11/03/1975 - Martedi IV Quar

Sant’Ilario d’Enza, 11/03/1975
Omelia, Martedì IV Settimana Tempo Quaresima

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Ez 47,1-9. 12; Gv 5,1-3. 5-16

Ciò che si compì allora si compì come un simbolo. Il simbolo di tutti quei milioni di episodi che si sarebbero verificati nella Chiesa, quando per virtù della Morte e della Resurrezione del Signore un uomo avrebbe potuto dire a un altro uomo: “Prendi il tuo letto e cammina”. Voi capite: questo miracolo è il simbolo del sacramento della penitenza, quando per il ministero della Chiesa uno lascia il letto della sua malattia per riprendere a camminare guarito. È un gran miracolo quello della confessione. E, se non pensiamo alla confessione come a un miracolo, vuol dire proprio che ci siamo miseramente abituati. Miseramente abituati a tanta misericordia, a tanta facilità di misericordia, a tanto prodigio della grazia. Il nostro Vescovo, ve lo ricordate, all’inizio della quaresima ci aveva dato un tema ben preciso. Ci aveva detto: “Il mio indirizzo è questo: fate la quaresima come un corso di catecumenato alla confessione”. Cioè cosa voleva dire? Chi è un catecumeno? Uno che non sa, ma vuole apprendere e impara e si esercita per potere arrivare. È catecumeno al battesimo chi apprende la fede, chi si esercita nell’esercizio di fede per poter diventare membro della Chiesa e figlio di Dio. Cos’è allora un catecumenato alla confessione? È come partire per la prima volta. È come riproporsi integralmente il problema. Perché molte volte è vero che non adoperiamo bene il sacramento della confessione. E quando ci incontriamo con tanta misericordia di Dio non avviene in noi quella conversione, non avviene in noi quello slancio, non avviene in noi quella perseveranza che sarebbe troppo legittimo aspettare. Avete sentito: nella prima lettura il profeta Ezechiele parla di un’acqua misteriosa che esce dal lato destro del tempio, simbolo delle acque della grazia, dell’acqua uscita dal costato del Cristo. Noi adoperiamo queste parole di Ezechiele quando facciamo l’aspersione dell’acqua benedetta nel tempo pasquale. È proprio in quest’ordine di purificazione, ma di una purificazione che è progressiva. Avete sentito il profeta: lungo quel fiume, ecco, il fiorire della vita: i frutti, gli alberi che hanno foglie che non appassiscono; è tutto un simbolismo della grazia della confessione. Dobbiamo allora proporci con serietà questo tema della confessione e chiederci: come partecipiamo alla confessione? Con quali disposizioni? Soprattutto nell’ordine del dolore dei nostri peccati. Abbiamo bisogno di essere più responsabili, che il dolore dei nostri peccati scenda fino in fondo alla nostra anima. Rivedere perciò la struttura della nostra confessione. Poi anche la preparazione alla confessione: come la facciamo? E il ringraziamento alla confessione che forse è uno dei punti più trascurati. Di solito ci si limita a fare la penitenza se consiste in preghiere. E poi basta. Tutto il ringraziamento alla confessione è lì. Mentre è proprio nel ringraziamento dove dovremmo ancora sul consiglio del confessore confrontare la nostra vita con la Parola di Dio. E prendere il definitivo proposito. Ecco, rivedere anche la frequenza della nostra confessione. Ci auguriamo allora che ognuno di noi, illuminato dallo Spirito Santo, possa veramente e profondamente riformarsi in maniera che le proprie confessioni siano così un camminare. Anche perché ci sono le parole conclusive del Signore che ci devono fare pensare: “Ecco, che sei guarito. Non peccare più perché non ti abbia ad accadere qualche cosa di peggio”.

CODICE 75CAQ01343N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 11/03/1975
OCCASIONE Omelia, Martedì IV Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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