Is 55, 1-11; 1 Gv 5, 1-9; Mt 1,7-11.
“Vide aprirsi i cieli”. Li ha aperti anche per noi. Il Signore ha svelato il mistero base di tutta la nostra fede: il mistero trinitario. Da allora in poi abbiamo saputo tanto di più e tanto meglio di Dio. Abbiamo saputo che Dio è una comunità, un circolo eterno di vita, di verità, di amore; abbiamo saputo che Dio è una comunità in cui vi è la vita partecipata a noi, perchè anche noi siamo fatti figli di Dio. Anche noi, per i meriti di Gesù, possiamo alzare gli occhi nel cielo aperto, dire la nostra adorazione e il nostro amore al Padre che ci ha chiamati, che ci ha prediletti.
Quanto dobbiamo insistere nel vivere sempre con stupore, con amore, con gioia il mistero della Trinità! Per troppi cristiani, lo sappiamo, non è così. Si fermano a invocare genericamente il Signore e non tengono viva e operante la loro fede. Sì, è nella fede che abbiamo questa ricchezza e questa gioia.
È nel nome della Santissima Trinità che siamo stati battezzati, che ogni giorno benediciamo e santifichiamo noi stessi e diciamo: “Nel nome del Padre, e del Figlio e dello Spirito Santo”. Benediciamo noi stessi e benediciamo gli altri perchè è proprio nella riconoscenza a questa rivelazione, a questo manifestarsi di amore che possiamo sentire tutta la nostra dignità, tutta la nostra preziosa – dice san Paolo – eredità. Ereditiamo proprio una pienezza di vita. Sentiamo di essere chiamati non ad essere servi, non a guardare lontano Dio, ma sentiamo e lo sappiamo di essere ammessi alla famiglia trinitaria. Sappiamo che il nostro posto è lì: nel posto del Figlio. Il Padre comunica la vita al Figlio, e dal Padre e dal Figlio è lo Spirito Santo, è l’amore che deve informare tutti i figli di Dio.
Noi dobbiamo amare il Padre, amare gli altri, realizzare noi stessi nella grazia dello Spirito Santo, in quella grazia meravigliosa che ci è stata comunicata, che dobbiamo sempre tenere come il tesoro più prezioso. È la grazia che ci deve educare e deve informare tutta la nostra preghiera e tutto il nostro esercizio di vita cristiana.
Impegniamoci allora, in questa festa del Battesimo di Gesù, per ravvivare la nostra fede trinitaria, per vivere da figli di Dio, per realizzare il nostro Battesimo giacché Gesù, con il suo, ci ha svelato il nostro destino, la nostra vocazione, la nostra chiamata.
Viviamo allora in dipendenza amorosa dal Padre, realizziamo con Gesù la perfezione, perché dobbiamo imitare Lui. I tratti di Gesù dobbiamo tradurli in noi, dobbiamo assomigliarci a Gesù se vogliamo piacere al Padre. E lasciamoci condurre dallo Spirito Santo, giorno per giorno, situazione per situazione.
Noi siamo chiamati non ad un’onestà umana solamente, siamo chiamati a fare molto di più: a vivere nella santità vera che ci è stata comunicata dallo Spirito Santo, che Gesù ci porta sempre, perchè Gesù nell’Eucaristia viene a noi pieno di Spirito Santo e la nostra condotta non deve essere una condotta semplicemente umana, ma una condotta di figli, di figli beneamati, di figli che devono continuare la vita e le opere di Gesù. Dobbiamo continuare Gesù, dobbiamo vivere come Lui, dobbiamo essere entusiasti della nostra qualità di cristiani.
Ringraziamo perciò Dio per questa sua manifestazione e viviamo in questa luce, viviamo in questo amore, viviamo in questa pratica di opere buone.
“Se mi amate – ha detto Gesù – osservate i miei comandamenti”. È proprio nell’amore a Gesù, nell’amore di fratelli di Gesù, che possiamo veramente tradurre giorno per giorno la nostra vocazione, facendo le opere, vivendo la preghiera, realizzando la carità.
CODICE | 88A9O01330N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 10/01/1988 |
OCCASIONE | Omelia, Festa Battesimo di Gesù – Anno B |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Battesimo di Gesù |
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