02/11/1978 - Omelia Commemorazione Defunti

Sant’Ilario d’Enza 02/11/78, Commemorazione Defunti
Omelia

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Due pensieri oggi premono soprattutto sulla nostra anima:

1. Il pensiero della morte, il pensiero che questa nostra vita un giorno si spezzerà e dopo? Noi sappiamo che abbiamo una risposta luminosa e certissima nella nostra fede, noi sappiamo che il cristiano fedele e generoso, che l’operatore di bene, secondo lo spirito delle beatitudini, attraverso la porta della morte entrerà in una vita infinitamente più bella, in una pace totale, in una gioia senza tramonto.

Ma sappiamo ancora che coloro che hanno rifiutato il Signore, coloro che si sono dati al peccato senza pentimento, coloro che hanno abusato dei doni di Dio, con la morte entreranno nel giusto giudizio di Dio. La morte segnerà l’ora della verità per loro che sono stati sempre nella menzogna, l’ora del rendimento perché loro non hanno mai voluto capire che al di sopra di loro c’era Dio e i giusti diritti di Dio.

Oh, per i cattivi, per coloro che rifiutano il Signore, che ora amara l’ora della morte! Che ora terribile!

Noi siamo chiamati a riflettere, perché il tempo passa e inesorabilmente passa e saremo giudicati non dalle parole, non dalle buone intenzioni che sono restate solo desideri inefficaci, ma noi saremo giudicati dalle opere.

Dobbiamo capire allora com’è preziosa ogni frazione di tempo, perché è col tempo che dobbiamo conquistare l’eternità.

I nostri morti che cosa ci dicono se non questo messaggio forte e chiaro? Approfittate del tempo per fare del bene, approfittate, approfittate del tempo per servire Dio e voler bene ai vostri fratelli. Tutte le cose di questa terra passano: “Fatevi – sono parole di Gesù - dei tesori nei cieli dove né il ladro, né la tignola possono rubare o distruggere”. Fatevi dei tesori.

Come siamo stolti quando sciupiamo il tempo, quando del tempo facciamo il regno del peccato, quando della roba che ci dà il Signore facciamo solo un oggetto di cupidigia e di avarizia, quando sciupiamo le occasioni migliori. E i nostri morti ci dicono dunque: “state attenti perché la vostra giornata non sapete quanto è lunga: approfittate, fate del bene, tanto bene, non sciupate la grazia di Dio, progredite nel bene e nella generosità. Che ogni giorno vi trovi migliori”.

2. Il secondo pensiero mi pare che sia proprio questo: il Signore non ci vuole vedere distaccati dai nostri morti. E’ giusto pensare ai defunti perché siamo in comunione di vita con loro. Ieri ricordavamo la comunione con i nostri santi, ora pensiamo ai defunti che sono in purgatorio: una comunione di amore, una comunione di preghiera, una comunione di grande scambio di carità.

Noi dobbiamo voler bene come a carissimi fratelli ai nostri defunti. Il Signore vuole che ci sia questo scambio tra di noi, perché noi li dobbiamo aiutare con le nostre preghiere, particolarmente con l’offerta della santa Messa e loro, senza dubbio, pieni di amore del Signore, desiderano e vogliono aiutarci.

E’ una conseguenza della dottrina che si chiama la dottrina della comunione dei santi. Dobbiamo ben rifletterci, perché poco preghiamo per i nostri defunti, perché poco offriamo opere buone, perché tante volte forse siamo distratti anche quando in ogni Messa li ricordiamo particolarmente.

Animiamoci allora ad essere caritatevoli e responsabili anche verso di loro, perché “a chi dà sarà dato”. Si applicano tanto bene queste parole di Gesù. A chi dà sarà dato, ha chi ha sarà dato anche quello di chi non ha: sono sottolineature che presento alla vostra riflessione.

Dobbiamo dare e ci sarà dato, dobbiamo dare perché la nostra posizione è una posizione ben particolare di questo nostro tempo. Sono le cose che dobbiamo fare, sono le cose in cui ci dobbiamo impegnare.

Che la grazia del Signore ci aiuti a vivere sempre in maggiore comunione con i nostri santi e con i nostri morti per vivere ancora in comunione tra di noi.

CODICE 78M1O0133TN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 02/11/78, Commemorazione Defunti
OCCASIONE Omelia
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Il valore del tempo, il richiamo dei nostri morti
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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