15/08/1981 - Omelia Assunzione

Sant'Ilario d'Enza, 15/08/1981
Omelia, Sabato Solennità Assunzione della B.V. Maria

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Ap 11,19; 12, 1-6.10; 1 Cor 15, 20-26; Lc 1, 39-56

“Salutò Elisabetta” (Lc 1,40). Noi preghiamo che il suo saluto arrivi anche a noi, e arriva dall’alto dei cieli, dal Paradiso, dove si è completata per Lei magnificamente la salvezza: è in Paradiso con la sua anima ed anche col suo corpo. Noi preghiamo che ci saluti, perché avvenga per noi ciò che avvenne per Elisabetta, perché sia lo Spirito di Dio che ci occupi e ci faccia comprendere i misteri della nostra redenzione.

Guardare Maria in Paradiso è veramente vedere la sintesi di tutto il progetto di Dio, un progetto privilegiato per Lei, perché ha avuto delle relazioni uniche e ha avuto perciò un premio unico, ma lo stesso progetto d’amore è per noi. Noi siamo chiamati ad essere figli di Dio, siamo chiamati, come dice la Scrittura, ad essere “eredi” (Rm 8,17), cioè ad entrare in possesso di tutti i beni del Padre, di tutti! Non escluso il dono che ha visto Cristo come “primizia” (1Cor 20,23). Leggevamo nella seconda lettura la risurrezione dai morti, perchè il nostro corpo materiale così debole, soggetto a tutte le miserie, a tutte le malattie, il nostro corpo che, se non è guidato ci tira così in basso, il nostro corpo è destinato alla resurrezione, è destinato come il corpo di Maria ai fulgori del Paradiso. Non dimentichiamo mai che il nostro corpo deve divenire come il corpo di Gesù, come il corpo di Maria.

Ecco perché dobbiamo avere tanta dignità e dobbiamo “onorare Dio nel nostro corpo – dice ancora la Scrittura, – portare Dio nel nostro corpo” (1Cor 6,19).

Il discorso della dignità del cristiano, il discorso della purezza non è un discorso sentimentale vuoto, è un discorso di grande speranza, di grande nostra conquista, perché dobbiamo collaborare con Lui, con il Signore Gesù nello Spirito Santo, per essere veramente degni del premio. Se guardiamo nell’alto dei cieli e ci chiediamo come mai è così grande questa Donna, davanti alla quale si inchinano tutti gli angeli e tutti i santi, tutte le potenze celesti e tutto l’universo, dobbiamo rispondere che è stata Lei la Vergine umile, che si confondeva in mezzo alle altre donne, una donna di villaggio, una donna che è stata sempre così nelle più umili occupazioni, anzi una donna che ha sofferto più di tutte. I secoli l’hanno chiamata “l’Addolorata”: ha sofferto una passione nel cuore simile alla passione di Gesù, tutta la vita è stata nella sofferenza.

Ecco, è l’insegnamento: noi siamo chiamati a quell’altezza, ma adesso è il tempo della lotta, è il tempo della sofferenza, è il tempo della prova. Non sarà premiato se non chi ha combattuto. Poveri noi se combattiamo male, o peggio, se rinunciamo alla lotta! Poveri noi se perdiamo il tempo! Questo tempo così prezioso, questo tempo così misurato! Se siamo fiacchi, indecisi, compromessi nei nostri peccati, nelle nostre abitudini, nelle nostre false speranze e lusinghe, poveri noi!

La Madonna ci chiama, ci saluta; ci saluta come Elisabetta perché noi possiamo realizzare il suo cammino. La vera devozione alla Madonna non sta principalmente in onori esterni, in qualche cosa di posto là, come devozione. La vera devozione consiste nell’imitare la Madonna, nel battere il suo cammino. Prendiamo nuovo ardore e nuova forza. Lei, come dice la prima lettura, è “il santuario di Dio nel cielo, è l’arca della nuova alleanza” (Ap 11, 19), cioè il segno vero della nostra unione col Signore. A Lei ricorriamo, a Lei dimostriamo il nostro amore, a Lei diciamo che non offenderemo il Signore Gesù, che Lo seguiremo sempre.

CODICE 81HEO0133IN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 15/08/1981
OCCASIONE Omelia, Sabato Solennità Assunzione della B.V. Maria
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Il saluto di Maria – La resurrezione in Maria e in noi – La purezza
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