Is 60, 1-6; Ef 3, 2-3. 5-6; Mt 2, 1-12
“Siamo venuti dall’Oriente per adorare il Re” (* Mt 2, 2). Ecco la manifestazione meravigliosa e grande di Gesù. Si svela all’umanità come il Salvatore di tutti, si svela all’umanità come il Re supremo, al quale è dovere inchinarsi, adorare, al quale è troppo giusto porre la vita in servizio.
Il Signore si manifesta come il centro di tutto l’universo, come la gioia di ogni uomo.
“Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia” (* Mt 2, 10). È la gioia della fede, è la gioia di un incontro meraviglioso tra Dio e la sua creatura, tra il Redentore e colui che è salvato. Una nota quindi di questa festa sta in questa gioia di salvezza, sta in questo gaudio della fede, sta in questo progresso, che l’anima realizza quando ha accettato Gesù e ha voluto seguirlo: una gioia che noi auspichiamo per tutti gli uomini. Oggi è una giornata missionaria e ricordiamo particolarmente i bambini che ancora non lo conoscono, che ancora non possono fare festa attorno al suo presepio.
E la gioia si trasforma in una invocazione di grazia, in una sicurezza che Lui trionferà. È nella sua regalità che siamo certi di questo, è nella sua bontà che noi sappiamo che certamente si verificherà quello che è scritto nel Salmo: “Tutte le genti lo adoreranno” (* Sal R. 71, 11).
Per ognuno di noi si sviluppa un senso di profonda sicurezza, quando Lui è venuto per fare di noi una sola cosa, quando Lui è venuto, perché noi cristiani particolarmente viviamo il mistero della Chiesa, il mistero allora del corpo di Cristo, che è vivificato dallo Spirito Santo, che è unito profondamente l’uno nell’altro.
Oggi, festa di fede, è dunque festa della Chiesa, festa di tutto ciò che nella Chiesa si realizza perché l’amore diventi più grande, perché nella Chiesa fioriscano quegli elementi di carità che rendono la vita più luminosa, più pronta, più adatta al servizio ecclesiale.
È festa di comunità, perchè è festa di un amore meraviglioso che ci ha fatti non semplicemente suoi, ci ha reso membra del suo corpo, ci ha resi l’un l’altro intimi, come le membra di un corpo fisico sono unite e si aiutano a vicenda.
Festa di carità e perciò festa di umiltà, festa per cui tutti ci uniamo a Cristo Signore e Lo lasciamo agire e vogliamo vivere secondo Lui, secondo quello che Lui ci ha insegnato. Il nostro oro, il nostro incenso, la nostra mirra si configurano così: una vera stima dei beni spirituali ed eterni, un trasformare la nostra vita in un incenso di lode e di amore; un renderci conto, nella mirra, che la vita presente deve essere un cammino verso l’eternità e che il distacco dai beni della terra è certamente necessario, perché altrimenti saremmo legati e non parteciperemmo alla sua regalità.
Lo spirito di povertà cristiana è uno spirito di regalità, perché non si è soggetti a nessuna cosa, ma tutte le cose si adoperano per il Signore, spirito di evangelizzazione forte e grande, per attuare con pienezza il Regno di Dio.
E a tutti questi motivi di gioia se ne aggiunge un altro, che non è solo di una famiglia o di alcune famiglie, è di tutta la Parrocchia: un cinquantesimo di nozze. Una grande cosa! Mezzo secolo vissuto così, nella luce del Vangelo, nella luce di quei valori eterni che producono rettitudine, onestà, indirizzo preciso di vita. Noi sappiamo cosa vuol dire questo susseguirsi di anni e come è grande, come sono degni di lode questa fedeltà, questo impegno, questa dimostrazione di fede. Noi ci congratuliamo con gli sposi, ci congratuliamo della loro fede, della loro devozione, del loro amore, della grazia che il buon Dio ha dato loro nei figli e nei nipoti. E noi, insieme a loro, ringraziamo il Signore, Lo ringraziamo con cuore, Lo ringraziamo veramente uniti nella carità. E Lo invochiamo, perché la sua grazia compia in pienezza un risultato mirabile, compia in pienezza, nella gioia, nella serenità, nel giusto frutto, perché possa ancora per lunghi anni essere un esempio, essere una vera realizzazione di fede. Possa in pieno meritare la corona di gloria, che il Signore tiene pronta per tutti quelli che hanno usato bene della vita, che l’hanno usata in pienezza, che l’hanno usata in sacrificio, che l’hanno usata in lavoro. E così, uniti nella gioia, uniti nella preghiera, auspichiamo le grazie più belle e più elette e più forti.
CODICE | 80A5O01322M |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 06/01/1980 |
OCCASIONE | Omelia, Domenica Solennità Epifania - 50° anniversario di matrimonio |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale, |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Epifania manifestazione del Re Salvatore – Fede, gioia, sicurezza, carità |
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