At 1,1-11; Eb 9,24-28; 10, 19-23; Lc 24, 46-53.
L’Ascensione è una grande festa di gioia. Tutte le altre partenze, in quanto lasciano, danno tristezza; invece la festa dell’Ascensione è nel pieno prorompere di una gioia che è dell’eternità, proprio dell’eternità.
Il Signore è salito al cielo per noi. È un suo mistero di amore. Non è salito altro che per essere più presente a noi, più forte e vicino a noi, più generoso, se è possibile dire così. Elargisce indubbiamente molte grazie, dà un pieno di speranza.
Oh, la speranza di essere con Lui, la speranza di condividere per sempre il suo trionfo!
Noi, poveri peccatori, noi che viviamo nella miseria delle nostre ricadute, noi non perdiamo la speranza. Noi in questa festa vogliamo che sia gigante la nostra speranza, perché lo ha detto Lui: “Ecco, Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). È con noi e con la sua voce potente intercede dal Padre a nostro favore. Noi, pur miseri, guardiamo alla gloria del Paradiso come a una cosa nostra, a un risultato che la misericordia di Dio farà per noi.
Oh, quanto è bella questa meditazione sull’Ascensione! Quanto è bello rinnovare il canto dell’attesa! Il motivo della speranza è un fatto sicuro: il Paradiso c’è e ci aspetta. La vita presente è un’attesa tranquilla e forte nella certezza del suo amore. Il Signore ci ama di un amore magnifico. Il Signore è vicino a noi: passo per passo, ci prende per mano come si prende un bambino, scusa i nostri capricci e le nostre forme di egoismo. Il Signore ci perdona, il Signore ci vuole proprio completamente aperti a tutta la grazia che Lui ci ottiene dal Padre.
Viviamo la festa dell’Ascensione con vera nostra confidenza. La confidenza è una virtù totale, prende tutto il nostro essere. Quando siamo sicuri, quando siamo nella sua misericordia, noi non possiamo dubitare di nessuna apparenza.
Quante volte nel nostro cammino, nelle nostre difficoltà saremmo portati a lamentarci. Nessun lamento è giustificato! Il Signore cambierà le nostre lacrime in sorriso, cambierà la nostra trepidazione in una esplosione di gioia.
Impariamo a vedere perciò le cose così come sono: sono semi per l’eternità. La vita presente è una seminagione, perché la messe è sicura, perché Lui la custodisce e non si dimentica di noi.
Impariamo in questa festa di gioia e di amore ad essere più coraggiosi, più pronti, più fervorosi, più donati a Dio. Impariamo questa legge di carità, questa legge di impegno. Facciamo il nostro dovere, tutti i giorni, anche quando è duro, anche quando è difficile. Seminiamo sempre, seminiamo con completezza: nessun tempo va perduto, nessuna frazione di tempo va buttata via. Tutto per l’eternità, tutto nella sua magnifica, meravigliosa promessa. Tutto.
Innalziamo il cuore, quindi, a una vera gioia e non siamo pigri, non siamo stanchi, non siamo incoerenti, lavoriamo per Iddio. Il nostro lavoro fatto per Lui è un prodigio per la sua misericordia. Il prodigio che seminiamo nel dolore e raccoglieremo nella gioia; seminiamo nella fatica e raccoglieremo nel tripudio di gaudio.
Impegniamoci! Impegniamoci con coraggio, con slancio, con profonda fede.
In questa visione continuiamo ad invocare lo Spirito Santo, perché consacri e trasformi tutto il nostro operare.
CODICE | 86EAO01366N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 11/05/1986 |
OCCASIONE | Omelia, VII Domenica Tempo Pasqua, Solennità Ascensione – Anno C − Fidanzamento |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | |
ARGOMENTI |
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