21/06/1973 - Omelia Corpus Domini

Sant'Ilario d'Enza, 21/06/1973
Omelia, Giovedì Solennità del Corpo e del Sangue di Cristo - Anno B

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Es 24, 3-8; Eb 9, 11-15; Mc 14, 12-16. 22-26.

La Liturgia oggi insiste sul mistero del sangue, è la parola della Scrittura forte, terribile, sconvolgente: “Senza effusione di sangue non avviene redenzione”. Mosè al Sinai aveva proclamato il patto tra Dio e il suo popolo, un patto sancito nel sangue. San Paolo, nella lettera agli Ebrei, ricorda come Gesù ci ha salvato col sangue e col proprio sangue ci introdusse nella salvezza.

Perché il sangue? Perché è l’espressione della vita.

Perché il sangue? Perché esprime il sacrificio di tutto l’essere, che si sottomette e accetta il sacrificio, accetta la penitenza, accetta la trasformazione dell’amore.

Celebriamo la festa del Corpo e Sangue del Signore e ricordiamo che la nostra alleanza, cioè il nostro patto di amore, la nostra unione con Dio nello Spirito Santo, ci è stata data nell’immolazione di Gesù. Lui è morto perché noi fossimo vivi; lui nella Messa continua a morire, perché noi possiamo essere vivi, vivi nella nostra anima, vivi insieme nella comunità dei figli di Dio.

Noi ricordiamo oggi che Gesù ha voluto perpetuare il suo sacrificio, ha voluto continuare la sua immolazione, perché noi fossimo veramente santi e formassimo il popolo santo di Dio. Oggi noi ricordiamo come il Signore nella sua misericordia si è dato a noi perché, non dimentichiamolo mai, anche quando lo adoriamo nel tabernacolo, quell’ostia viene dalla Messa, viene dal sacrificio. Non dimentichiamolo mai che, quando riceviamo la comunione, è la consumazione di un sacrificio; Cristo immolato si dona a noi, perché noi partecipiamo alla sua immolazione e formiamo così un unico corpo e un unico spirito.

Il sacramento dell’Eucaristia è allora il sacramento della redenzione ed è il sacramento dell’unità.

È il sacramento della redenzione, perché ricordiamo bene come la sua morte non vale se non c’è anche la nostra morte. È necessario che noi moriamo al male, che noi moriamo all’egoismo, che noi diventiamo creature nuove. “Camminate”, dirà l’apostolo, “in una novità di vita” ed è proprio perché la Chiesa possa nascere dall’Eucaristia che lui rinnova continuamente questa sua oblazione.

La Chiesa è sempre in costruzione, la Chiesa ha continuamente bisogno di Eucaristia, la Chiesa si unisce nella consapevolezza di continuare la missione del Cristo, di continuare la sua opera di evangelizzazione, la sua opera di salvezza.

Noi diventiamo Chiesa nell’Eucaristia per diventare missionari, per portare l’Eucaristia agli altri, non per tenerla gelosamente per noi. Non ha senso che noi ci isoliamo e portiamo all’altare, all’Eucaristia, al sacrificio solo noi. Noi dobbiamo portare all’Eucaristia, sull’altare, tutto il mondo. Dobbiamo sentirci continuatori della sua opera, perché quel sangue è sparso per tutti, in remissione dei peccati. Gioiamo dunque oggi nella celebrazione di questo mistero, gioiamo di una profonda gioia, ma sentiamo ancora che l’Eucaristia ci impegna. Ci impegna come devozione: quanto la dobbiamo amare! Ci impegna come espiazione: “Io compio nel mio corpo ciò che manca alla passione del Cristo”. Ci impegna come missionarietà: l’Eucaristia è Cristo che vive in noi, perché attraverso noi vuole donarsi agli altri.

CODICE 73FMO0133AN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 21/06/1973
OCCASIONE Omelia, Giovedì Solennità del Corpo e del Sangue di Cristo - Anno B
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE La nuova alleanza nel sangue di Cristo, la Messa
ARGOMENTI La nuova alleanza nel sangue di Cristo, la Messa
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