25/04/1976 - Omelia Domenica Albis ore 6.30 e ore 8.15 Matrimonio

Sant'Ilario d'Enza, 25/04/1976
Omelia, II Domenica Tempo Pasqua (in Albis) - Anno B - Messa ore 6, 30 - 8, 30 Matrimonio

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At 4, 32-35; 1 Gv 5, 1-6; Gv 20, 19-31

OMELIA ORE 6,30

E’ l’importanza della fede che viene sottolineata in questa domenica nell’ottavo giorno della Pasqua, perché, se non credi, se non credi con pienezza, se non affidi la tua vita alla fede, la tua vita è sciupata, la tua vita non porta frutto, la tua vita non entra nella gloria della risurrezione del Signore. Bisogna credere e credere con tutto l’animo. Vi sono alcuni che dicono di non credere: è una sventura per loro chiudere gli occhi e negare la luce; ma ci sono anche quelli che dicono di credere, ma hanno una fede imperfetta, una fede languida, una fede che non merita nemmeno il nome. Noi ci dobbiamo interrogare sulla nostra fede. Quand’è allora che è autentica? Quand’è che porta veramente il frutto? La fede prima di tutto deve essere illuminata. È oscura, sì, per le nostre capacità umane, ma è meravigliosamente chiara per chi riceve lo Spirito di Dio e Dio si manifesta nella sua verità e nel suo amore e l’uomo deve andargli incontro, aprendo anche i più segreti nascondigli della propria anima. Deve andargli incontro ed è in questo senso che la fede non è una tradizione, non si riceve come in un passaggio di mani; la fede è una conquista personale, la fede è una conquista di tutti i giorni e non si conquista che in uno sforzo di ricezione. Ricevere, ma cosa? Se uno non si tiene continuamente pronto, non medita assiduamente la Parola di Dio, se uno non cerca di collaborare in questa conquista di sempre maggiore luce, ecco, costui ha la fede che languirà, che assumerà sempre e solo delle posizioni esterne, ma la posizione interna, quella che vale prima di tutto, diventerà sempre di più nebulosa, sempre di più indistinta.

E poi la fede deve essere un atto di abbandono, è per definizione una confidenza: donare la propria vita a Dio, mettere in gioco tutta la vita, tutta l’esistenza sulla Parola di Dio. Non è allora un basarsi su di sé, sulle proprie capacità, sulle proprie intuizioni, fede è abbandono. Oh, Signore, fa' di me quello che vuoi! Fidarsi di Dio, fidarsi delle sue promesse, fidarsi di quello che lui ci ha assicurato nel suo amore. “Non dubitare” (cfr. Gv 20, 27) avete sentito, Tommaso è stato rimproverato perché ha dubitato. La posizione di Tommaso è stata una posizione illogica. Aveva sentito, aveva ascoltato quella Parola di vita che Gesù aveva dato per tre anni, aveva la testimonianza forte dei suoi amici, ma Tommaso continua a dubitare. Ed è evidente che in questa posizione possiamo essere molte volte anche noi, quando nonostante tante grazie e tante misericordie del Signore continuiamo a dubitare e, di fronte alla più piccola delle prove, mettiamo in forse tutto. Basta che il dolore alle volte bussi, perché ci si dimentichi di tutto e il lamento è l’unica posizione. E ancora la fede va giustamente collocata, cioè la nostra fede deve essere collocata nella Chiesa, deve essere una fede ecclesiale. La fede non è un cammino che ognuno traccia da solo, il Signore ha voluto che i suoi fossero comunità, fossero Chiesa, è nella Chiesa dove va posta l’ambientazione di tutta la nostra vita cristiana. Chi non vive con la Chiesa, chi non sente con la Chiesa, chi non si prodiga per la Chiesa, ecco, ha una fede imperfetta, una fede distorta, ha una fede individualista, cioè ha una fede che non tiene, che non è quella che vuole il Signore perché, allora, nella fede ecclesiale stanno le opere, le opere buone, quelle opere senza le quali la fede è morta, quelle opere che bisogna proprio porre nella Chiesa e con la Chiesa. Ecco, la differenza tra fede e religione: la fede è un ricevere la Parola di Dio nella sua Chiesa e dire di sì, la religione è semplicemente un’ elevazione che l’uomo pone di fronte all’Infinito. Bisogna che abbiamo fede, una fede grande, una fede viva, una fede operosa, il Signore ce la conceda nella sua misericordia.

OMELIA ORE 8, 30 Matrimonio

La vostra vita è tutta qui, in queste parole: “Venne Gesù, si fermò in mezzo a loro” (cfr. Gv 20, 19). È la vostra vita di ieri e lo sarà ancora di più da questo momento, perché in una realtà sacramentale il Signore Gesù viene in mezzo a voi, lui, per consacrare il vostro amore, per dare al vostro amore quella forza e quella dignità che viene dal dono incommensurabile della fede, del fulgore della grazia di Dio. Cristo risorto in mezzo a voi, Cristo autore di vita, magnifico, il nostro redentore, lui, ed è lui che oggi vi assicura per tutto il vostro domani: “Pace a voi” (cfr. Gv 20, 19); ecco la sua gioia, ecco la sua meravigliosa protezione, lui il Signore Gesù, lui che vi dà la missione. Avete sentito e sentitelo sempre in ogni giorno della vostra vita insieme: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (cfr. Gv 21, 21), perché la famiglia è un essere mandati, è una missione, è una dignità, è una responsabilità. Nella Chiesa voi avete questa missione, nella Chiesa voi dovrete risplendere per questa dignità.

E qual è allora l’augurio che noi vi facciamo? Mi pare che si possa esprimere tutto qui: che la vostra vita sia sempre di più evangelicamente grande, evangelicamente realizzata, evangelicamente operosa. Un cristiano sa di non aver mai finito e il Signore ci ha detto: “Quando avete fatto tutto quello che potete, dite: “Siamo servi inutili” (cfr. Lc 17, 10). C’è un dinamismo che noi vi auguriamo per la vostra vita, un dinamismo, un movimento forte e grande. Oggi la vostra luce voi la ricevete direttamente da Cristo Signore, da Cristo risorto, ebbene oggi sia come un inizio, oggi segni il primo passo verso mete ancora più grandi e ancora più belle. Vorrei proprio che il nostro augurio si esprimesse così: la vostra vita come la vuole il Signore Gesù, sull’esempio del Signore Gesù. Il cristiano è colui che segue Gesù. Sia la vostra vita piena così, piena nella preghiera. Siate una famiglia che prega, siate una famiglia che, nella preghiera, riceve quotidianamente in ogni circostanza la propria vitalità. Siate una famiglia in cui la fede risplenda in una maniera totale. Siate una famiglia nella quale ogni giorno voi realizzate una salita di amore: amando Dio vi amate, amandovi tra di voi amate Dio. È in questi due comandamenti che sta tutta la legge e i profeti. È in questi due comandamenti dell’amore al Signore e dell’amore fra di voi e dell’amore ai fratelli, del vostro inserimento generoso e pronto nella Chiesa, che voi realizzerete la vera perfezione, realizzerete il vero servizio al Signore. Siate così nella Chiesa pronti, vigilanti, siate nella Chiesa generosi in ogni occasione. La vostra vita cristiana rappresenti così lode alla Trinità, rappresenti così profumo alla Chiesa, rappresenti così, passo per passo, un adempimento sempre più grande del precetto del Signore: “Amatevi come io vi ho amato” (cfr. Gv 13, 34). Ecco il nostro augurio, ecco il nostro desiderio, ecco la preghiera che tutti noi uniti in comunità a voi, uniti alle vostre famiglie, noi presentiamo sull’altare, perché sia proprio in quest’ordine, sia proprio in questa forza che la vostra vita sia una grande continua forma di alleluia. Sia sempre alleluia, cioè sia sempre un “lodate Dio”, benedicendolo per ora, per sempre. Sia la vostra vita un alleluia, superando tutte le difficoltà, sapendo che il Signore non delude mai, che il Signore è veramente superiore a tutte le nostre attese. Un alleluia sempre, in ogni momento, fino all’alleluia eterno.

CODICE 76DQO01361E
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 25/04/1976
OCCASIONE Omelia, II Domenica Tempo Pasqua (in Albis) - Anno B - Messa ore 6, 30 - 8, 30 Matrimonio
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Fede
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