13/01/1974 - Omelia Battesimo Gesu ore 6.30 e 8.15

Sant'Ilario d'Enza, 13/01/1974
Omelia, Domenica Festa del Battesimo di Gesù - Anno C - Messa ore 6, 30 e 8, 30 - Rinnovazione delle promesse battesimali

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Is 42, 1-4. 6-7; At 10, 34-38; Lc 3, 15-16. 21-22

MESSA Ore 6, 30

Ecco, “Il cielo si aprì”, che cosa vuol dire? Vuol dire la più grande di tutte le manifestazioni.

Nel battesimo di Gesù noi abbiamo la rivelazione della Trinità. L’umanità non aveva avuto nel corso di tanti secoli nessuna manifestazione che si potesse paragonare a questa. L’umanità impara a conoscere il suo Dio e sa che il suo Dio è una comunità d’amore.

Il Padre si manifesta e dice: “Questo è il mio figlio prediletto” e lo Spirito Santo discende. Da allora in poi l’umanità, che vuole essere salva, si consacrerà così nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Noi restiamo in un atteggiamento di molta gratitudine a pensare a questa rivelazione e a pensare alla gioia che ha portato questa manifestazione. Intanto abbiamo saputo che Dio è amore, che Dio ha in se stesso una ricchezza infinita di amore, di compiacenza, di misericordia, perché Iddio chiama l’uomo a partecipare a questa vita trinitaria, chiama l’uomo ad essere in Gesù, nel Figlio in cui si è compiaciuto, ad essere pure figlio adottivo, ad essere cioè in una relazione di vero amore, di vera corrispondenza, in una relazione nella quale edificare tutta la vita morale.

Cioè, allora i precetti e i comandamenti non sono da configurarsi in cose esteriori, in imposizioni; allora i comandamenti si trasformano in un atteggiamento di amore, in un dono di amore. Dio ama, ci dà il suo Figlio, noi accogliamo il suo Figlio e con amore facciamo tutto, trasformiamo in amore la nostra vita a somiglianza di Dio, che è infinita carità.

Ecco perché questa manifestazione inizia veramente la storia dell’attuazione della salvezza. Si è attuata la salvezza, perché Dio ha svelato a noi se stesso. Il salmista aveva gridato: “Signore mostraci il tuo volto e saremo salvi” (Sal 4, 7; Sal 30, 17). Ecco, in questo momento proprio Dio manifesta il suo volto.

Ecco perché la devozione basilare di un cristiano è indirizzata alla Santissima Trinità; è l’adorazione profonda che noi dobbiamo avere, è il sentimento di ammirazione, è la lode che dobbiamo dare alla Santissima Trinità con tutta la nostra vita. E’ così che poi, nel nome della Santissima Trinità, noi eleveremo le nostre opere, noi parteciperemo a tutti i misteri della fede.

Ricordiamocene sempre e quando ci segniamo con il segno di croce facciamolo con profonda fede, facciamolo con un senso di grande abbandono. Che cosa vuol dire il nostro segno di croce? Pronunciamo il nome delle tre Persone divine e diciamo di essere uniti, di essere fedeli, di essere pronti, perché il Signore ci ha fatto figli attraverso il suo Mistero Pasquale, attraverso la sua croce. E la figura della croce che tracciamo sul nostro corpo è il simbolo di tutta una vita di servizio, di umiltà, di obbedienza che vogliamo realizzare uniti a Gesù, al Servo ubbidiente come ci ricordava la prima Lettura.

Imponiamoci perciò una profondità di fede, imponiamoci una vera scelta di grazia, perché siamo figli di Dio e come figli di Dio sempre dobbiamo vivere.

MESSA ORE 8, 30

Due sono i frutti ben evidenti che dobbiamo ricevere da questa festa del Battesimo di Gesù.

Il primo è progredire nella cognizione della Santissima Trinità, nell’adorazione e nell’amore al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, poiché oggi ricordiamo questa grande manifestazione al mondo tutto: Dio si manifesta come Trinità, come comunità di amore e ci invita ad entrare nella sua comunità, ci invita ad entrare nella sua famiglia.

E il secondo frutto, ecco il Padre che ci indica in Gesù il nostro Salvatore e il nostro modello, la nostra gloria, poiché è il Figlio prediletto, in cui lui si è compiaciuto.

Perciò, nell’adorazione e nell’amore alla Trinità, progredire come membra di Cristo, fino a diventare come Gesù, “alla statura del Cristo”, come dice San Paolo.

E questi due frutti li possiamo raccogliere meglio, meditando la grande grazia del nostro Battesimo, della nostra vocazione che si è verificata nel Battesimo e, nello stesso tempo, è iniziata nel Battesimo come progresso nella grazia, come generosità di missione, come forte partecipazione alla comunità dei credenti. È sempre al Battesimo che noi dobbiamo ritornare.

Nella prima Lettura il profeta Isaia, tracciando la visuale della missione messianica, sottolinea come è missione di amore, è missione di dono, è missione di alleanza. Ed è proprio in questo senso che dobbiamo partecipare alla missione di Gesù come ad una missione di amore, di dono agli altri, di generosità perenne, per cui dobbiamo fare della nostra vita una gloria e una lode al nome del Signore, come dice il Salmo responsoriale: “Date al Signore, figli di Dio, date al Signore gloria e potenza” (Sal 28, 1-2). Ecco la missione del battezzato che segue Gesù: la gloria a Dio nella bontà agli uomini.

Nella seconda Lettura San Pietro raccoglie pienamente il senso della missione della Chiesa. Dice San Pietro: “Dio non fa preferenze” (cfr. At 10, 34. 35), Dio chiama tutti e chiama tutti in Gesù, che passò beneficando e risanando tutti. “Erano”, continua l’apostolo, “sotto il potere del diavolo” (cfr. At 10, 38) tutti gli uomini, ma Gesù li ha salvati. Essere battezzati è rinunciare al peccato, è rinunciare perciò a Satana e al mondo. Però, notiamo bene, la purificazione e la rinuncia è solo il primo atto, direi, è il meno, il più sta nel realizzarci così, “nello Spirito Santo e nel fuoco”, secondo le parole di Giovanni il Battista, cioè, realizzarci veramente come figli di Dio, perché possiamo essere anche noi nell’amore del Padre, perché il Padre anche di noi si compiaccia.

Vivere potentemente il nostro Battesimo è allora tutto il nostro programma. Vivere cioè la nostra dignità di figli di Dio, vivere come templi dello Spirito Santo, vivere come è vissuto Gesù nella sua umiltà e nella sua bontà è vivere nell’unione con i nostri fratelli, nella partecipazione viva e attiva alla comunità dei figli di Dio, perché nella Chiesa noi dobbiamo essere vere membra attive e forti.

Ecco allora che i Pre-Ju, che vogliono oggi rinnovare le promesse del loro Battesimo, diventano per noi un segno, diventano per noi un momento di riflessione. Noi dobbiamo rivedere il nostro Battesimo, perché troppo lo trascuriamo, perché viviamo senza coerenza, perché viviamo senza la forza propria dei figli di Dio. E voi che volete così solennemente rinnovare la vostra professione di fede, voi che volete così, di fronte a tutta la comunità, ripetere il vostro impegno, nominatamente, voi ricordate che in questo momento non assumete un impegno nuovo, volete solo rendere la vostra vita sommamente lineare, vivere così nella sincerità profonda. Volete vivere aiutati dalla Madonna nella consacrazione a lei, volete vivere la grande consacrazione che lo Spirito Santo ha operato e continua ad operare nei vostri cuori. Siate docili, siate pronti all’azione dello Spirito Santo, perché la vostra vita sia veramente fervida, il vostro impegno sia veramente coerente, la vostra generosità sia continuata e realizzi di voi degli autentici cristiani. L’impegno che voi ripetete, ne siete consapevoli, è un impegno molto grande ed è perciò che non fidate sulle vostre forze, ma confidate nell’aiuto che viene a noi perennemente dal sacrificio di Cristo nella Messa. È nella Messa allora che farete il vostro centro, è nella Messa che realizzerete la piena vostra fortezza: nella Messa, nell’intercessione di Maria e nell’intercessione del Santo che volete invocare come vostro patrono.

CODICE 74ACO01330N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 13/01/1974
OCCASIONE Omelia, Domenica Festa del Battesimo di Gesù - Anno C - Messa ore 6, 30 e 8, 30 - Rinnovazione delle promesse battesimali
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Battesimo di Gesù, rivelazione della Trinità
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