cristo ha vinto perché ha amato. L’amore lo ha portato al sacrificio, all’immolazione, all’apparente sconfitta. La croce sembrava il fallimento totale. Dicevano i discepoli di Emmaus, tre giorni dopo: “Noi speravamo” e non si sperava più. Ma Cristo, morto per amore, trionfava nell’amore. Sicché proprio perché l’amore lo ha portato all’immolazione l’amore lo ha portato alla risurrezione. Ed anche nella risurrezione Gesù Cristo ha avuto la splendida rivelazione dell’amore: non ha calcato la testa ai suoi uccisori, non li ha spaventati, non li ha costretti a credere. La risurrezione di Gesù non avviene pubblicamente, Gesù non si fa vedere in piazza, nel tempio dopo la sua risurrezione: Gesù si manifesta solo ai suoi, per brevi tempi, perché credessero e perché fossero i testimoni. Il cristianesimo s’afferma così per la legge dell’amore, nella vita del sacrificio e del nascondimento. Rispettare la libertà non è forse il primo amore? Gesù ha rispettato la nostra libertà e ha detto anche a noi di rispettarla. Sicché il credere parte da una fiducia nell’amore. Chi crede e chi non crede: le cose di questo mondo non vengono assegnate in proporzione della fede, della virtù, Gesù stesso lo farà notare dicendo “il Padre vostro (guardate com’è buono) fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”. Non è possibile che l’uomo adotti una condotta diversa: “Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro” che è perfetto proprio perché rispetta la libertà. E il cristiano può apparire uno sciocco, può apparire un illuso: le cose vanno secondo una loro logica e allora ha ragione chi è furbo, ha ragione chi s’acquista anche ingiustamente i beni. Nostro Signore è qui che pone l’accento e dice: tu non lo devi fare che per amore, perché è l’amore che ti salva; non perché tu vada meglio, non perché tu possa essere privilegiato, non perché a te piaccia e tu ne abbia soddisfazione: quello che ti deve guidare è l’amore. Quando vediamo questi antichi martiri che si trovano, tante volte, in una situazione paradossale, deformazione di dottrina, interessi, tradimenti, queste cose non li scuotono: seguono la parola del Signore. “Non si dà discepolo di più del maestro: se hanno perseguitato me perseguiteranno anche voi”. Per cui non ci dobbiamo scandalizzare né di fronte alle eresie, né di fronte alle persecuzioni. Ricordate che agli inizi del nostro secolo ci fu un’eresia molto forte, chiamata modernismo: prendeva le mosse dal desiderio di rimodernare la Chiesa, di svecchiarne le dottrine. L’esponente principale era un francese, Louasie, che scrisse un piccolo libro sul Vangelo in cui pressappoco vanificava il Vangelo. Era un prete. In Italia c’era un altro prete, un certo Bonaiuti Ernesto. L’eresia si insinuava alla chetichella, ma inquinava molti scrittori ed era penetrato anche nei seminari. Il Signore suscitò allora un santo Pontefice, il cardinale Giuseppe Sarto, che prese il nome di Pio X. Nel 1903 moriva il vecchissimo Leone XIII, un uomo estremamente intelligente, che restò lucido fino in fondo. Lo elessero alla morte di Pio IX nel 1878 dicendo che lo eleggevano che era vecchio e infermo e che sarebbe durato poco: i cardinali non volevano un pontificato lungo perché ce n’era stato uno prima ancora più lungo, quello di Pio IX, il più lungo dei duemila anni di storia. Elessero, alla morte di Leone XIII, Pio X, che non era un luminare di teologia, ma era un cuore generoso e santo. E con estrema energia sradicò questa infezione nella Chiesa, soprattutto con l’enciclica “Pascendi” del 1907. Dopo il Vaticano II, in certi settori è rispuntato il modernismo come eresia e noi adesso abbiamo nella Chiesa dei settori che sono molto infetti e ne dobbiamo stare attenti. La Chiesa adesso non adopera più certi metodi che usava allora, perché i tempi sono cambiati, ma prima Papa Giovanni XXIII, poi Papa Paolo VI (ricordate il Credo del popolo di Dio, è tornato il credo con bollate le eresie moderne), sono intervenuti per bollare le eresie moderne: l’intervento sul catechismo olandese, la condanna ultima di certi teologi, come Hans Kung e vari altri, i teorici. Se relativamente pochi sono i teorici, vi sono tanti altri che in pratica pongono teorie che sono inconciliabili con la fede ortodossa, soprattutto sulla persona di Cristo, sulla Chiesa, sull’Eucarestia, sui Sacramenti. Voi quindi non vi dovete meravigliare quando sentite delle cose strane, irrispettose, anarchiche, perché sempre le abbiamo avute nella Chiesa e sempre si è dovuto tribolare per sradicarle. Qual è la nostra vera sicurezza? Stare uniti con la vera Chiesa, col Papa e con i vescovi: la fedeltà alla parola di Dio, l’ascolto e l’umiltà di fronte alla parola di Dio. La Chiesa ora non adopera le clamorose scomuniche, precisa però sempre quello che è conforme alla dottrina di Cristo e quello che è difforme: la dobbiamo seguire e amare. Notate però che non è solo sulle verità della fede che serpeggia l’eresia: serpeggia anche nella morale. Viene detto peccato ciò che non è peccato e soprattutto viene detto non peccato ciò che è proibito dalla legge di Dio. Di qui la confusione in tutti quelli che non sono avvertiti: ci cadono sacerdoti, ci cadono laici, più o meno responsabili. Il nostro compito è stare uniti alla Chiesa sempre, anche nella morale, ciò che i santi ci hanno trasmesso quello teniamo: l’hanno tenuto allora e quello dobbiamo tenere adesso.

CODICE 82AEA103
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 15/01/1982
OCCASIONE Adunanza
DESTINATARIO Gruppo S. Giovanni Bosco
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Storia della Chiesa II secolo Eresie: gnostici, montanisti
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