Dn 7, 13-14; Ap 1, 5-8; Gv 18, 33-37
“Io sono nato e per questo sono venuto nel mondo” (cfr. Gv 18, 37). È nato per essere re. È nato per essere un re nella via dell’amore, un re perché ha donato e donato tutto, non ha risparmiato nulla. Vediamo le tappe della sua regalità. È nato e si è donato al mondo come un bambino, perché tutti fossero invitati ad amare, tutti arrivassero alla pace di Dio. E fugge dal tiranno Erode, perché il suo “regno non è di questo mondo” (cfr. Gv 18, 36), per insegnare agli uomini che la violenza è il peggiore degli egoismi e distrugge tutto. È re ed è vissuto a Nazaret come il garzone di un operaio, là, nella più oscura borgata di tutto Israele. È re e va per le vie della Palestina e “gli uccelli hanno il nido e le bestie del campo hanno la tana, ma lui non ha dove posare il capo” (cfr. Mt 8, 20). È re e sale la via del Calvario ed è posto in croce, così, spoglio di tutto, spoglio della riconoscenza dei miracolati e dei beneficati, spoglio in obbrobrio a tutti i suoi nemici, che lo beffeggiano e ridono su di lui. E chiude così la sua vita in un apparente, terribile fallimento. Ed è re. Ed è re glorioso quando risorge, ma si fa vedere solo agli amici, non ha il trionfo esteriore su quelli che lo avevano messo a morte. È re e ha dato tutto: “Essendo ricco, si è fatto povero perché tutti noi fossimo ricchi della sua povertà” (2Cor 8, 9). Ecco, ha dato tutto il Signore! Questa è la sua regalità. Questa è la forma meravigliosa del suo dono, per cui tutti coloro che lo vogliono seguire potranno essere dei re così. Potranno essere dei re donando, amando, beneficando. Potranno essere dei re, sapendo vincere le loro passioni e sconfiggendo i loro peccati. “Il mio regno non è di questo mondo” (cfr. Gv 18, 36). Lo avrebbero seguito, così, senza nessuna speranza umana, ma con una certezza meravigliosa di un regno che non conoscerebbe tramonto. Ecco, io vorrei che riflettessimo a lungo su questa regalità del Crocefisso. Vorrei che riflettessimo a lungo per sentire la nostra vocazione cristiana, che è proprio regale secondo la sua parola: “I re dei popoli li dominano. Voi non così. Ma chi è più grande tra di voi si faccia il più piccolo e chi presiede diventi un servo” (cfr. Mt 20, 25-28 ; cfr. Mc 10, 42-48). Ecco così, seguire il Signore nella grande magnifica via della carità. Seguire il Signore, cercando di essere umili e distaccati dai beni di questo mondo, di essere caritatevoli e sapendo perdonare, di essere veramente signori di sé stessi e delle proprie passioni, perché rinnegare noi stessi e prendere la sua croce è una condizione inderogabile per essere suoi discepoli, per saper come Lui qual è la strada vera in questo mondo. Era venuto per dare testimonianza alla verità (cfr. Gv 18, 37), cioè per dichiarare quali cose sono vere e quali cose sono false. Che cosa c’è di vero al mondo? E’ ciò che ha scelto Lui. Ciò che c’è di falso, nonostante tutte le opinioni e le teorie, è quello che Lui ha scartato. E allora “chiunque è dalla verità ascolta la sua voce” (cfr. Gv 18, 37), dalla parte della verità. E sappiamo qual è questa verità, qual è questo senso della vita che dobbiamo imparare, qual è la fiducia che noi dobbiamo riporre in Dio nostro Padre, perché troppe volte siamo inquieti, agitati e il mondo sembra rovinare su di noi. Il Signore c’insegna che niente torna a danno di chi è eletto nell’amore, tutto nella sua provvidenza torna per il bene. Questo è l’insegnamento della festa di oggi: confidare nel suo amore di Amico e Signore, offrire con la sicurezza che Lui non mancherà mai. Lui è l’Alfa e l’Oméga, Colui che era, che è, che sarà, che viene, l’Onnipotente.
CODICE | 79MQO0133ZN |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 25/11/1979 |
OCCASIONE | Omelia, Domenica XXXIV Tempo Ordinario, Solennità di Cristo Re - Anno B |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Regalità di Gesù |
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