30/10/1981 - Adunanza SG Bosco Storia della Chiesa Introduzione

Sant’Ilario d’Enza 30/10/1981
Adunanza, Storia della Chiesa

La distinzione tra popolo di Dio, Chiesa e Corpo Mistico è più modale che sostanziale, cioè la faccenda è questa, che il vangelo non si rivolge all’individuo, non c’è prima di tutto il rapporto vangelo - uomo. Perché il Vangelo com’è nato? Voi ricordate che il Vangelo è nato non per ordine di Cristo, ma è nato per il catechismo della Chiesa: è stato quello che la Chiesa trasmetteva di Cristo che è stato scritto. Gesù ha parlato, ha detto di portare il messaggio, ma non ha detto di scrivere: è in seguito che questo messaggio parlato è stato scritto da alcuni. Tra tutti quelli che hanno scritto la Chiesa ne ha riconosciuti quattro e ha detto: questi sì che trasmettono l’autentico messaggio. Perciò non è l’individuo che ha il rapporto col Vangelo: è la Chiesa che media. Questo ci introduce in una prospettiva molto chiara: Gesù Cristo ha voluto un organismo, un organismo vivo, un organismo fatto di uomini, fatto di poveri uomini, però vivificato dallo Spirito Sano. Perché diciamo così? Perché Cristo lo ha promesso: “Ecco, Io sono con voi fino alla fine del mondo” e ha detto “vi mando lo Spirito Santo: Egli vi insegnerà ogni cosa”. E’ chiaro allora che nella Chiesa bisogna distinguere gli uomini, fallibili, miserabili, peccatori, e tutti noi ci sentiamo e lo siamo peccatori, e lo Spirito che informa e che guida questo organismo Chiesa. E’ sulla parola di Cristo e non sulla sapienza degli uomini, è sulla parola di Cristo, sui doni di Cristo e non sugli uomini. Gli uomini sbagliano, gli uomini tradiscono, gli uomini rovinano, ma lo Spirito trionfa nonostante le miserie umane. Mi piace richiamare l’episodio del cardinale Consalvi, che era segretario di stato di Pio VII. Quando Napoleone, che era all’apogeo della sua potenza, per piegare il Papa ai suoi comandi disse: “Io in poco tempo distruggo la Chiesa cattolica”, il cardinale Consalvi fece un sorriso, era molto padrone di se’, e disse: “Vostra maestà, si sbaglia” e Napoleone “come, io mi sbaglio?” e il cardinale “non ci siamo riusciti noi preti, e ce l’abbiamo messa tutta, non riuscirà neanche vostra maestà!”. Il cardinale diceva bene, perché se la Chiesa si fosse basata sui preti, sui vescovi, sui cardinali in quanto uomini, sarebbe già tramontata da molti secoli. Ma inspiegabilmente, con un soffio profondo di vita, nonostante gli uomini, la Chiesa ha conservato il deposito della rivelazione di Cristo, ha conservato la sua parola e la sua dottrina e la Chiesa, in questa conservazione è maestra, maestra infallibile. Dobbiamo allora sentire che quando parliamo di Chiesa non parliamo degli uomini di Chiesa: loro trasmettono, loro danno, ma non danno della roba loro. Per cui è evidente, di un’evidenza piena che l’anima della Chiesa è lo Spirito Santo. Lo sbriciolamento, la tristezza degli uomini è sempre molto grande, ma noi crediamo nello Spirito. Per questo nel Credo mettiamo insieme le due cose: “Credo lo Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica”. Prima credo lo Spirito Santo e poi la santa Chiesa cattolica, come qualcosa che è venuta dallo Spirito. E noi ci dobbiamo rallegrare dello Spirito che potentemente investe il Corpo Mistico di Cristo; per tutti i secoli l’ha investito, per cui né persecuzioni, né le eresie, né i tradimenti hanno potuto flettere questo organismo meraviglioso. E il miracolo sta qui, perché se tutti nella Chiesa fossero forti, fossero santi, diremmo che è un prodotto umano, che è della gente in gamba; ma quando si deve dire “purtroppo quello lì è così, quell’altro è così… e allora come si spiega?”: allora è il miracolo, è il miracolo di duemila anni, perché sono duemila anni che sussiste, duemila anni e noi dobbiamo sentire la gioia di potere continuare e operare nella Chiesa. Quindi non ci meraviglieremo, nel corso della nostra storia, di trovare in questi secoli vescovi, sacerdoti, teologi che hanno commesso dei grandi errori, non ci meraviglieremo: anzi, la nostra fede crescerà, anzi, vedremo ancora meglio come Dio agisce attraverso le opere umane. Quando leggiamo nella Bibbia la storia del popolo ebreo e vediamo questa forza divina che attraversa i secoli, anche il popolo ebreo, che era il popolo eletto, quanti errori, quante miserie, quanti tradimenti, quanti delitti! Dice bene un altro libro della Bibbia: “Dio gioca nel mondo”, cioè Dio gioca l’amore, gioca la salvezza attraverso proprio le nostre miserie. Quindi con molto senso di fede noi dovremo trattare la storia della Chiesa, con molto senso di fede: quando vedremo le vittorie della fede così inspiegabili, così apparentemente strane, così insospettate dovremo dire: “Qui c’è il dito di Dio”, il dito di Dio nei primi secoli, il dito di Dio nel nostro tempo. C’è il dito di Dio: Dio tocca, Dio agisce, Dio ama. Sicché raccogliamo la parola di Cristo attraverso dei microfoni, attraverso degli apparecchi che non hanno né santità e né grazia, ma degli apparecchi che trasmettono fedelmente. E’ come quando parliamo dei Sacramenti: non è forse vero che la Messa vale sempre, sia che la celebri un sacerdote santo, sia che la celebri un sacerdote peccatore? La Messa è sempre Messa; non è forse vero che l’assoluzione dai peccati vale sia che la dia un sacerdote peccatore, sia che la dia un sacerdote santo? Vale sempre, perché non prende del suo: quello che dà lo prende dal Cristo. Sta qui la cosa, per cui a te basta che la porta sia aperta: anche se te la apre un lebbroso tu entri. E’ questa la sicurezza della Chiesa, senza quindi scandalizzarci, ma riconoscendo che la forza della Chiesa non è sugli uomini. Ci sono stati dei santi, dei grandi santi, sono stati di più i peccatori: ma è sempre la forza dello Spirito, è il cuore di Cristo che ci ama, meravigliosamente ci ama. Anche se noi siamo miserabili Cristo ci ama e perciò non permette che il suo sacrificio e la sua parola vadano perdute: servono anche per noi. Perciò, evidentemente, l’impegno che noi metteremo nel nostro studio è un impegno sereno e umile: sereno perché non ci lasceremo turbare e umile perché evidentemente riconosceremo che il Signore è forte nonostante le nostre magagne e miserie. Sicché ne viene di conseguenza che ognuno di noi vuole essere degno di questa grazia dello Spirito, vuole essere degno per saper cogliere dalla Chiesa tutto quello che la Chiesa ha in carico di trasmetterci: ci trasmette e noi riceviamo. Quindi sapete come rispondere a chi s’attacca al difetto di un uomo di Chiesa per negare il cristianesimo: certo, non giustifichiamo gli uomini di Chiesa, non giustifichiamo il cristiano che sbaglia, perché fa male (e c’è tutto un discorso che ora non facciamo sulla nostra testimonianza e sul nostro impegno), però il valore della Chiesa non dipende dagli uomini, il valore della Chiesa è sopra ogni valore che appare nell’uno e nell’altro. “Credo la Chiesa, credo nella Chiesa, credo alla Chiesa”. (…)

Nella Pentecoste gli apostoli sono stati miracolosamente trasformati ed è stato un miracolo proprio indicativo di quello che sarebbe avvenuto lungo il corso dei secoli, dove quella che poteva essere la sapienza misera degli uomini sarebbe stata trasformata dalla grazia di Dio se la Chiesa avesse continuato così a stare unita alla Madonna. La Madonna è chiamata proprio la Madre della Chiesa. E’ quindi in questo senso che noi dobbiamo insistere anche nell’insegnamento ai più piccoli nel catechismo; bisogna dare il senso dell’appartenenza alla Chiesa come di un’appartenenza a una comunità, a una comunità che vive di grazia di Dio, che è chiamata da Dio, che è convocata da Dio per la testimonianza e la gioia di tutti gli uomini. Perciò mi pare che con particolare impegno ci metteremo a questo studio e sarà molto bello ripassarlo insieme, anche se temo che il discorso sarà lungo: venti secoli non si fanno in venti sere… Venti secoli e anche venti Concili ecumenici: dal primo del 325 all’ultimo del 1961-1965. Nel primo Concilio ecumenico era imperatore del sacro (poco…) romano impero Costantino; nel 1961 chi ha indetto il Concilio è stato Giovanni XXIII e l’ha finito Paolo VI.

Ci sono diversi modi per dividere i tempi della storia della Chiesa. Di solito una delle divisioni più accettate è quella che la divide in dieci grandi epoche. Penso che quest’anno sarà molto difficile che possiamo passare la terza epoca, perché sono secoli di storia e se la vogliamo fare a livello elementare, semplice, occorre molto tempo e se la volessimo fare scientifica e abbondante… Io pensavo di fare qualcosa delle prime tre epoche, perché forse ci arriviamo: • La prima epoca va dalle origini della Chiesa fino a Costantino; grosso modo sono i primi tre secoli. Cosa tratteremo di questi primi tre secoli? Abbiamo il tempo apostolico e prenderemo spunto e materia dal libro della Scrittura, gli Atti degli apostoli. Poi ci sono i tempo post-apostolici: vedremo qualche grande figura come S. Policarpo. Poi vedremo l’inserimento della Chiesa nel mondo giudaico e nel mondo greco-romano le reazioni dell’impero, reazioni negative, vedremo la persecuzioni, dalla prima, scatenata da quel pazzo che corrisponde al nome di Nerone, all’ultima fatta da Diocleziano o nel nome di Diocleziano, dai due augusti (come li chiamavano: erano i vice imperatori, uno d’oriente e uno d’occidente). • La seconda epoca va da Costantino, Costantino magno, che muore nel 336, fino alla fine del secolo V, cioè l’epoca delle grandi controversie e delle grandi eresie cristologiche. Vedremo sia il fiorire della Chiesa sia in Oriente che in Occidente e l’azione dei grandi Concili, l’azione dei Pontefici che hanno preservato nella Chiesa l’ortodossia, la dottrina giusta. E’ un’epoca molto densa di avvenimenti e di contrasti. • La terza epoca va dalla fine del secolo V a Carlo Magno, cioè alla costituzione del Sacro Romano Impero. Questa epoca è caratterizzata dalle grandi invasioni barbariche: i barbari irrompono nel mondo occidentale, lo travolgono e si formano le nuove nazioni; l’impero crolla ma la Chiesa conquista i barbari e li converte. Dalla conversione dei barbari nascono le nuove nazioni d’Europa. Anche questa è un’epoca decisamente interessante, soprattutto per questo sforzo di conversione: una alla volta i barbari invasori vengono convertiti. Vengono convertiti i Franchi, che faranno la nazione primogenita dalla Chiesa, verranno convertiti i Goti, che hanno invaso l’Italia, verranno convertiti i Visigoti che hanno invaso la Spagna; vengono convertiti soprattutto, per noi sono quelli che interessano di più perché sono stati gli ultimi e hanno lasciato un grande segno, i Longobardi, soprattutto per opera di quel grande Papa che convertirà i Longobardi e gli Angli (in Inghilterra), S. Gregorio Magno, che restò Papa pochi anni, dal 590 al 604, ma è stato un uomo grande (per questo i posteri l’hanno chiamato “Magno”), proprio perché è stato di una statura enorme. Quando si pensa alla mole di lavoro svolta all’interno della Chiesa e nell’evangelizzazione c’è da restare ammirati, tantopiù che la maggior parte del suo pontificato l’ha passata a letto malato, malato di gotta; allora non c’erano rimedi, soffriva molto, ma ciò nonostante è stato veramente un grande santo, un grande capace. Se noi arriviamo a finire quest’epoca, potremo veramente dire d’aver svolto una grossa mole di lavoro, perché avremo svolto all’incirca la storia di otto secoli, otto secoli che portano a delle considerazioni numerose su personaggi, su fatti; bisognerà conoscere anche i personaggi e i fatti per poi ragionare e dedurre delle chiare indicazioni per la nostra vita. Tornando al principio, noi siamo allora al ragionamento delle origini: non mi fermo sul fondatore della Chiesa, nostro Signore Gesù Cristo, perché il discorso ci porterebbe lontano, però ne accennavamo qualche cosa negli incontri scorsi. Quando morì, Gesù lasciò, come ben ricordate, undici apostoli che non si erano dimostrati dei “grandi leoni”, perché noi sappiamo la figura che hanno fatto durante la sua passione: “Tutti, abbandonatolo, fuggirono”. Il più coraggioso è il più giovane, è Giovanni: dopo essere anche lui fuggito, ritornò sui suoi passi, entrò nel cortile dei sommi sacerdoti ed ebbe il coraggio, è stato l’unico, dopo il rinnegamento di Pietro, di salire fin sul Calvario e assistere alla morte di Gesù; ha avuto il coraggio perché non è che Gesù si trovasse in mezzo ad amici; c’era una canea urlante sotto la croce e gli evangelisti notano questo, dicendo che ancora lo insultavano e gli amici di Gesù non dovevano stare comodi. Restano gli undici. Prima di salire al cielo, Gesù aveva costituito Pietro capo della Chiesa. E’ l’evangelista Giovanni che racconta l’episodio avvenuto sul lago di Genesaret, quando dopo la pesca miracolosa quegli alcuni apostoli si erano riuniti attorno a Gesù, lieti di vederlo ancora una volta, commossi dal miracolo che aveva fatto (“la pesca miracolosa”) e dalla sua bontà e gentilezza, perché quando la barca tocca la riva era già pronto il mangiare; è Gesù che aveva preparato loro da mangiare, il pesce era già cotto e non dovevano fare altro che mettersi a sedere, dopo la nottata di lavoro, e mangiare. Gesù indubbiamente sarà stato anche un ottimo cuoco, perché quel pesce arrosto, preparato dalle sue mani divine di risorto, cioè in pieno sfolgorio di potenza, deve aver avuto un ottimo sapore. La cosa è quanto mai commovente quando Gesù, finito di mangiare, chiede a Pietro tre volte se lo ama e alla sua sincera attestazione gli conferisce l’incarico che prima gli aveva promesso: tu sei pastore, dice Gesù, dei miei agnelli e pastore delle mie pecore. Tre volte glielo dice. Quindi quando Gesù sale al cielo, Pietro si sente ben responsabile e, voi ricordate, il primo gesto che fa, come dicono gli Atti degli apostoli, è quello di riunire i fratelli. Si riuniscono in una casa ospitale, chiamata con termine generico “sala da pranzo”, il cenacolo. Di solito le case ebree non avevano dei cenacoli: la maggior parte delle case ebree erano costituite solo di una stanza a pianterreno, una stanza che era camera da letto, cucina, sala da pranzo; di solito non avevano l’ingombro di tavoli o di armadi, erano estremamente essenziali; per la notte avevano le stuoie o pelli di animali, o tappeti che stendevano per terra per dormirvi; di giorno arrotolavano la stuoia e la mettevano contro il muro; non avevano finestre perché non le usavano, lasciavano aperta la posta per vederci altrimenti accendevano la lucerna. Quindi doveva essere la casa di un amico che aveva un palazzo, una casa che doveva avere una stanza superiore, una stanza in alto adibita quindi prevalentemente a sala da pranzo. E si riuniscono. E Pietro fa un discorso molto essenziale e dice che il Signore Gesù li aveva costituiti in dodici e tutti sapevano cos’era successo al dodicesimo, che aveva tradito il Maestro, che l’aveva tradito per i soldi e che poi, disperato, ha buttato via i soldi e si è impiccato e il cadavere è poi caduto e si è sfasciato. Bisogna così mettere uno al posto del traditore. Gli Atti dicono che i fratelli erano circa centoventi. I fratelli allora sono stati chiamati ad eleggere uno che andasse al posto di Giuda: c’era già chiara l’idea della gerarchia, il collegio apostolico ha un’autorità e ne viene a mancare uno quindi lo sostituiscono con libere elezioni. Ne vengono proposti due: Giuseppe, detto il Giusto, e Mattia. Gli apostoli non dicono che uno conta più di un altro e non sapendo cosa scegliere pregano il Signore di ispirarli e poi tirano a sorte. E la sorte cade su Mattia che quindi a tutti i diritti entra nel collegio apostolico. Evidentemente Gesù non aveva detto niente: non aveva detto “è mancato Giuda quindi prendete…”, no. Memori delle parole di Gesù “rimanete a Gerusalemme fino a quando non venga dall’alto lo Spirito Santo” (aveva detto Gesù “sarà quello che vi insegnerà tutto” e che avrebbe evidentemente inaugurato la Chiesa), questi giorni gli apostoli e i fratelli stanno a Gerusalemme, pregano, passano la maggior parte della giornata a pregare. Il decimo giorno era il giorno della festa ebraica detta del “cinquantesimo giorno” (in greco cinquanta si dice “pentekorta” da cui il termine pentecoste), la festa del raccolto; era una festa religiosa agricola. Finiva la festa della pentecoste quando quella mattina erano in preghiera; erano le nove del mattino quando venne un fortissimo uragano che scosse la casa e fece accorrere molta gente, perché si vede che questo rumore di uragano era molto circoscritto. Voi ricordate bene che apparve un globo di fuoco che poi si spartì in tante fiamme quanti erano i presenti: al centro dei presenti, al centro cioè della Chiesa che si inaugurava, c’era Maria, madre di Gesù e la sua presenza è sottolineata dagli Atti degli apostoli. E dice che tutti “furono ripieni di Spirito Santo e cominciarono a pregare a voce alta, a lodare Dio e a benedirlo” in una maniera, quindi, estasiata e magnifica. Non sappiamo quanto questo sia durato, ma dev’essere durato piuttosto poco da quello che possiamo intuire, perché Pietro prende l’iniziativa e va sul terrazzo e la folla accorsa che si chiedeva cosa potesse essere successo, risponde lui; tutti avevano seguito Pietro sul terrazzo e rispondevano alla folla lodando e benedicendo Dio e tutti quelli della folla sentivano lodare e benedire Dio ognuno nella propria lingua e c’erano pellegrini da tutte le parti dell’impero. Pietro allora fa il discorso inaugurale che vedremo la prossima volta. Ecco, Pietro col suo discorso, dicono sempre gli Atti degli apostoli, in quel giorno ne convertì cinquemila: sarebbero bastati due discorsi per convertire tutto Sant’Ilario, vero? C’era una grande grazia di Spirito Santo: purtroppo pare che noi sacerdoti ne convertiamo molto pochi…

CODICE 81LVA103
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 30/10/1981
OCCASIONE Adunanza, Storia della Chiesa
DESTINATARIO Gruppo S. Giovanni Bosco
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Introduzione alla storia della Chiesa
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