13/03/1975 - Giovedi IV Quar Battesimo

Sant’Ilario d’Enza, 13/03/1975
Omelia, Giovedì IV Settimana Tempo Quaresima – Battesimo

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Es 32,7-14; Gv 5,31-47

È una liturgia che illumina molto il sacramento del battesimo. Avete sentito: la storia del popolo di Dio è una storia di salvezza. Dio ama il suo popolo e Dio vuole concludere con lui un’alleanza, cioè un patto, cioè un’amicizia, cioè una vera realtà di amore. Ed ecco che il popolo abbandona il suo Dio e si fanno un vitello, lo adorano. Scambiano la loro gloria con la figura di un toro che mangia fieno. Il battezzato viene posto nel popolo di Dio. Il battezzato deve dunque partecipare a questa storia dell’alleanza, questa storia della salvezza. È chiamato a un’amicizia stretta col Signore, poiché non è stato redento con oro e argento, ma è stato redento col prezioso sangue di Cristo. Un’alleanza meravigliosa in cui l’alleanza dell’Oreb era solo un simbolo, una raffigurazione, un’ombra. Il battezzato deve realizzare una vita ricca di amore e perciò deve stare ben attento per non incontrare nella sua strada le occasioni del male, per non cambiare la sua gloria in qualche cosa di tremendamente obbrobrioso. Cambiarono la gloria così, in una raffigurazione, in un’immagine. Ecco il significato delle cose che allontanano dal Signore che fanno il peccato. Il battezzato è chiamato a questa amicizia ed è chiamato nell’ordine di una testimonianza. Riceve la testimonianza da Dio. “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito. Chi crede in Lui ha la vita eterna”, e deve portare questa testimonianza agli uomini, secondo l’esempio di Giovanni Battista. Egli, Giovanni, era una lampada che arde e risplende. Il battezzato deve essere così: ardere, è l’amore. Risplendere ed è la verità. Non basta ardere se non si risplende. Non basta risplendere se non si arde. Il cristiano deve avere il cuore pieno d’amore e allora nell’amore capisce la Parola di Dio e nell’amore trasmette la Parola di Dio. Il battezzato allora ha una grande missione. “Come il Padre ha mandato me”, dice Gesù, “così io mando voi”. Il cristiano allora, figlio di Dio, membro della Chiesa, deve di fronte a tutto il mondo dare un esempio pieno, deve portare la Parola, è incaricato della Parola: “Andate e predicate”. E deve cercare in questo solo la gloria del Padre. Il cristiano non vive per sé. Vive per il Padre suo. “Mio cibo”, è Gesù che ci invita a seguirlo, “mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato”. Tutto questo per il battezzato è impegno, ma è soprattutto onore, è gioia, è pienezza. Ed è questo che noi auguriamo al piccolo che è battezzato stasera. Noi gli auguriamo di potere così realizzare nella sua vita una cosa mirabile: essere veramente figlio di Dio in tutte le sue opere. Essere veramente figlio di Dio in un amore pieno, nel cercare la volontà del Padre. Noi gli auguriamo di essere dunque la lampada che arde, ma gli auguriamo ancora di essere la lampada che risplende. Ogni battezzato è così. Lo sia anche lui ma in una pienezza, perché è in questo ordine di pienezza che la comunità prega stasera. Perché come Gesù sacerdote è stato veramente la grande luce del mondo, “Io sono la luce del mondo”, così anche Damiano possa seguire il Signore in pieno, anche Damiano possa avere davanti a sé e nel nome stesso che ha preso trovi una spinta grande per essere veramente degno di ciò che ha ricevuto. Portare il Signore, vivendolo prima in se stesso. Portare il Signore e portarlo come lo ha portato Gesù redentore e sacerdote nostro.

CODICE 75CCQ01343A
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 13/03/1975
OCCASIONE Omelia, Giovedì IV Settimana Tempo Quaresima – Battesimo
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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