18/03/1975 - Martedi V Quar

Sant’Ilario d’Enza, 18/03/1975
Omelia, Martedì V Settimana Tempo Quaresima

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Nm 21,4-9; Gv 8,21-30

Ecco, se Gesù non fosse Dio non sarebbe neanche un grande uomo. Lo ha detto Lui stesso: “Sarei come voi un mentitore”. La grandezza di Gesù sta nella sua incomparabile origine: è venuto a noi dal Padre. “Io e il Padre siamo una cosa sola”, lo ha detto Lui. La nostra fede in Gesù - Dio, la nostra fede nell’Incarnazione: non è proprio quella che ci rende grandi questi giorni? Questi giorni nei quali noi ricordiamo la Passione del Signore, quello che ha sofferto per noi, quello che ha dato per noi, la sua Morte per il nostro riscatto. È Dio che ha sofferto per noi, è Dio che è morto per noi. Nella sua natura umana ha voluto fare tutto questo per dimostrarci il suo amore, per darci la sua salvezza. Ecco perché è tanto efficace meditare sulla divinità di Gesù. Non è solo un uomo pietoso, non è solo un uomo grande, non è solo l’uomo più intelligente che abbia mai prodotto l’umanità. No. È il Figlio di Dio. Diciamo nel Credo è “consostanziale” al Padre, della stessa sostanza o natura divina. Ecco perché noi dobbiamo benedire il Signore, perché non ci ha donato solo un angelo tutto per noi. Non ci ha donato solo un grande maestro. “Così Dio ha amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito affinché chiunque crede in Lui abbia la vita”. È proprio qui. Allora la nostra riflessione su Gesù Figlio di Dio ci deve aprire il cuore, ci deve arricchire di sentimento di riconoscenza, ci deve spronare a corrispondere fino in fondo. Gesù è Dio. E Gesù, il Figlio di Dio nel quale desiderano guardare gli angeli, per noi è stato vilipeso, per noi è stato calunniato, per noi è stato schiaffeggiato, flagellato, incoronato di spine, abbeverato d’aceto, inchiodato sulla croce in tre ore di agonia. Gesù, il Figlio di Dio. L’eterno. Se noi abbiamo fede a pensare a questo, ecco, nessun ostacolo ci può più fermare. È che tante volte la nostra fede è debole. È che tante volte la nostra fede non è approfondita. È che tante volte il nostro cristianesimo si riduce ad essere un modo vago di credere in Dio. Il cristianesimo è una cosa grande perché ci presenta l’incontro dell’umanità con la divinità, l’incontro di Dio e dell’uomo nel cuore del Cristo. E allora, ripetiamogli anche stasera quello che già gli ha detto Tommaso apostolo: “ Tu sei il mio Dio, Tu sei il mio Signore”. Ripetiamogli queste parole nei giorni che verranno, quando passo per passo rivedremo la sua Passio, quando momento per momento la commemoreremo. Dio, Lui, il mio Signore ha sofferto per noi, ha sofferto per me. Per me. Ecco è la parola grande: Dio, l’infinito, Colui che tiene nella sua mano tutto l’universo mi ha amato, ha sofferto per me, è morto per me. Ecco, ha assunto una natura umana per poter fare questo, giacché non glielo permetteva la sua divinità. Quanta riconoscenza! Quanta forza! Quanto amore!. E allora ecco che il cristiano si immerge nell’amore del Cristo, ne accoglie la parola e nello stesso slancio di amore la trasmette. L’insegnante cristiano si pone così nella linea del profetismo stesso di Cristo. È lui che ha ricevuto la parola e che la trasmette. L’ha ricevuta nell’amore e la trasmette nell’amore a Dio e nell’amore verso le creature che gli sono affidate.

CODICE 75CHQ01344N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 18/03/1975
OCCASIONE Omelia, Martedì V Settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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