2Re 5,1-15; Lc 4,24-30
In questo tempo di quaresima la meditazione che ritorna insistente è la meditazione del peccato e della purificazione del peccato. Infatti la quaresima è preparazione alla Pasqua e noi sappiamo bene che Gesù è morto per salvarci. Ma da che cosa salvarci? Ecco, esattamente così : per salvarci dal peccato. Il peccato allora non è una piccola cosa, non è neanche solamente una debolezza, se c’è voluto per scioglierlo la morte di un Dio, di Cristo Signore. Quando il peccato ha toccato Dio, Dio nel suo corpo umano, ecco, il peccato ha dato la morte anche a Lui. Il peccato, essendo negazione di Dio, ribellione a Dio, il peccato essendo una scelta che rifiuta il Signore, una scelta che dà a Dio la parte secondaria, il peccato va eliminato proprio nel suo aspetto essenzialmente odioso che è negazione dell’amore a Dio e negazione dell’amore al prossimo. Come i due precetti, i due comandamenti essenziali sono: amare Dio con tutto il cuore e amare il prossimo come se stessi, il peccato si pone come una negazione dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo. Commette peccato chi rifiuta questo amore, chi si pone nell’egoismo, nell’orgoglio, nel proprio comodo, rifiutando le leggi che sapientemente il Signore ci ha dato. La vita nostra deve essere allora sempre più tesa a capire i veri valori. I veri valori: ciò che conta nella vita, ciò che serve, ciò che in qualche maniera porta a una vera grandezza. Per ogni uomo questo è un discorso che vale, perché ogni uomo deve onorare Dio in se stesso e nel prossimo. Particolarmente per un cristiano questo è un discorso ancora più profondo. Il discorso della purificazione. Quella purificazione che si ottiene ritornando nell’amore di Dio, ritornando nell’amore del prossimo. Ecco, cerchiamo di capire sempre di più che cosa ci dà il sacramento della confessione. Nel sacramento della confessione il Signore si comunica a noi nella sua misericordia, perché noi chiediamo perdono a Lui e chiediamo perdono anche ai fratelli di avere mancato. L’incidenza sociale del sacramento della confessione sta qui. Ecco, è esattamente il sacramento raffigurato nella prima lettura, nella guarigione, nella purificazione di Naaman dalla sua lebbra. E nel vangelo Gesù ci ricorda come non è possibile nessuna cosa senza questo sentimento di fede e di abbandono in Dio per la purificazione. È necessario perciò che ci proponiamo di lottare meglio contro ogni forma di peccato, per restare nell’amore di Dio e nell’amore del prossimo, che cerchiamo di essere migliori, ogni giorno nella nostra vita, che cerchiamo giorno per giorno di fare meglio. E quando purtroppo c’è l’avvenimento peccato, ecco, ricorrere al grande mezzo della purificazione che sta lì nel ritornare su di noi stessi e nell’accogliere la grazia di Dio che ci è data nella confessione. In questo sforzo, in questa buona disposizione, in questo slancio veramente vitale sta il nostro progresso e sta in fondo la nostra sicurezza, la sicurezza che Dio ci vuol bene e che Dio comanda a noi di volerci bene. E in questo amore di Dio si pone allora il nostro desiderio di essere migliori, secondo quanto dicevamo nel salmo responsoriale: “Attingeremo con gioia alle sorgenti della salvezza”. Le sorgenti della salvezza nella Chiesa sono i sacramenti. Fare meglio allora il sacramento della confessione come un capolavoro di incontro. Dio ci viene incontro, dobbiamo essere pronti noi a detestare i nostri peccati, a migliorarci per aiutare anche gli altri a migliorarsi.
CODICE | 75C2Q01342N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 03/03/1975 |
OCCASIONE | Omelia, Lunedì III Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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