28/05/1987 - Catechesi mese Maggio

Nel paradiso terrestre fu rotto l’incanto e questa terra è diventata una terra di dolori, di sofferenze, di contraddizioni. Dio disse ad Adamo: “Tu ti guadagnerai il pane con il sudore della fronte”, e disse ad Eva: “Tu avrai i figli nel dolore” (cfr. Gen 3,16-17).

La terra è perciò una terra di esilio, una terra che porta sofferenza e miseria. Ed è proprio qui, dove il Signore è venuto a portare la salvezza. Ha detto che il dolore può essere, e deve essere, strumento di redenzione, che il dolore è comune per tutti, e per tutti deve essere una scuola che insegna a guardare le cose e a dirigere la nostra aspirazione al cielo.

La fede ci insegna a saper sopportare bene il dolore, a saperci educare a soffrire. Dio non fa delle esenzioni per quelli che sono buoni. Per i buoni c’è la strada di Gesù, che è strada che passa attraverso la sofferenza, attraverso l’umiliazione, per arrivare alla risurrezione. È la risurrezione la meta di ogni uomo che crede, è la meta di ogni uomo che sa sperare.

La Madonna, che ci consola, ci indica il cielo. Diceva a Bernadette a Lourdes: “Io non ti prometto di farti felice in questa terra: io ti prometto il Paradiso”. Non dobbiamo perciò vedere nel dolore un aspetto di castigo: nel dolore dobbiamo vedere un aspetto di redenzione per noi e per gli altri. E la Madonna ci consola, indicandoci la ricchezza del premio in Paradiso. Siamo fatti per il Paradiso e al Paradiso dobbiamo tendere con fede, accogliendo la volontà di Dio, ringraziandolo sempre, perché in tutto vediamo una sua provvidenza piena di amore.

Il nostro fioretto sarà proprio in questo senso: prendere con fede le cose contrarie e, anziché impazientirci, arricchirci con i meriti della nostra unione alla passione di Gesù.