At 4, 32-35; 1 Gv 5, 1-6; Gv 20, 19-31
“Mio Signore e mio Dio” (Gv 20, 28) è l’esclamazione estatica, l’esclamazione di adorazione e di fede, è la solenne consegna dell’uomo a Dio.
Noi oggi continuiamo a contemplare la Risurrezione del Signore, è l’Ottava del giorno di Pasqua, e sempre di più dobbiamo entrare nella gloria di questo mistero, perché la Risurrezione di Gesù non è una bella poesia, non è una teoria vaga, è un fatto, un fatto vero. Il Signore è risorto ed è il Signore dei secoli, è vivo ed è in mezzo a noi, è con noi e davanti al Padre è per noi.
La Risurrezione del Signore allora non può essere posta, così, in una situazione secondaria: la Risurrezione del Signore è il centro della nostra vita, perché è il centro della nostra fede. Il Signore è vivo, anche adesso, anche qui tra di noi! E’ vivo! E’ Lui che opera! E l’ingratitudine degli uomini e le bestemmie e le ribellioni nulla possono contro di Lui. Lui è stato proclamato ed è il Signore, attorno al quale gravitano tutti gli avvenimenti delle nazioni e dei tempi. Lo dobbiamo sentire così, lo dobbiamo onorare così, lo dobbiamo seguire, perché chi segue il Signore non cammina al buio, chi segue il Signore ha una grande gioia. Avete sentito, quando apparve Gesù ai discepoli, gioirono. Ecco il sentimento vero di chi ha la fede: la gioia, una gioia grande, una gioia che nessun avvenimento, nessuna circostanza o nessuna previsione può in qualche maniera turbare. Ed è la prima di tutte le conseguenze. Avere fede è avere gioia, è avere quella sicurezza che la vita ha un senso, che la vita ha un perché, che la vita non è un’avventura buttata là, nella quale alcuni sono fortunati ed altri no. La vita è una grande cosa, quando è posta così nella presenza e nella grazia del Signore.
Ed è precisamente in queste due chiare affermazioni, nell’affermazione della fede, la sua presenza invisibile ma così grande e così forte, è nella gioia che un cuore sente profondamente e tutta la Chiesa sente e, quando noi siamo riuniti come Chiesa ancora lo sentiamo con più vivacità, è, dico, in questi due sentimenti che celebriamo il vostro matrimonio.
Ed è proprio così che noi vi facciamo gli auguri.
Noi auspichiamo che la vostra vita sia, così, posta ogni giorno nella fede e niente facciate senza la fede e niente agiate al di là della fede. La fede sia la vostra luce, il vostro sostegno la vostra forza. Noi lo sappiamo che la vita presenta tante difficoltà, ma abbiate sempre una grande fede, una fede sincera, una fede nutrita, una fede che cresce ogni giorno, che si dilata. Nessuna cosa del cristiano può essere vissuta bene, se non è vissuta nella fede. Abbiate fede, una grande, memorabile fede. Voi, ricordandovi nel vostro domani di questo giorno, dovrete dire: - Abbiamo iniziato insieme un cammino di fede, è questo ciò che è restato, è questo ciò che noi abbiamo operato. Abbiamo cominciato un cammino insieme di fede, perché con la fede siamo sicuri del nostro amore.
Amatevi! Ogni giorno che passa accresca il vostro amore, ma lo accresca nella fede, lo accresca nella vostra perfetta disponibilità alla volontà di Dio, per seguirlo proprio da vicino, non con stanchezza, non quasi con riluttanza: seguirlo con passo spedito. “Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno” (Gv 20, 29). Ecco, la vostra vita sia piena nella fede, nella ricerca della sua Parola, nella ricerca della sua virtù. Nel Cuore di Gesù trovate la forza, ma trovate ancora il modello, trovate quel modello sincero e pieno di cui ha bisogno la vita di ogni credente. Guardate a Cristo, vivete di Lui, vivete di Lui ed esercitate così il vostro pieno cammino, un cammino che sia veramente ancora testimonianza.
Ed ecco che qui entra il secondo sentimento di cui parlavamo: la gioia, che non è il chiasso, che non è il rumore. La gioia del cristiano è qualche cosa di estremamente profondo che resta sempre: la gioia di essere amati da Dio, la gioia di corrispondere al suo amore, la gioia di compiere la missione che Dio affida, perché Dio oggi vi affida una missione, è il ministero del matrimonio, il ministero della famiglia. Dio vi affida una missione, voi accettate questa missione e, amandovi, vivrete così nella pace e nella gioia di Dio e sarete nella Chiesa una piena testimonianza. Inseriti così nel tessuto ecclesiale, potrete sempre di più dare frutti di bene.
Noi vi auguriamo questo, noi preghiamo per questo, noi vi diciamo che vi siamo vicini, perché voi possiate corrispondere a questo progetto che Dio ha avuto per voi, questo progetto che voi ora riconoscete. E, ricevendo il Sacramento, innalzerete a Dio l’inno vero di ringraziamento e guarderete avanti ai vostri anni con serenità, la serenità di essere con Lui e di essere insieme ai vostri amici nella santa Chiesa di Dio.
CODICE | 82DHO01361E |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 18/04/1982 |
OCCASIONE | Omelia, II Domenica Tempo di Pasqua – Anno B - Matrimonio |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La fede in Gesù Risorto: sicurezza e gioia |
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