Ger 17,5-10; Lc 16,19-31
L’insegnamento stasera è molto evidente: non conta come si passa questa vita materialmente, conta come si prepara l’eternità. È l’eternità che è in gioco. L’inferno non si improvvisa. L’inferno si prepara, si costruisce un po’ per volta. È quando l’anima allontana la sua linea dalla linea di Dio. È quando l’anima abusa della grazia del Signore. È quando l’anima moltiplica i suoi peccati e cade in un deplorevole stato di indifferenza. È l’albero che un po’ alla volta secca. E quando dissecca non rinverdisce più. Sta a noi essere, come dice il salmo, l’albero piantato lungo corsi d’acqua che darà frutti a suo tempo. Il frutto è l’eternità, nella pace, nella gloria del Signore. Dobbiamo allora riflettere quanto è terribile abusare della grazia, questa resistenza continua all’invito di Dio. Dio chiama. Dio offre il suo amore. Dio propone la sua alleanza. Dire di no. Continuare a dire di no. Non volerne sapere. Restare in peccato. O restare in uno stato di mediocrità che prepara il peccato. Ecco allora, si va avanti, i giorni si inseguono, passano gli anni e si resta sempre uguali, se non si è peggiori. È uno stato veramente terribile. Ecco perché noi parliamo del timore di Dio, il timore di offenderlo, il timore di non acconsentire al suo amore, il timore di essere duri, di essere insensibili. Vorrei che ognuno di noi sviluppasse durante la quaresima questa riflessione e chiedesse tanto allo Spirito Santo di essere illuminato. Perché, quando il peccato è la questione di un momento subito deplorato, indica solo la nostra povertà, la nostra fragilità umana. Ma, quando il peccato è ammesso, quando il peccato è accettato come una condizione di vita, quando si spera assurdamente in un cambiamento che non viene, dobbiamo avere ben paura. Perché abbiamo sentito ancora una volta la parabola, abbiamo sentito come questa resistenza porta a una catastrofe definitiva. “Ti prego, mandalo a casa di mio padre. Li ammonisca i miei fratelli, perché non vengano anch’essi”. No. No. Non è più il tempo. Finché abbiamo tempo, facciamo il bene. Finché abbiamo tempo, ascoltiamo l’invito del Signore. Finché abbiamo tempo, moltiplichiamo le nostre opere buone. Finché abbiamo tempo, non risparmiamo i sacrifici per il Signore. Finché abbiamo tempo. Perché è un tempo che è limitato. I nostri giorni sono contati. Se abusiamo della grazia di Dio il tempo, invece di essere modo e occasione di misericordia, diventa modo e occasione di condanna.
CODICE | 75BSQ01341N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 27/02/1975 |
OCCASIONE | Omelia, Giovedì II Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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