16/02/1975 - I Domenica Quar ore 830

Sant’Ilario d’Enza, 16/02/1975
Omelia, I Domenica Quaresima ore 8,30

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Gn 2,7-9. 3,1-7; Rm 5,12-19; Mt 4,1-11

La liturgia di oggi ci presenta il racconto di due tentazioni. Nella prima lettura vi è la tentazione di Adamo. E Adamo non resiste. Cade. E la sua caduta diventa la sua rovina e diventa la rovina dell’umanità e la storia dell’umanità sarà una storia di peccati e di traviamenti. Abbiamo il racconto poi della tentazione di Gesù. E Gesù vince. E Gesù trionfa per Lui, la sua vittoria, per noi. Abbiamo il modello. Abbiamo la grazia. Abbiamo il modello per vincere le tentazioni della vita. Abbiamo quella grazia che lui con la sua vittoria ci ha ottenuto. Per cui noi possiamo vincere perché siamo con lui, perché il male è estremamente potente, ma lui è più potente e ci unisce alla sua vittoria. La quaresima si configura dunque così: partecipare con più responsabilità, con più chiarezza, con più slancio alla vittoria di Gesù. La quaresima, allora, dobbiamo vederla non come alcuni la vedono: un tempo di tristezza. La quaresima è un tempo di forza, di grande forza. Il Signore vuole che sempre di più noi ci uniamo a Lui, che viviamo la grazia del nostro battesimo, perché col battesimo siamo diventati suoi, col battesimo siamo le membra del suo Corpo Mistico. Vivere il battesimo è partecipare con pienezza alla vittoria che ha fatto Gesù. Perché è così che lui vuole, è così che lui ci insegna. E vediamo le sue tentazioni che sono in fondo il paradigma di tutte le altre nostre tentazioni. C’è la tentazione del pane, cioè di dare un’importanza prevalente alle questioni materiali, nel credere che risolvendo determinati problemi economici risolviamo il problema di tutto l’uomo. È un profondo errore. è un errore della società degli uomini ed è un errore facile nei singoli. Perché troppo spesso gli uomini dimenticano la priorità dello spirituale e si affondano nella problematica del pane quotidiano. Dico si affondano: quante persone sentiamo dire: “Non partecipo alla messa perché ho da lavorare. Non ho tempo. Non ho tempo di pregare. Non ho tempo di interessarmi di queste cose. Non ho tempo”. Si ha tempo per tutto, ma non per Dio. E Dio è il padrone della nostra vita, è il padrone del nostro tempo. Il nostro tempo ce lo regala lui e noi troppe volte non lo adoperiamo per Lui. Crediamo di risolvere tutto quando risolviamo quei problemi, crediamo di risolvere il problema delle nostre famiglie quando diamo ai nostri figli il benessere materiale. Non basta, non basta! Guardiamo quanto tempo diamo al Signore . La quaresima ci interroga: gli dai tutto il tempo che gli potresti dare? La seconda tentazione: è la tentazione del potere, dell’autonomia. Il suggerimento del diavolo è proprio qui: abbi il potere, sentiti autonomo. E sappiamo bene che questo è un errore terribile. Questa stolta autosufficienza dell’uomo. La quaresima ci ricorda e ci dice: il Signore è il tuo creatore. Il Signore è il tuo salvatore. Tutto dipende da Lui. Senti sul piano della creazione la tua dipendenza. Sentilo sul piano della salvezza. Perché la storia di Adamo è stata una storia di peccato, ma la storia degli interventi di Dio si chiama storia della salvezza. E la terza tentazione è la tentazione dei segni. Si vuole sempre una manifestazione di Dio particolare. Si vorrebbe per sé una provvidenza unica. Non si vorrebbe la prova, non si vorrebbe il dolore. Troppe persone dicono: “Io ho perso la fede in questa disgrazia. Io ho perso la fede nell’ordine, nella visione eventuale di queste disgrazie”. Invece di chiedere dei segni bisogna sapere vedere i segni, tutti i segni che il Signore ci presenta, tutte le cose che il Signore ci dà. Dobbiamo leggere la provvidenza e l’amore di Dio in tutte le circostanze. “Se sei figlio di Dio, gettati giù”. “Non tentare il Signore Dio tuo”, risponde il Signore. Il tentare Dio: è proprio di molte persone. Vorrebbero non servire Dio, vorrebbero solo una religione in cui Dio servisse noi. Non vogliono fare la volontà di Dio: pretendono che Dio faccia la loro volontà. Ecco, ognuno di noi senta l’urgenza di interrogarsi e di dire: che cosa posso riformare di queste cose nella mia quaresima? Più tempo alla preghiera, più dipendenza da Dio espressa nella preghiera, maggiore servizio del Signore cercando con umiltà e con forza il suo servizio. Servire Dio perché la quaresima possa così essere tempo di salvezza. E servire Dio è servirlo nella sua volontà e perciò è servirlo negli altri, poiché il secondo comandamento è simile al primo: amerai il prossimo tuo come te stesso. Ecco, allora la quaresima di preghiera, la quaresima di penitenza diventa magnificamente una quaresima di carità.

CODICE 75BFQ01340N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 16/02/1975
OCCASIONE Omelia, I Domenica Quaresima ore 8,30
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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