23/04/1982 - Adunanza SG Bosco Storia della Chiesa San Gregorio Magno MANCA PRIMA PARTE

Sant’Ilario d’Enza 23/04/1982
Adunanza

[…] Il Papa di allora, Pelagio II, ordina Gregorio diacono della Chiesa di Roma e lo manda ambasciatore a Costantinopoli (o come dicevano allora apocrisario). Gregorio, ubbidiente, va. Gli rincresce lasciare il silenzio, la penitenza e la preghiera del suo convento, il cambiare la sua povera cella nella lussuosa dimora che ha l’apocrisario papale al palazzo dell’imperatore. Però si prende dietro dei suoi amici monaci e anche là vive una vita monacale, lontana da tutte le miserie di corte, da tutto il servilismo di corte, da tutta quella che era la forma deteriore di tanta parte della chiesa si Costantinopoli. Resterà ambasciatore per alcuni anni e tornerà poi a Roma. Poco dopo che è a Roma, scoppia una peste terribile, che in quei tempi falciavano un numero notevole della popolazione. Muore il Papa e tutto il popolo e il clero eleggono lui come Papa, ma lui non ne vuol sapere. Scrive da Roma a Costantinopoli perché l’imperatore neghi la sua approvazione, ma l’imperatore l’approva. Allora lui tenta la fuga. Ma la gente sapeva che voleva fuggire e avevano bloccato le porte della città. Lui però si nasconde in un cesto di vimini e riesce a passare. La dogana lo lascia passare e fugge in campagna: s’accorgono della sua fuga, lo cercano e dopo tre giorni lo trovano e lo trascinano a Roma e insistono in modo più forte. Finalmente accetta: siamo nel settembre del 590. Gregorio ha cinquant’anni. Cinquant’anni è ancora un’età buona, ma lui ha la salute rovinata: lo stomaco è rovinato dai digiuni, ha la gotta che non gli permette di stare in piedi e ha dei dolori continui e lancinanti. Ma si mette al lavoro con uno slancio meraviglioso. Intanto era avvenuta in Italia una terribile nuova invasione, quella dei Longobardi, che saranno gli ultimi barbari in ordine di tempo ad arrivare e daranno il nome a una regione italiana, la Lombardia. Erano barbari, idolatri: Gregorio in un suo scritto disse che uccisero quaranta romani perché si rifiutarono d’adorare una testa di capra. Erano violenti, senza nessuna civiltà. Gregorio li deve ammansire perché sono spesso e presto sotto le mura di Roma. Il governatore bizantino non ha nessuna forza, nessun potere, nessuna volontà e così, un po’ alla volta, il potere anche civile cade nelle mani di Gregorio per difendere i poveri, per accogliere i profughi, per svolgere tutta quell’opera che doveva svolgere la società civile. Con i suoi monaci diventa provvidenza continua e meravigliosa. Pur infermo, pur spesso a letto dirige il mondo di allora con una tale forza, una tale oculatezza che stupisce chiunque legge la cronaca di quei giorni. Una meraviglia, una grande meraviglia come un uomo di preghiera, come un monaco s’intendesse di tutto e sapesse dare un’indicazione giusta per tutto. Non possiamo dilungarci nei particolari e diciamo solo che diventa la speranza di tutta l’Italia di allora, diventa la difesa soprattutto dei poveri, soprattutto dei miserabili, dei disgraziati che erano sempre sotto vessazione dei barbari e non avevano nessuno che si occupasse di loro. Gregorio era rigorosissimo in fatto di povertà per se’ e per i suoi monaci, largo, meravigliosamente largo per gli altri. E’ stato famoso l’episodio del monaco Giusto, che prima di morire, era medico, confessò d’aver tenuto in nascoste tre monete d’oro; nonostante lo confessasse lui, Gregorio, morto che fu, fece seppellire il cadavere nella concimaia ad esempio di tutti, perché i monaci devono essere poveri; non in terra sacra, non in terra profana, lo fece seppellire nella concimaia, però fece e pregò molto per l’anima del monaco, fece dire trenta Messe di seguito; al termine un confratello di questo monaco ebbe la visione che il monaco Giusto era ammesso in Paradiso. Di qui venne nella Chiesa l’uso e la consuetudine delle Messe gregoriane: quando muore uno ci sono molti che fanno dire trenta Messe di seguito. Riassumendo in larghe linee l’azione di Gregorio: • Sotto l’aspetto culturale scrisse parecchi libri: non si sa come trovasse il tempo e soprattutto restò famosa e servì per secoli come manuale per i pastori la “Regola pasturalis”, ventidue libri in commento al libro di Giobbe e vari altri scritti, anche quegli scritti che lui non voleva, ma che di nascosto stenografavano, come i discorsi, le conferenze. Profondità di pensiero e praticità pastorale. • Sotto l’aspetto liturgico fece una profonda riforma, la riforma gregoriana, con il canto gregoriano. Lasciò un’impronta grandissima: molti testi liturgici risalgono a lui. • Nel rapporto con l’autorità politica si mostrò geloso difensore della Chiesa e seppe tener testa al grande imperatore di Bisanzio. • Per quello che riguarda l’ordinamento interno della Chiesa fu energico e forte. Scriveva al vescovo di Costantinopoli, un certo Giovanni, e gli diceva: mi dicono che tu sei un digiunatore (passerà alla storia come Giovanni il Digiunatore), che fai lunghe veglie, ma sarebbe meglio però che tu fossi più umile, guadagneresti di più! Questo Giovanni si faceva chiamare patriarca universale. Dava i consigli ai vescovi, agli abbati su come amministrare le cose. Amministrava i beni della Chiesa con molta solerzia: leggiamo delle lettere in cui dà i consigli su come coltivare i campi, su come dare incremento al patrimonio zootecnico, ecc. • Gregorio è grande anche per l’evangelizzazione: attraverso una fitta rete di relazioni con Teodolinda (la regina dei Longobardi) iniziò la conversione dei Longobardi, che in parte ottenne. Poi si preoccupò della conversione dei Visigoti, che dominavano la Spagna. E anche lì riuscì a convertirli da ariani a cattolici. Intervenne in Francia, che era cattolica ma che era in uno sconvolgimento sociale notevole tra i franchi d’origine tedesca e quelli d’origine più occidentale. Poi si preoccupò della conversione dell’Inghilterra e spedì in Inghilterra il monaco Agostino con altri quaranta monaci e l’Inghilterra si convertì. Agostino diventerà S. Agostino di Canterbury. Quindi vedete che raggio d’azione: è stato enorme. Noi siamo pieni d’ammirazione per questo grande uomo: per questo abbiamo intitolato la scuola nostra a suo nome, perché ci aiuti ad essere come lui attivi e umili. Quando morì, nel 604, aveva svolto un grandioso lavoro e i secoli stanno a testimoniare quanto questo ebbe importanza e quanto portò a delle conseguenze enormi. S. Gregorio Magno scrive una pagina gloriosa della Chiesa, sia per le riforme nella Chiesa stessa, sia per l’azione nella società civile, sia per la missionarietà che volle forte e magnifica. Questo vuol dire che quando il Signore trova un’anima disposta a lasciarsi adoperare, quell’anima compie le cose più belle e più grandi. Il più è lasciarsi adoperare, lasciare che Lui agisca in noi.

CODICE 82DOA103
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 23/04/1982
OCCASIONE Adunanza
DESTINATARIO Gruppo S. Giovanni Bosco
ORIGINE Registrazione (manca parte iniziale)
ARGOMENTI Storia della Chiesa VI e VII secolo S. Gregorio Magno
Condividi su
MOVIMENTO FAMILIARIS CONSORTIO
Via Franchetti, 2
42020 Borzano
Reggio Emilia
Tel: + 39 347 3272616
Email: info@familiarisconsortio.org
Website: familiarisconsortio.org
  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

© 2022 Movimento Familiaris Consortio | Via Franchetti, 2 42020 Borzano (RE) | info@familiarisconsortio.org |Privacy Policy | COOKIE POLICY | SITEMAPCREDITS