29/04/1973 - Omelia Domenica Albis

Sant'Ilario d'Enza, 29/04/1973
Omelia, II Domenica Tempo Pasqua - Anno B - Messa ore 8, 30

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At 4, 32-35; 1 Gv 5, 1-6; Gv 20, 19-31

La liturgia di questa domenica ci invita ad una grande fede, perché il rimprovero, che Gesù ha posto a Tommaso, sentiamo di meritarcelo anche noi. Troppo spesso siamo increduli, veramente increduli, non abbiamo una fede viva perché non abbiamo abbastanza la sicurezza di Cristo risorto in mezzo a noi. Troppo spesso la nostra fede è debole e per forza allora le nostre opere sono deboli, la nostra vita mediocre, la nostra perseveranza molto saltuaria. Abbiamo poca fede e dobbiamo ricordare che allora è Gesù che ci chiama, è Gesù che ha completato il numero delle sue beatitudini con questa: “Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno” (cfr. Gv 20, 29). Aveva detto: “Beati i poveri, beati i mondi di cuore, beati i miti…” (cfr. Mt 5, 3 e seg.), ora dice come a coronamento e come a sintesi totale: “Beati quelli che credono”, che credono sulla parola sua e che lo seguono fino in fondo, in tutto. I discepoli di Emmaus: quella stessa giornata Gesù aveva spiegato che era necessario che lui patisse. Agli undici aveva rimproverato la loro durezza di cuore perché si erano smarriti di fronte alla croce, alla sofferenza. Si erano completamente smarriti. Gesù dice: “È necessario” (cfr. Gv 3, 14) per lui, per noi. Dove la nostra fede viene messa a prova è proprio lì, quando nella vita vi sono le contraddizioni, quando nella vita vi sono le incertezze, quando nella vita vi sono i punti duri, i momenti di smarrimento, i momenti di peso, i momenti nei quali pare, sembra che tutto sia così unicamente in una logica umana, che tutto sia così in un seguito di cose poste a caso. Quando vediamo il trionfo apparente del male, quando vediamo i buoni propositi che urtano contro degli ostacoli improvvisi, è il momento nel quale noi dobbiamo ricordare esattamente questa beatitudine: non vedete, credete. La vita vera cristiana non consiste nel seguire il Signore su un carro trionfale, consiste così giorno per giorno di dargli testimonianza nell’esercizio del nostro dovere, nel nostro posto di lavoro, nella nostra famiglia, nella bontà diffusa attorno a noi, in quella oscura lotta che avviene dentro di noi tra le forze dell’egoismo e le forze del bene. Beati quelli che credono. Ecco come ci dobbiamo animare nella sicurezza che Gesù risorto ha ottenuto la forza per tutti noi, che Gesù non è lontano da noi, ma è vicino ad ognuno di noi e ci ama. E il suo amore di redentore non permette, come lui stesso ha detto, “Che nessuno perisca” (cfr. Gv 18, 9), cioè che nessuna nostra giornata vada a vuoto, ma tutto sia così come seme di bene per il tempo e per l’eternità. Ed è di qui che, dopo la Liturgia, segna le conseguenze di questo trionfo della fede e nella comunità cristiana, prima Lettura, e nell’ordine dell’amore, della testimonianza dell’amore nel mondo, perché tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo. “E questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede” (cfr. 1 Gv 5, 4). Viviamo dunque di fede fino in fondo con tutta la generosità e lo slancio del nostro cuore.

CODICE 73DUO01361N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 29/04/1973
OCCASIONE Omelia, II Domenica Tempo Pasqua - Anno B - Messa ore 8, 30
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE prove della fede
ARGOMENTI Sofferenze: prove della fede
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