21/06/1973 - Articolo di fondo Il Ventilabro 10 Anno Santo

Sant'Ilario, 21.6.73
Articolo di fondo "Il Ventilabro" pag 1-2-3

L’ANNO SANTO Durante l'udienza generale di mercoledì 9 maggio, il Santo Padre Paolo VI ha dato l'annuncio dell’Anno Santo 1975. Ecco il testo del discorso che il Papa ha pronunciato nella Basilica Vaticana: Vogliamo oggi dare a voi una notizia, che crediamo importante per la vita spirituale della Chiesa; ed è questa. Dopo aver pregato e pensato, noi abbiamo deliberato di celebrare nel prossimo 1975 l’Anno Santo, secondo la scadenza venticinquennale fissata dal nostro predecessore Paolo II, con la Bolla pontificia “Ineffabilis Providentia” del 17 aprile 1470. L'Anno Santo, che si chiama, nel linguaggio canonico, Giubileo, consisteva nella tradizione biblica dell’Antico Testamento in un anno di vita pubblica speciale, con l'astensione dal lavoro normale, col ripristino della distribuzione originaria della proprietà terriera e con la remissione dei debiti in corso e la liberazione degli schiavi ebrei (cfr. Lev 25, 8 ss.).Nella storia della Chiesa, come si sa, il Giubileo fu istituito da Bonifacio VIII, ma con scopi puramente spirituali, nel 1300; e consisteva in un pellegrinaggio penitenziale alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo; vi partecipò anche Dante, che ne descrive la moltitudine circolante in Roma (cfr. Inferno 18, 28-33); poi al Giubileo del 1500, si aggiunse l'apertura delle Porte Sante delle Basiliche da visitare, non solo per facilitarvi l'afflusso dei penitenti, ma anche per simboleggiare il più facile accesso alla misericordia divina con l'acquisto dell'indulgenza giubilare. Ci siamo domandati se una simile tradizione meriti d'essere mantenuta nel tempo nostro, tanto diverso dai tempi passati, e tanto condizionato, da un lato, dallo stile religioso impresso dal recente Concilio alla vita ecclesiale, e, dall'altro, dal disinteresse pratico di tanto parte del mondo moderno verso espressioni rituali d'altri secoli; e ci siamo subito convinti che la celebrazione dell'Anno Santo, non solo può innestarsi nella coerente linea spirituale del Concilio stesso, alla quale preme a noi di dare fedele svolgimento, ma può benissimo corrispondere e contribuire altresì allo sforzo indefesso e amoroso che la Chiesa rivolge ai bisogni morali della nostra età, all'interpretazione delle sue profonde aspirazioni ed anche alla onesta condiscendenza verso certe forme delle sue espressioni esteriori preferite. E' necessario a questo molteplice scopo mettere in evidenza la concezione essenziale dell'Anno Santo, che è il rinnovamento interiore dell'uomo: dell'uomo che pensa, e pensando ha smarrito la certezza nella Verità; dell'uomo che lavora, e lavorando ha avvertito d'essersi tanto estroflesso da non possedere più abbastanza il proprio personale colloquio; dell'uomo che gode e si diverte e tanto fruisce dei mezzi eccitanti una sua gaudente esperienza da sentirsene presto annoiato e deluso. Bisogna rifare l'uomo dal di dentro. E' ciò che il Vangelo chiama conversione, chiama penitenza, chiama metànoia. E' il processo di autorinascita, semplice come un atto di lucida e coraggiosa coscienza, e complesso come un lungo tirocinio pedagogico riformatore. E' un momento di grazia, che di solito non si ottiene se non a capo chino. E noi pensiamo di non errare scoprendo nell'uomo di oggi una profonda insoddisfazione, una sazietà unita ad un'insufficienza, una infelicità esasperata dalle false ricette di felicità dalle quali è intossicato, uno stupore di non saper godere dei mille godimenti che la civiltà gli offre in abbondanza. Cioè egli ha bisogno di un rinnovamento interiore, quale il Concilio ha auspicato. Ora a questo rinnovamento personale, interiore, e quindi, sotto certi aspetti, anche esteriore, tende precisamente l'Anno Santo, questa terapia, facile e straordinaria insieme, che dovrebbe portare il benessere spirituale ad ogni coscienza, e di riflesso, in qualche misura almeno, alla mentalità sociale. Questa l'idea generale del prossimo Anno Santo, polarizzata in una altra idea centrale particolare e rivolta alla pratica: la riconciliazione. Il termine “riconciliazione” richiama il concetto opposto di rottura. Quale rottura dovremmo aggiustare per raggiungere quella riconciliazione, ch'è condizione dell'auspicato rinnovamento giubilare? Quale rottura? Ma non basta forse porre questa parola programmatica di riconciliazione per accorgerci che la nostra vita è turbata da troppe rotture, da troppe disarmonie, da troppi disordini per poter godere dei doni della vita personale e collettiva secondo la loro ideale finalità? Abbiamo innanzi tutto bisogno di ristabilire rapporti autentici, vitali e felici con Dio, d'essere riconciliati, nell'umiltà e nell'amore, con Lui, affinché da questa prima, costituzionale armonia tutto il mondo della nostra esperienza esprima una esigenza ed acquisti una virtù di riconciliazione, nella carità e nella giustizia con gli uomini, ai quali subito riconosciamo il titolo innovatore di fratelli. Eccetera: la riconciliazione si svolge su altri piani vastissimi e realissimi: la stessa comunità ecclesiale, la società, la politica, l’ecumenismo, la pace... . L'Anno Santo, se Dio ci concederà di celebrarlo, avrà molte cose da spiegarci al riguardo. Limitiamoci ora ad anticipare un rilievo importante circa la struttura del prossimo Anno Santo, il quale, secondo la secolare consuetudine, ha in Roma il suo punto focale e l'avrà ancora, ma con questa novità. Le condizioni prescritte per acquistare particolari frutti spirituali saranno questa volta anticipate e accordate alle Chiese locali, affinché tutta la Chiesa sparsa sulla terra possa incominciare subito a godere di questa grande occasione di rinnovamento e di riconciliazione, e meglio prepararne così il momento culminante e conclusivo che si celebrerà a Roma nell'anno 1975, il quale conferirà al classico pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli, per coloro che lo possono o lo vogliono compiere, il suo consueto significato. E questo importante e salutare movimento spirituale e penitenziale, che interessa tutta la Chiesa e che sarà accompagnato dalla elargizione di speciali indulgenze, avrà inizio nella prossima festa di Pentecoste, 10 giugno. Nei precedenti Anni Santi l’estensione di essi avveniva dopo le celebrazioni romane; ora invece le precederà. Ognuno può comprendere come in questa innovazione vi sia anche un'intenzione di onorare con più evidente ed efficace comunione le Chiese locali, membra vive dell'unica ed universale Chiesa di Cristo. Basti così per ora. Ma, a Dio piacendo, avremo in proposito molte altre cose da dire. Sia con voi tutti la nostra Apostolica Benedizione”. Accogliamo con profonda gioia questo annuncio dato dal Santo Padre. Il Giubileo che si svolgerà in tutto il mondo nel 1974 e a Roma nel 1975, dovrà essere motivo grande di rinnovamento e di liberazione. Nell'Antico Testamento il Giubileo che si rinnovava ogni 50 anni era caratterizzato da una totale liberazione: ogni schiavo riceveva la libertà, i debiti erano rimessi, ogni proprietario tornava in possesso dell'antica sua proprietà e per un anno non si lavorava. Questa legge voleva sottolineare due cose: la prima, che il vero Padrone e Signore di tutta la terra è Dio e gli uomini che “posseggono” non sono in realtà che dei semplici amministratori che devono usare dei doni non solo per sé, ma per tutti i loro fratelli. “La terra non si potrà vendere irrevocabilmente, poiché la terra è mia e per me voi siete forestieri e inquilini” (Lev 25, 23). La seconda: che gli uomini distaccandosi di più da beni terreni realizzassero una viva fraternità. Non meno di allora noi abbiamo bisogno di libertà, di vera libertà. Prima di tutto della libertà interiore come vittoria sul peccato e sulla tirannia delle passioni. “Ciò che esce dalla bocca esce dal cuore, e questo è quello che contamina l'uomo. Dal cuore, difatti, escono pensieri cattivi, omicidi, adulteri, fornicazioni, furti, false testimonianze, bestemmie. Queste sono le cose che contaminano l'uomo” (Mt 15, 18-20). E ancora della libertà da tutti i condizionamenti di ordine sociale. Troppe ingiustizie e troppe oppressioni vi sono ancora nel mondo. In troppi paesi non vi è ancora la libertà di espressione, di stampa, di religione. In altri la schiavitù del denaro e della macchina, un indegno sistema di sfruttamento rendono la vita di tanti dura e pesante. L'ignoranza, la malattia e la miseria devono essere efficacemente combattute in tutte le popolazioni del mondo. Ben venga l'Anno Santo come motivo profondo di riflessione e di rinnovamento. Perché - come dice il Card. Marty a nome dei Vescovi di Francia - bisogna dare il primo posto a Dio, conosciuto per mezzo di Gesù Cristo risuscitato: bisogna ritrovarci, convertirci, liberarci, per meglio servire il mondo. Bisogna ritrovare le nostre radici. Ha un tema l'Anno Santo: la riconciliazione. Riconciliazione con Dio grazie a Gesù, riconciliazione tra gli uomini. Noi in questo anno di grazia riconosceremo che veramente siamo tutti fratelli: tutti chiamati a costituire una sola ed unica famiglia, il popolo di Dio. Per di più questo Anno Santo viene proclamato dieci anni dopo il Concilio Vaticano II. La liberazione spirituale del mondo non può realizzarsi che secondo l'insegnamento conciliare. Anche nella nostra Comunità Parrocchiale dal giorno della Pentecoste ha inizio la nostra preparazione perché anche noi possiamo veramente convertirci nella verità e nella carità.

CODICE 73FMS010
LUOGO E DATA Sant'Ilario, 21.6.73
OCCASIONE Articolo di fondo "Il Ventilabro" pag 1-2-3
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Scritto
ARGOMENTI Anno Santo 1975
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