Dt 30,15-20; Lc 9, 22-25
Qui all’inizio della Quaresima abbiamo ben tracciata la strada. Mosè, lo leggiamo nella prima lettura, aveva detto al popolo: “Davanti a te io pongo la vita e il bene, la morte e il male”. C’era una scelta fondamentale dalla quale dipendeva dunque tutto. Con Gesù capiamo bene che cos’è la vita e cos’è la morte, che cos’è il bene, che cos’è il male. Gesù dice che chi ama la propria vita la perde; e chi invece la perde la guadagna, la salva. Vuol dire così: che per noi la vita è entrare nel mistero della sua croce, nel mistero pasquale di morte e di risurrezione, che se uno non comprende, non vuol comprendere, non vuol seguire, se uno ama la sua passione e il suo comodo, ama ciò che Gesù rifiuta, va incontro certamente alla rovina. È necessario che noi capiamo che la nostra salvezza, che la nostra santità, che il bene che possiamo operare in vita, che il bene che possiamo donare agli altri, è esattamente qui, in questa scelta: scegliere quello che ha scelto Gesù. Questa quaresima noi ci dobbiamo educare e la nostra educazione è guardare al Signore come nostro modello. Seguire Lui e rinnegare se stessi. Seguire Lui è dunque buttar via quella parte cattiva di noi. La vita cristiana sta in un superamento, in un rifiuto del peccato e di ciò che porta al peccato, di ciò che in qualche maniera viene a contaminare. È la strada, la quaresima segna la strada, è l’esodo ricordato proprio nei quaranta anni di deserto del popolo ebreo, ecco, bisogna prendere la propria croce ogni giorno. Non dunque un gesto isolato ogni tanto. Il Signore va seguito sempre. Va seguito così, momento per momento, passo per passo. Gesù diceva: “Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto”. Lui ha sofferto per noi. Lui ha sofferto più di tutti gli uomini. Lui ha fatto la parte straordinariamente grande. Resta però una parte anche a noi: questo soffrire per essere buoni. Vuol dire vincere noi stessi, privarci di qualche cosa, far uscire da noi il bene, realizzare giorno per giorno, questo sforzo di salita. È la costanza nel bene che tante volte noi lasciamo. Prendere la croce ogni giorno vuol dire essere costanti nei propositi , essere costanti nelle promesse. E per riuscirci basta forse la nostra buona intenzione? Certamente no. È la grazia di Dio che ci sorregge. È questa partecipazione alla Messa, è questo attingere alle fonti della salvezza. Noi siamo buoni stando vicino al Signore. È allora in questo senso che vorremo fare la nostra meditazione, interrogandoci sulla nostra costanza, sulla nostra buona volontà nei propositi, sul nostro disprezzo di ciò che piace, ma è peccato, di ciò che può solleticare, ma è male. Superare questo per donarci totalmente a Gesù e vivere con lui il suo mistero di salvezza.
CODICE | 75BCQ0134YN |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 13/02/1975 |
OCCASIONE | Omelia, Giovedì dopo le Ceneri |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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