06/04/1975 - Omelia Domenica Albis ore 6.30 e ore 8.15

Sant’Ilario d’Enza, 06/04/1975
Omelia, II Domenica, in Albis, Tempo Pasqua - Anno A - Messa ore 6, 30 e 8, 30

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At 2, 42-47; 1Pt 1, 3-9;Gv 20, 19-31

MESSA ORE 6, 30

Il regalo pasquale che Gesù fa ai suoi è la pace e sottolinea questa profonda realtà della pace, dando a loro e dando in loro alla Chiesa, per tutti i secoli, il potere di rimettere i peccati. “Ricevete lo Spirito Santo”: è per opera dello Spirito Santo che nella Chiesa si opera questo grande miracolo, che un peccatore diventa santo, che un peccatore macchiato, degno dell’Inferno, diventa degno del Paradiso.

In questo tempo pasquale noi dobbiamo capire sempre di più l’importanza per la vera gioia, per la vera pace, per la nostra gioia, per la pace di tutti, della vittoria sul peccato, del riuscire a dare all’anima nostra questa sostanziale armonia di pace. Ecco perché è in gioco tutta la nostra fede. Gesù proclama la beatitudine di quelli che credono, ora questo è un punto principale della fede e allora vogliamo meditare su queste tre cose.

La prima, che il Signore c’insegna come il peccato distrugge la vera pace. I nostri peccati sono sempre alla base delle nostre inquietudini, delle nostre insofferenze. Sono i nostri peccati che ci determinano quegli stati d’intolleranza, sono i nostri peccati che c’impediscono di gustare le opere di Dio, la creazione di Dio, le opere della redenzione. Ecco perché, se ci vogliamo mettere in una strada che conduca ad una vera gioia, ad una vera letizia, dobbiamo combattere i nostri peccati, vincere i nostri difetti.

Seconda cosa: dobbiamo riflettere che è proprio nell’ordine dello Spirito Santo che avviene la remissione dei peccati. Ecco la grande stima che dobbiamo avere della Confessione, come un mezzo meraviglioso donato dal Signore. Non dobbiamo vedere le nostre Confessioni come un peso, come qualche cosa che bisogna ogni tanto fare, ma dobbiamo avere molta fede nel Sacramento, compierlo con frequenza, compierlo con umiltà, compierlo con molta disponibilità all’azione dello Spirito Santo. Confessarsi spesso è una strada molto facile e molto bella perché, vista così l’azione dello Spirito Santo non si guarda ad altro, vista così l’azione dello Spirito Santo l’anima si porta al confessionale con grande disponibilità.

E terza cosa che noi siamo chiamati ad accogliere insieme il Signore, cioè la nostra fede nella remissione dei peccati deve essere tanto grande, perché noi siamo chiamati non solo a ricevere il perdono, ma a collaborare perché nella Chiesa il senso del peccato venga ad essere vivacizzato, perché il senso del peccato attorno a noi sia sempre come lo vuole il Signore. Attorno a noi, dico, nelle nostre famiglie; attorno a noi, dico, nelle nostre conoscenze. Noi dobbiamo essere ben attenti a dare il senso morale, a sottolineare l’importanza di vivere come vuole il Signore. La morale non è un’opinione, la morale è un’indicazione precisa che ci dà Iddio, ed è a questa legge che noi dobbiamo sottometterci perché è legge d’amore, perché è legge di grazia.

Proponiamoci perciò in questo tempo pasquale di revisionare tutto questo, per dare al Signore tanta, tanta maggiore disponibilità.

MESSA ORE 8, 30

In questa domenica siamo invitati ad approfondire il significato della gioia cristiana. Tutta la Liturgia sottolinea i motivi di questa gioia, una gioia profonda perché “siamo stati rigenerati”, dice San Pietro, si è verificata in noi una nuova generazione e abbiamo, mediante la risurrezione di Gesù Cristo, “una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe. È conservata nei cieli per noi”. Ecco perché dobbiamo essere ricolmi di gioia. E San Pietro non fa un augurio, constata una realtà: “Perciò siete colmi di gioia”. Il cristiano maturo è un cristiano ricco di gioia “nonostante”, dice san Pietro, “che siete afflitti da varie prove”. C’era già la persecuzione e non pochi erano martiri, ma questo anziché togliere la gioia, ecco com’erano queste prime comunità cristiane, “voi esultate di gioia indicibile e gloriosa”. È una gioia comunitaria, è una gioia di tutti, che viene poi descritta nella prima Lettura dal brano degli Atti degli Apostoli.

Che cosa facevano queste comunità cristiane?

“Erano assidui i fratelli nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli”: ascolto della Parola.

“Erano uniti”: ecco l’assemblea cristiana, la famiglia cristiana, “erano uniti nella frazione del pane”: Eucaristia, “erano uniti nella Liturgia della preghiera”, sicché erano un cuor solo e un’anima sola.

Ecco perché, sottolinea ancora il testo degli Atti degli Apostoli: “prendevano i pasti con letizia, lodando Dio e godendo la stima di tutti”.

Ecco, vorrei che su questo approfondissimo la nostra meditazione, perché il cristiano è fatto per la gioia, perché il cristiano è un uomo risorto. Se vive la sua fede, se tiene grande nel suo cuore la speranza, il cristiano è contento e l’assemblea dei cristiani realizza in pieno il regno di Dio, che è di letizia. San Pietro, nella sua Lettera, sottolineava quelle parole di Gesù che abbiamo letto nell’apparizione ai discepoli e a Tommaso: la beatitudine di quelli che, pur non avendo visto, credono. Che cosa vuol dire? Vuol dire questo, che la nostra fede è ancora migliore di una visione, è ancora migliore dell’esperienza umana e naturale. La fede ci dà una certezza più grande della nostra esperienza sensibile, perché è basata sulla Parola di Dio che non può ingannare. La nostra fede è una certezza così vigorosa, che ci conduce in piena sicurezza.

Vorrei che allora la nostra forza, la nostra generosità si alimentasse continuamente dalla fede. Siamo troppo tristi, alle volte, per definirci cristiani, siamo troppo preoccupati, siamo troppo ansiosi, siamo troppo condizionati da tutte le cose umane e questo forse è dato da una pochezza di fede.

Abbiamo il Signore con noi ed è il Signore risorto. Di che cosa dobbiamo temere? Abbiamo il Signore con noi, abbiamo le sue meravigliose promesse, abbiamo lo Spirito suo: “Egli alitò e disse: ricevete lo Spirito Santo”. Nello Spirito Santo, che è sparso per tutta la comunità dei fedeli in remissione dei peccati, abbiamo quella ulteriore certezza, che nemmeno i nostri peccati devono essere motivo d’angoscia, nemmeno tutti i gravi peccati che si commettono nel mondo. Certo, siamo chiamati a lavorare per il regno di Dio, ma con entusiasmo, con sicurezza, con fede.

Cresciamo dunque in questo entusiasmo, cerchiamo d’essere cristiani attivi, generosi. Cerchiamo di dare agli altri questa testimonianza di fede e di certezza. Il mondo, sostanzialmente, ha bisogno di sicurezza e la sicurezza di dove può venire? Certo, non dalle costruzioni degli uomini, non dalle loro indagini o dai loro progetti. La sicurezza vera viene dal Signore, perché solo lui è il Salvatore e noi cristiani, pur indegni, abbiamo il compito di rappresentarlo nel mondo, abbiamo il compito di portarlo a tutti.

Ecco, siamo molto lieti e nella nostra sicurezza operiamo il bene, perché la nostra vita cristiana non è in valori negativi, ma è in una ricchezza meravigliosa che ci viene data continuamente dalla presenza di Gesù.

CODICE 75D5O01361N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 06/04/1975
OCCASIONE Omelia, II Domenica, in Albis, Tempo Pasqua - Anno A - Messa ore 6, 30 e 8, 30
DESTINATARIO Comunità parrocchiale,
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La gioia, la Confessione
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