Is 42, 1-4. 6-7; At 10, 34-38; Lc 3, 15-16. 21-22
Questa festa è una continuazione dell’Epifania. Dall’Epifania, siamo soliti dire, alla Teofania, cioè dalla manifestazione di Cristo nella sua umanità alla manifestazione di Cristo nella sua divinità. Il sigillo di autenticità è dato dallo stesso Padre celeste: “Tu sei il mio Figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto”.
Il nostro sguardo è dunque fisso sempre su Gesù, in un’intuizione sempre maggiore. Abbiamo bisogno di essere presi da una profonda ammirazione per Gesù, abbiamo bisogno di essere presi da un incontenibile amore per Gesù. Egli è la nostra salvezza, egli è il più forte, lo dirà Giovanni e lo ripeteranno i secoli: egli è il più forte, il più forte, soggiungeva il precursore, “perché se anche viene dopo di me, è stato prima di me” (cfr. Mt 3, 11).
Ecco, perché Gesù è la nostra salvezza? Perché è il Figlio di Dio. Perché è la nostra salvezza? Perché è stato mandato dal Padre proprio per questo. Perché è la nostra salvezza? Perché ci ha amati e ci ama. E’ in fondo in questa realtà che scopriamo tutto. Dobbiamo scoprire l’amore di Cristo per l’umanità e, nell’amore dell’umanità, riscoprire l’amore di Cristo per ognuno di noi, perché l’amore di Cristo è personale. Ci ama e per noi dà tutto. Vedremo: dal Natale all’Epifania è stata già una salita, ma adesso la salita diventa prodigiosa, tutto per noi: per noi il suo esempio, per noi la sua Parola, per noi i suoi miracoli, per noi continua la sua presenza nell’Eucaristia. Per noi, tutto per noi, fino in fondo!
Alle volte purtroppo i cristiani guardano a Gesù come ad una divinità lontana, come ad un’icona così, pitturata per l’ammirazione. No, dobbiamo sentire la realtà di Gesù presente nella Chiesa, vivo, risorto e che ci ama e che ama ognuno di noi.
Dobbiamo scoprire in questa realtà la vera nostra carità per il prossimo. Dobbiamo amare gli altri, perché sono amati da Cristo, perché Cristo non giudica come gli uomini, il più povero, il più piccolo da lui è amato di più. Dobbiamo scoprire l’autenticità della nostra carità, per muoverci in un senso più preciso e più forte, perché dinanzi a questo prodigio di carità, per il quale Cristo ci ha donato tutto, siamo figli adottivi di Dio, come meditavamo ieri sera, siamo figli. Ebbene, ci chiediamo qual è la nostra corrispondenza, qual è il nostro sforzo, qual è la nostra progressione in questo amore. Perchè troppo spesso ci troviamo fiacchi, ci troviamo indecisi, ci troviamo cristiani che valgono poco perché non hanno raccolto l’amore di Cristo, cristiani che valgono poco perché non hanno raccolto gli esempi di Cristo, cristiani che valgono poco perché non sanno porre mano alle opere e si accontentano solo di espressioni di parole.
Ecco, la festa del Battesimo del Signore ci porti a propositi vigorosi, fervidi, perché in questo tempo liturgico che abbiamo davanti, il tempo fra l’anno, fino alla Quaresima, ci porti ad un rimeditare e a rimeditare con intuizione la presenza di Cristo nella sua Chiesa, particolarmente la presenza di Cristo nella Messa, per cogliere tutta la grazia che c’è in questa presenza e camminare molto di più, con molta più forza, con molto più amore.
CODICE | 77A8O01330N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 09/01/1977 |
OCCASIONE | Omelia, Domenica dopo l’Epifania, Festa Battesimo di Gesù – Anno C |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Battesimo di Gesù: Teofania |
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