29/01/1982 - Adunanza SG Bosco Storia della Chiesa IV secolo

Sant’Ilario d’Enza 29/01/1982
Adunanza

Parliamo dell’ultima persecuzione, quella avvenuta sotto Diocleziano e che durò dieci anni. Diocleziano aveva diviso l’Impero per poterlo difendere meglio: lui restava l’imperatore e fece due Augusti, cioè due vice imperatori, uno per l’Oriente e l’altro per l’Occidente. Uno di questi, Massimiano, lo spinse alla persecuzione. Ed è in quest’epoca che c’è il maggior numero dei martiri, perché il cristianesimo si era straordinariamente diffuso. Abbiamo tanti martiri e tante sofferenze. Mentre anche sotto le persecuzioni avvenivano delle divisioni tra i cristiani. Lo spirito di divisione è spirito di satana, mentre quello che porta all’unità è lo spirito di Dio, è lo spirito di Dio che muove alla carità. La divisione era fomentata da quelli che, dicevo già l’altra volta, che si chiameranno donatisti, dal nome di un vescovo dell’Africa settentrionale, Donato. E l’eresia fu soprattutto della chiesa africana. Questi donatisti s’atteggiavano a rigoristi assoluti e avevano degli aspetti di fanatismo che poi estendevano anche in altri campi, anche al campo sociale. Siccome, dicevano, che il Signore aveva proibito la spada (ricordate nell’Orto degli Ulivi: “Rimetti la spada nel fodero” e “chi di spada ferisce di spada perisce”), allora non adoperavano le spade ma i bastoni; i malcapitati che ci arrivavano contro erano bastonati con una forza incredibile, soprattutto se si imbattevano in un gruppo che era al colmo del fanatismo. Gli intransigenti, quelli che non perdonavano, i rigoristi a tutto spiano, quelli che si facevano battezzare cento volte per essere sicuri d’essere battezzati, provocavano i cattolici, perché dicevano: “se divento martire, è sicuro che vado in Paradiso”. Quindi provocavano e se il provocato non reagiva gli davano un sacco di botte, perché non venivano uccisi e fatti martiri. Il fanatismo è sempre una cosa orribile. Sicché, sembrava che questo fanatismo non finisse più. Intanto avveniva il grande fatto: il figlio del governatore della Gallia Costanzo Cloro era un uomo molto onesto, sincero e molto abile. Si chiamava Costantino. Costantino governava dopo il padre la Gallia e Massenzio governava l’Italia; scoppia la guerra ed è poco prima della battaglia decisiva nei pressi di Roma che Costantino vede nel cielo un segno, una croce con una scritta: “Vinci in questo segno”. Costantino sostituisce alle insegne pagane, era infatti pagano, la croce: la battaglia di Ponte Milvio è terribile, ma Costantino vince e Massenzio annega. Poco dopo, nella gioia della vittoria, Costantino, da Milano, emanerà il famoso decreto; era il 313 e il decreto resterà, giustamente, molto famoso, perché non era solo che tollerava i cristiani o che li metteva pari agli altri, ma sanciva il principio che la scelta della religione era una scelta di coscienza sulla quale le autorità pubbliche non potevano intervenire. La libertà di coscienza è stata sempre un grande sogno dei popoli e voi sapete che anche adesso la libertà di coscienza non c’è per molti popoli: anche se nei documenti ufficiali sanciscono una certa qual libertà di culto, la libertà di coscienza troppe volte non è ammessa. Libertà di coscienza vuol dire che io posso credere quello che mi pare secondo la mia coscienza, che posso propagare la dottrina in cui credo, che posso riunirmi con quelli che condividono il mio stesso pensiero, liberamente, nel rispetto generale delle leggi dello stato, della disciplina, del buon costume, ecc. L’editto di Milano fu firmato da Costantino e dal suo socio nell’impero Licinio nella primavera del 313. Ecco la data in cui terminano ufficialmente le persecuzioni, quelle persecuzioni che avevano tenuto l’Impero Romano, così liberale in generale, ostile verso i cristiani. Fu un grande trionfo. Costantino dalla simpatia al cristianesimo, dalla libertà, passò a diventare ufficialmente cristiano: dico ufficialmente, perché il passo grosso, quello di battezzarsi, non lo farà. Si battezzerà prima di morire, venticinque anni dopo. In fondo, siccome il battesimo rimette tutto, pena e colpa, se uno è un gran peccatore riceve il Battesimo bene prima di morire non va neanche in Purgatorio, ma direttamente in Paradiso. Era una scelta che permetteva di fare i propri comodi e si rischiava la salvezza eterna, come l’ha rischiata indubbiamente Costantino, perché fu battezzato di un battesimo dubbio per chi lo battezzo, era infatti un ariano. Tuttavia la chiesa ortodossa greca anche adesso lo mette nel catalogo dei santi. Poco dopo questa proclamazione e questa vittoria, le prime grane Costantino le ha proprio dai cristiani: i donatisti ricorrono a lui contro i cattolici e Costantino deve cercare di abbonire le due fazioni. Allora i donatisti chiedono un concilio e Costantino lo permette; il concilio si raduna a Roma, sotto la presidenza del Papa, Papa Melchiade. E’ chiaro che i donatisti vengono sconfessati e i donatisti sconfessano a loro volta il concilio e dicono che era troppo ristretto, che non era giusto. Fanno richiesta di un altro concilio e Costantino lo concede. Questo concilio si riunisce ad Arl in Francia; era molto più numeroso del primo, ma anche qui i donatisti vengono condannati. Allora sconfessano anche questo concilio e si danno a delle pazzie ancora maggiori, finché si misero contro l’autorità e l’autorità ebbe ragione su di loro. Nel 318 una guerra tra Costantino e Licinio dirime le ultime convulsioni del paganesimo, perché Licinio, cambiando faccia, si era messo con i pagani. Le cose sembrano quiete quando scoppia il male più grosso che travaglierà incredibilmente la Chiesa di Dio e tutto il mondo ne sarà scosso. Questo movimento che minava alla base tutto il credo cattolico prende il nome da un prete di Alessandria d’Egitto di nome Ario. Era una specie di parroco, anche se allora le parrocchie non erano ancora formate: diciamo che era capo di una delle divisioni in cui era divisa la città. Era un oratore eloquente, un sofista molto orgoglioso. Comincia con la discussione sulla Trinità. I cristiani che leggono con semplicità il Vangelo prendono l’insegnamento di Gesù: Gesù ha insegnato che c’è un Padre che è Dio, c’è un Figlio che è ugualmente Dio (“Io e il Padre siamo una sola cosa”), c’è uno Spirito Santo che è Dio. Dio allora è costituito da tre persone ma è uno solo. Invece la mania di complicare, il volere penetrare al di là della parola di Dio e volerla ridurre a concetti umani, presentava due pericoli: alcuni cadevano nel primo e altri nel secondo. Quelli che cadevano nel primo sottolineavano molto l’unità di Dio e quindi le tre persone finivano per essere presentate come tre apparenze di Dio: Dio si chiama Padre quando crea, si chiama Figlio quando redime e si chiama Spirito Santo quando santifica. Gli altri sottolineavano molto la distinzione delle persone e allora ponevano il Figlio in subordine, cioè per salvare l’unità di Dio mettevano il Figlio e lo Spirito Santo subordinati al Padre, inferiori al Padre. Ario accentuava quest’ultima posizione e la portava all’esasperazione più totale. Secondo Ario, il Verbo è la prima creatura che ha fatto Dio e per mezzo di lui, la prima creature, Dio ha fatto tutto il resto: la prima creatura fatta per mezzo del Verbo è lo Spirito Santo e poi le altre. E’ chiaro che sostenendo questa idea si distruggevano del cristianesimo i due misteri principali: la Trinità e l’Incarnazione del Figlio di Dio, che non era più Dio che era venuto a salvarci ma una creatura, se pur nobile e prima, che era venuta a salvarci. La dottrina di Ario, presentata bene, presentata con dialettica, semplificava molto le cose e perciò piaceva molto: piaceva perché toglieva il mistero, non c’è più il mistero della Trinità ma c’è Dio, non c’è più il mistero dell’Incarnazione, perché è una creatura mandata, ma come le altre. Toglieva il mistero quindi piaceva di più a tanti pagani che erano entrati frettolosamente nel cristianesimo, soprattutto dopo l’editto di Milano. Piaceva di più, semplificava straordinariamente le cose e le rendeva intelligibili. Il vescovo di Alessandria d’Egitto, S. Alessandro, richiama Ario, ma fu inutile, lo scomunica ma fu inutile; raduna così il sinodo dei vescovi d’Egitto e lo scomunicano, ma fu inutile pure questo: aveva fatto una propaganda ed era cocciuto quanto mai. In poco tempo l’arianesimo si spande in tutto l’oriente, si spande per tutto il mondo cristiano. Il pericolo è gravissimo: ricorrono ancora a Costantino e Costantino mette a servizio di questo concilio le poste imperiali e con l’approvazione del Papa il concilio si riunisce in una piccola città dell’Asia minore, Nicea, che era una posizione comoda, vicino alla città dove allora risiedeva l’imperatore. Nella primavera del 325 si raduna il primo concilio ecumenico al quale accorrono tutti i vescovi del mondo e pure Ario. Ario di difende al concilio, ma di fronte alle precise contestazioni confessa e dirà: “Sì, Gesù Cristo è Dio (per dire Gesù Cristo è divino)”, ma quando gli chiedono: “ma è veramente consostanziale al Padre? E’ Dio da Dio? E’ Luce da Luce? Dio vero da Dio vero?”, Ario nega e professa sfacciatamente la sua eresia. Allora è scomunicato, è deposto dai suoi incarichi; Costantino controfirma i decreti del concilio e manda in esilio Ario. Sembrava tutto finito, mentre proprio allora i problemi divennero più gravi, perché gli ariani non si dettero per vinti e per molto tempo, circa un secolo, continueranno a travagliare la vita della Chiesa, ma questo lo vedremo poi in seguito. Adesso vorrei che facessimo una considerazione, la considerazione che viene da un principio molto chiaro, cioè che la garanzia di essere del Signore ce la dà la Chiesa e che quindi di fronte alla Chiesa, unica custode autorizzata della parola di Dio, bisogna porsi con sincerità, con lealtà, con quello spirito di collaborazione che è veramente segno dell’onestà profonda dell’anima. Quante eresie in venti secoli della Chiesa. Negli eretici troviamo sempre le stesse connotazioni: sanno tutto loro, vogliono cambiare la dottrina tradizionale, si erigono a maestri, mettono in discussione tutto salvo il loro pensiero. Calvino, nel secolo XVI, sorgerà contro Roma, ma quando trova di quelli che insorgono contro di lui li manda al rogo. La vita della Chiesa prospera con gli umili, la vita della Chiesa soffre con i superbi. E’ vero. E anche attualmente se c’è una sofferenza nella Chiesa l’abbiamo proprio dagli orgogliosi: Lefevre(?), tradizionalista esagerato, Hans Klug (?) riformista esagerato. Noi dobbiamo sentire la nostra vocazione che è la vocazione di coloro che serenamente s’avvicinano alla verità, serenamente la cercano, la cercano nella Chiesa e con la Chiesa. Il fatto della cultura religiosa è un fatto che dobbiamo auspicare per noi: dobbiamo diventare molto colti religiosamente, dobbiamo leggere e discutere.

CODICE 82AUA103
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 29/01/1982
OCCASIONE Adunanza
DESTINATARIO Gruppo S. Giovanni Bosco
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Storia della Chiesa IV secolo L’editto di Costantino L’arianesimo
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