22/02/1973 - Omelia Cattedra San Pietro

1 Pt 5, 1-4; Mt 16, 13-19

È la festa della cattedra di San Pietro: vuol dire festa dell’unità della Chiesa, della Chiesa unita per volontà del Signore nel collegio apostolico, la Chiesa unita nel successore di San Pietro, che è il Papa.

Cattedra di San Pietro, episcopato di San Pietro.

La Provvidenza di Dio ha condotto Pietro a Roma e Pietro è diventato il capo della comunità di Roma. La Provvidenza di Dio ha permesso che Pietro compisse la sua vita e morisse di martirio in Roma, perciò tutti i vescovi di Roma, che succedono a Pietro, succedono anche nell’incarico che Pietro ha avuto, di essere servo dei servi di Dio, cioè di essere colui che conferma i fratelli, di essere cioè nella Chiesa colui che serve l’unità, che è simbolo e che realizza l’unità.

Ecco perché diciamo che la Chiesa è “una sotto il governo del Sommo Pontefice”, governo inteso nel significato preciso dato da Gesù, quando ha detto: “I re delle genti governano, i re delle genti hanno il potere, ma non sia così per voi, voi tenete questa regola, che il più grande sia come il più piccolo e colui che ha più potere sia colui che serve”. Ecco il ministero del Sommo Pontefice nella Chiesa.

Onoriamo questa sera San Pietro, onoriamo il suo episcopato, onoriamo il suo martirio.

Poi riflettiamo bene come noi siamo interessati, come noi siamo comunità, perché Cristo è presente in mezzo a noi e ha voluto che gli apostoli fossero messi a fondamento. Riflettiamo come è la Chiesa che ci dà l’Eucarestia, come non è possibile celebrare l’Eucarestia non in comunione col Vescovo e il Vescovo deve essere in comunione col Papa. Riflettiamo come noi dobbiamo avere una grande convinzione in ordine alla Chiesa, cioè dobbiamo sentire come apparteniamo alla Chiesa, come dobbiamo essere con tutti una cosa sola, come una divisione tra i cristiani è un non senso, è nel significato vero della parola uno scandalo, come dobbiamo essere uniti tutti nella grande famiglia della Chiesa e come dobbiamo essere generosi, non aspettandoci tutto dagli altri. La Chiesa non è il Sommo Pontefice, non è solamente il Collegio episcopale, la Chiesa è noi con loro, tutti noi con loro.

Nella Chiesa dobbiamo essere dunque membri attivi, dobbiamo sentirci la responsabilità di fronte a tutti; quando parliamo, quando agiamo non dimentichiamoci mai di sentirci Chiesa. Siamo la Chiesa.

E, ancora, la Chiesa il Signore l’ha voluta gerarchica; abbiamo visto: il Papa e il Collegio episcopale. Se la Chiesa è un mistero, la Chiesa per volontà di Gesù è anche un’istituzione. Dobbiamo allora vedere e capire il carisma che è negli altri, il dono di servizio che il Signore ha voluto per tutti e cioè dobbiamo allora collaborare, dobbiamo essere docili e ubbidienti. Dobbiamo capire di non capire tutto, dobbiamo capire il nostro limite e riconoscere che la Chiesa è come un organismo, in cui ciascuno ha la sua funzione.

Perciò dobbiamo riaffermare questa sera la nostra volontà di entrare sempre di più nella considerazione della Chiesa come il corpo del Signore, come lo strumento della salvezza e come noi, che siamo stati eletti ad essere Chiesa, dobbiamo sentire profondamente, sempre la nostra responsabilità.