14/04/1985 - Omelia Domenica in Albis Fidanzamento

Sant'Ilario d'Enza, 14/04/1985
Omelia, II Domenica dopo Pasqua (in Albis) - Anno B - Fidanzamento

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At 4, 32-35; 1 Gv 5, 1-6; Gv 20, 19-31

“Perché crediate che Gesù è il Figlio di Dio” (cfr. Gv 20, 31). Siamo invitati a credere. A credere con tutte le nostre forze, con tutto il nostro coraggio, con tutte le nostre energie perché è Gesù che noi crediamo, perché è il Risorto, perché ci ama, perché ci vuole nella gloria del suo mistero. È il mistero della nostra vita, il mistero del nostro dolore, il mistero della nostra incertezza, il mistero della nostra debolezza che si trasforma nel mistero della sua gloria, perché se lui è risorto anche noi risorgeremo. Un cristiano guarda oltre il tempo, guarda oltre le cose di questa terra. Le sofferenze sono semi che noi mettiamo con speranza nel terreno, sono semi di eternità. Il cristiano non conta sulle cose della terra, non si illude, il Signore le cose della terra le dà a tutti; noi contiamo sulle cose celesti, sulle cose cioè che verranno sicuramente. I discepoli erano scandalizzati e smarriti, perché Gesù era morto come morivano tutti gli uomini, così, di una morte, la sua, atroce e terribile, ma Gesù apparve loro e in questa sicurezza andarono per il mondo a ripetere l’annuncio: “Sì, Gesù è risorto e noi ne siamo testimoni” (cfr. At 2,32). Ecco perché allora alla luce di Gesù tutto si trasfigura, tutto si cambia, tutto ha un senso. La vita non è un assurdo, la vita non è una tristezza, la vita non è per dei furbi che approfittano degli altri. La vita ha un senso, un senso grande e preciso, la vita presente è fatta per l’eternità e tutto allora prende di qui senso e forza: il nostro amore, il nostro vivere insieme, il nostro lavorare, il nostro crescere nella fraternità, tutto ha un senso. Come dobbiamo lasciarci sommergere da questa meravigliosa realtà che è la risurrezione del Signore! Dico bene: sommergere, sì, perché tutto è trasfigurato dalla fede, tutto è nella fede qualche cosa di molto grande, di molto valido, di certissimo. Vogliamo allora anche noi con Tommaso apostolo prostrarci davanti al Signore e dirgli: “Mio Signore e mio Dio” (cfr. Gv 20,28). Sì, tu sei il mio Signore, il mio padrone, tu sei non solo un grande uomo, sei il mio Dio. Mi prostro a te, mi dono a te. Ti amo. Signore io voglio essere con te. Voglio sempre essere con te e tutta la mia vita vuole essere una crescita nella tua carità. Sempre, sempre di più.

CODICE 85DDO01361D
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 14/04/1985
OCCASIONE Omelia, II Domenica dopo Pasqua (in Albis) - Anno B - Fidanzamento
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Fede nel Risorto
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