Is 42,1-7; Gv 12,1-11
Costava veramente molto quell’olio profumato: trecento denari. Era una somma enorme. Ma Gesù loda questo che sembrava uno sciupio. “I poveri”, soggiunge Gesù, “li avete sempre con voi, ma non sempre avete me”. Ecco, quando c’è Gesù, quando le cose riguardano Gesù deve essere sottolineata la necessità della generosità. Col Signore non si può dare qualche cosa. Non si può. La scienza della generosità è che a Gesù, e dicevo con Gesù, cioè per le esigenze del regno di Gesù, quello che Lui chiama il Regno dei cieli, bisogna donare con pieno animo. Parlo non del denaro. Parlo che per essere cristiani bisogna essere completamente generosi. Al Signore non si possono dare le briciole. Al Signore non si può dare qualche parte del nostro tempo e basta. Chi dice: “Non faccio questo perché non ho tempo. Non vengo a messa perché non ho tempo. Non faccio questo mio dovere cristiano perché altre cose mi occupano”: il discorso non è giusto, perché il primo è Dio. E dopo Dio ci sono le altre cose. Dio è il primo. Non l’ultimo. Non si fanno le altre cose, poi si può fare qualcosa per Lui. Gesù rimprovera Giuda perché metteva Gesù dopo le altre cose. Ecco l’insegnamento: Dio il primo perché è l’assoluto. Dio è il primo perché da Lui viene ogni bene. Dio è il primo perché i nostri titoli di riconoscenza sono verso di Lui. È Lui che ci dà la salute, è Lui che ci dà il tempo, è Lui che ci dà la vita, è Lui che ci dà le cose. Non lo si può mettere neanche dopo una cosa, bisogna metterlo prima. Ecco, quando noi parliamo delle beatitudini di Gesù noi parliamo di come Gesù ha centralizzato la vita. La vita deve avere un centro logico che ha detto: “Beati i poveri, perché di essi è il Regno dei cieli”. Ha soggiunto: “I poveri di spirito”, proprio perché indicava coloro che non sono schiavi delle cose, ma sanno adoperare le cose. Sono distaccati dalle cose e cercano prima di tutto il Signore e la sua gloria, e la sua grazia, cercano prima di tutto Dio nella loro vita. Questo noi dobbiamo sottolineare, questo noi dobbiamo porre come una grande cosa. Usare bene il nostro tempo, usare bene le nostre cose, mettere un ordine nei nostri doveri. C’è l’avaro che mette prima gli interessi. C’è l’egoista che mette prima le sue aspirazioni. Eccetera, eccetera così degli altri difetti. Prima è Dio. A Lui dunque, dice la Scrittura, ogni onore e ogni gloria. Ecco perché nel salmo responsoriale dicevamo: “Il Signore è mia luce e mia salvezza”. Cosa vuol dire: “è la mia luce”? Noi camminiamo perché vediamo, perché abbiamo la luce. La direzione della nostra vita ce la dà Lui. È Lui che ci orienta. È a Lui che, non solo dobbiamo andare, ma è lì dove dobbiamo riporre tutta la nostra felicità. E in questo senso deve essere la nostra riflessione.
CODICE | 75CPQ0135XN |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 24/03/1975 |
OCCASIONE | Omelia, Lunedì Santo |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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