11/01/1976 - Omelia Battesimo Gesu

Sant'Ilario d'Enza, 11/01/1976
Omelia, Domenica Festa Battesimo di Gesù - Anno B - Messa ore 6,30 e 8,30

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Is 42, 1-4. 6-7; At 10, 34-38; Mc 1, 7-11

OMELIA ORE 6,30

Ricordiamo oggi uno dei più grandi avvenimenti della storia: la manifestazione della Trinità. È la prima volta che il mondo lo sa, prima non conosceva nulla. Prima, sì, sapeva che Dio è Creatore, sapeva riconoscere in Dio una misericordia infinita, ma non sapeva che Dio è una comunità, che in Dio unico nella stessa sostanza, o natura divina, vi sono tre persone ugualmente sapienti, ugualmente buone, ugualmente misericordiose. Vi sono tre persone: il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo.

Quando alle acque del Giordano Gesù compì il suo mirabile atto di penitenza, questa penitenza fatta per tutti gli uomini non per lui innocentissimo, dico, quest’atto di penitenza ottenne all’umanità di conoscere qualche cosa di più di Dio, di conoscere come non sono solo alcuni, non sono solo dei privilegiati, ma a tutti è offerta la salvezza, una salvezza soprannaturale, una salvezza per la quale ogni uomo è chiamato a poter vedere un giorno il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, a poter vivere insieme di una vita assolutamente incomprensibile per noi in questa terra, ma una vita di eterna beatitudine insieme con il Padre e con il Figlio e con lo Spirito Santo.

Ecco, “Lui ci ha battezzato con lo Spirito Santo” (cfr. Mt 3,11), lo aveva preannunciato Giovanni Battista.

Che cosa vuol dire essere battezzati nello Spirito Santo, se non avere nella nostra vita un fine soprannaturale, un fine per il quale noi non possiamo limitarci agli orizzonti di questo mondo, non possiamo solo essere degli onesti? Dobbiamo vivere da figli di Dio, per entrare fin da questa terra in comunione con la Trinità e poi essere nella stessa gloria di Dio, nella stessa pace, nella stessa gioia di Dio.

Ecco perché oggi è un giorno di viva riconoscenza, di viva riconoscenza a Gesù, che ci ha svelato il nostro destino, che ce lo ha comprato con la sua sofferenza e con la sua croce e ce lo ha donato con la sua resurrezione. Lui Figlio di Dio, anche noi figli di Dio. Lui posto per la salvezza, anche noi posti per la salvezza del mondo. Lui nel quale il Padre si compiace, noi che dobbiamo imitarlo per entrare per la stessa dilezione, nello stesso amore.

Ecco, vogliamo allora oggi renderci ben conto di cosa vuol dire essere figli di Dio, renderci ben conto che così la vita è degna, che non solo dobbiamo vivere da uomini, superando gli istinti, le passioni, tutto quel complesso di cose che tende a fare di noi degli animali irragionevoli, ma dobbiamo vivere nello splendore della verità e dell’amore di Dio.

La nostra vocazione è molto grande. Poveri noi, se, dopo aver ricevuto tante grazie, dopo aver ricevuto tanto dono, restiamo pigri, restiamo assenti, peggio: se ci lasciamo occupare dal peccato, cioè dalla negazione e dalla morte del peccato!

Voglia il Signore ispirarci sentimenti forti di santità. Voglia il Signore ispirarci una particolare devozione alla Trinità, perché nella Trinità è il mistero principale della nostra fede, ma è ancora il senso e la forza di tutta la nostra vita.

OMELIA ORE 8,30

Guardare a Gesù, per partecipare di Gesù. Guardare a Gesù come nostro modello, per compiere quello che ha compiuto Gesù e per essere con lui.

Ecco, la Liturgia di oggi ci pone la figura di Gesù nel Battesimo, “il servo di Dio”, così era stato chiamato dai profeti. Dice Isaia: “Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio” (Is 42, 1). Gesù era venuto non per compiere la sua volontà, ma la volontà di colui che l’aveva mandato; era inviato dal Padre e ubbidiva al Padre. La vita di Gesù è un’obbedienza perfetta e proprio per questo merita la presentazione che il Padre fa all’umanità.

Ecco, è nell’obbedienza il germoglio della glorificazione. La nostra grandezza non sta in una sbagliata autonomia, nel rovesciare i valori delle cose. Noi siamo di Dio, gli apparteniamo. Noi siamo da Dio, tutto quello che abbiamo è suo. Noi siamo per Iddio e la nostra vita non può avere un altro senso. Toglierci anche solo in parte da Dio è rovinare la nostra esistenza, è sciupare il dono e questo per ogni uomo, ma la nostra vocazione è di figli di Dio. Ecco che il Battesimo di Gesù nasconde il mistero del nostro Battesimo, nel Battesimo di Gesù è prefigurata la nostra adozione a figli. Ecco, nel Battesimo di Gesù noi riceviamo il primo annuncio della resurrezione, non può, infatti, essere nella corruzione colui che Dio ama, che Dio ha scelto. E con Cristo anche noi saremo risorti, quando abbiamo partecipato alla sua missione, alla sua croce. Ma se come creature siamo di Dio, siamo da Dio, siamo per Iddio, quanto maggiormente comprendiamo questo, considerando il nostro Battesimo! Noi figli di Dio siamo generati da lui, abbiamo la sua stessa vita. Tutto il prodigio di grazia ci viene dal Padre, tutta la nostra vita dev’essere nell’ordine della fede e dell’amore. Dobbiamo vivere per Iddio e avremo l’eredità del Padre e il Paradiso ci toccherà, proprio perché è la casa del Padre e nella casa del Padre è giusto che siano i figli. “Vado a prepararvi il posto”, diceva Gesù nell’Ultima Cena, “perché dove sono io, siate anche voi. Nella casa di mio Padre vi sono molte mansioni” (Gv 14, 2). Ognuno ha la sua responsabilità qui, ha la sua gloria là.

E questa parola dunque è parola di forza, questo annuncio dato oggi è parola di serenità, è parola di amore, per rendere la nostra vita ben degna di lui, ben coerente, ben generosa. Troppo spesso noi ci adattiamo a vivere una vita di compromesso, una vita così intristita da tante sciocchezze quotidiane. La nostra giornata, invece di essere una testimonianza di amore al Padre, invece di essere nell’ordine dell’esempio dato da Gesù, diventa mediocrità, sequenza di difetti sempre gli stessi, senza che i nostri Sacramenti valgano a farci convertire, a farci cambiare. Le nostre Confessioni diventano cose molto monotone, ripetiamo i nostri difetti, perché dai nostri difetti non ci liberiamo, siamo prigionieri, prigionieri della nostra impazienza, prigionieri della nostra sensualità, prigionieri del nostro orgoglio, prigionieri del nostro egoismo,

“Cristo Signore è il liberatore, ogni uomo può essere accetto” (cfr At 10, 34), dice san Pietro nella seconda Lettura, ogni uomo. Ogni uomo può realizzare, attraverso il suo Battesimo, il valore del suo Battesimo e degli altri Sacramenti, può realizzarsi compiutamente. A nessuno è chiusa la porta dell’autentica santità.

Noi abbiamo bisogno di credere una cosa, di credere che Dio è Onnipotente e può fare santi i peccatori, che Dio è onnipotente e può prendere la nostra miseria e trasformarla meravigliosamente.

Quando noi diciamo: “Credo in Dio Padre onnipotente”, noi sentiamo che di noi, che di tutta la Chiesa può fare veramente qualche cosa in cui il Padre si compiace. Gesù con la sua resurrezione ci ha meritato tutto questo.

E allora viene una conclusione ben precisa: siamo chiamati ad essere figli di Dio nella santità. Un cristiano deve crescere ogni giorno, un cristiano deve impegnarsi fino in fondo sicuro dell’aiuto di Dio, per svincolarsi dai suoi difetti. Come per noi, per gli altri. Il nostro compito è di guardare a tutta la Chiesa e a tutto il mondo, ma è in questa potenza dello Spirito che noi dobbiamo agire.

“Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nazaret” (At 10, 38), continuava san Pietro. Ecco, anche noi con lui, consacrati in Spirito Santo nella potenza della sua grazia. E allora ecco anche il seguito, ecco: “Gesù passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui” (ib.). Dio è anche con noi e anche noi possiamo evangelizzare e portare a salvezza attraverso la nostra vita di grazia, attraverso la nostra preghiera, attraverso la nostra opera, coloro che stanno sotto il potere del diavolo e sono tanti! Per questo, essendo tanti, dobbiamo essere tanto validi.

CODICE 76AAO01330N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 11/01/1976
OCCASIONE Omelia, Domenica Festa Battesimo di Gesù - Anno B - Messa ore 6,30 e 8,30
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Battesimo: prima manifestazione della Trinità, primo annuncio della resurrezione
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