Is 66, 10-14; Gal 6, 14-18; Lc 10, 1-12. 17-20
ORE 6,30
Raccogliamo come motivo grande di meditazione quello che dice l'apostolo: "La mia gloria è nella croce del Signore Gesù" (*Gal 6, 14). Dico: dobbiamo raccogliere questa parola, perché esprime una sintesi di tutta la nostra fede, una sintesi di tutto quello che noi professiamo.
Perché la croce del Signore è il centro e la sorgente di tutta la nostra vita? Perché tutte le opere di Dio hanno finalizzato sulla croce, tutte le opere di Dio! Dio guardava alla croce, perché Dio amava l'umanità e voleva, attraverso la croce, riconciliarla a sé, perché gli uomini fossero salvati dalla sua misericordia. Tutta la storia che ci presenta la Bibbia, tutta quella che chiamiamo “la storia della salvezza” è indirizzata alla croce, alla comprensione della croce, tutta, da Abele che ha prefigurato col suo sacrificio innocente il sacrificio di Gesù, all' agnello pasquale che gli Ebrei immolavano tutti gli anni. Dio non può non essere un missionario. “Missionario” viene da missione e la Chiesa è essenzialmente missionaria. La Chiesa ha il compito stesso di Gesù. Gesù è stato l'inviato del Padre: ricordate le sue parole: "Come il Padre ha mandato me, così io mando voi" (*Gv 17, 18).
Ma in che cosa consiste questa missione? Si può confondere con un giro di propaganda, con una diffusione di tipo umano? Certamente no! La missione è qualche cosa che si innesta nella stessa opera dell'Incarnazione: possedere la vita, per essere capaci di diffondere la vita.
E’ qui che dobbiamo porre la nostra riflessione, è qui. Un cristiano è missionario in tanto in quanto è un santo, cioè, in tanto in quanto è unito al suo Dio, perché è solo Lui che redime e che salva, e gli uomini sono solo uno strumento. Solo Lui salva e salva associando alla sua opera coloro che sono suoi discepoli, e tanto più li associa, quanto più sono uniti a Lui e posseggono la vita, quella vita che nella prima Lettura Isaia descrive con tanta ricchezza di immagini: "Sfavillate di gioia, succhierete al suo petto, vi sazierete delle sue consolazioni" (*Is 66, 10-11).
Ecco allora, il cristiano è colui che entra in comunione, insieme alla Chiesa, con la vita trinitaria, è colui che possiede la pienezza della grazia. Un cristiano sfavilla di gioia, perché possiede il tesoro più grande, la meraviglia delle opere di Dio, che è questa comunicazione vivente e continua: "Venite e vedete le opere di Dio, mirabile nel suo agire sugli uomini" (*Sal 65, 5), dice il salmo 65. E san Paolo nella seconda Lettura sottolinea come questo si verifica. Un cristiano è unito a Cristo attraverso il mistero della croce: "Io porto le stigmate del Signore Gesù nel mio corpo" (*Gal 6, 17), le stigmate. Un cristiano possiede la vita, quando si unisce al mistero pasquale, quando vive in stretta unione la storia della salvezza , unendo i propri sacrifici e le proprie croci alla croce di Gesù, perché Dio ha riconciliato il mondo in Cristo, nel Cristo crocefisso e risorto. Ecco è lì la base della nostra missione, la forza della nostra missione, il senso della nostra testimonianza! Un cristiano non è un propagandista, un cristiano manifesta Cristo al mondo; unito alla vita trinitaria per mezzo di Cristo, offre ai fratelli questo tesoro, vive insieme ai fratelli il mistero dell'amore di Dio.
Ecco allora che in questo tempo estivo ci proporremo di essere veramente missionari, dovunque andiamo, in qualunque ambiente ci veniamo a trovare; essere missionari di Cristo, vivendo una vita di molta intensità con Lui!
In Gesù la nostra gloria e in Gesù vorremo continuamente fortificarci con la perseveranza della preghiera, con l'insistenza nelle opere buone. Vacanze estive non devono essere le licenze estive, i peccati estivi; non vorranno essere le vacanze estive un tempo inutile di dissipazione e di accomodamento allo stile del mondo! Possedere Cristo, in Lui tutto! In Lui il nostro riposo, la nostra pace, in Lui la nostra serena testimonianza.
Ore 11
Dio ha riconciliato il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione. E’ il piano di Dio. Dio ha salvato il mondo nel mistero pasquale del suo Figlio, cioè, Gesù è morto per noi, Gesù è risorto per noi.
E allora qual è la nostra parte? Ha fatto tutto Lui, Gesù? Gesù ha fatto la sua parte, noi dobbiamo fare la nostra. Avete sentito quello che dice l'apostolo san Paolo: "Ha affidato a noi questa parola" (*2 Cor 5, 18), la parola della salvezza, che noi dobbiamo custodire nel nostro cuore e donare agli altri. Non si è cristiani che in questa precisa impostazione, non si è cristiani, veri, se non partecipando pienamente a Cristo.
La nostra partecipazione si articola così: una partecipazione al suo sacrificio e il suo sacrificio Gesù l'ha voluto rinnovare continuamente. Non può essere per noi un ricordo storico, perché in ogni Messa c'è il sacrificio eucaristico.
Cos'è la Messa? È forse un rito e basta? È forse un'assemblea che ci unisce sì, ma termina in un incontro umano? La Messa è il Calvario di nuovo attuale, il Calvario dove si è verificata e si verifica la nostra salvezza. Partecipando alla Messa, noi partecipiamo all'offerta e al sacrificio di Cristo. La Messa sua, per essere la Messa di salvezza, deve essere anche la Messa nostra. Siamo chiamati cioè a partecipare in pienezza alla sua azione di salvezza. La Messa è Cristo che ritorna sul nostro altare, è Cristo che di nuovo presenta al Padre la sua offerta, la sua supplica e ottiene dal Padre l'amore e la grazia per noi. Ma in che maniera la sua Messa diventa la nostra Messa? Quando noi sentiamo la nostra vocazione essenziale, la nostra vocazione battesimale, per cui siamo diventati non solo figli di Dio, nel Battesimo abbiamo partecipato pienamente alla dignità di Cristo. Ogni cristiano diventa così un sacerdote e la Messa è offerta, è celebrata da tutto il popolo cristiano. La Messa è il sacrificio di riconciliazione universale, perché uniamo al sacrificio di Gesù il nostro sacrificio, all'offerta di Gesù la nostra offerta, perché ci presentiamo al Padre non solo per noi, ma per la salvezza di tutti gli uomini. Ecco, Gesù ha detto: "Andate, salvate" e il cristiano salva prima di tutto nella Messa, dove si unisce realmente e responsabilmente all'offerta del Signore Gesù, “Andate!”, arricchendoci così della sua Parola. La Liturgia della Messa contiene anche l'arricchimento della Parola, quella Parola di fede, quella Parola di luce che il cristiano deve maturare in sé e donare agli altri, agli altri che vivono senza speranza, perché non hanno fede, agli altri che si fermano semplicemente a delle situazioni umane, che non risolvono, che non spiegano, che non possono risolvere. Il cristiano ha la fede e nella fede nella Parola di Dio sa vincere tutti gli ostacoli, sa presentare la vera soluzione dell'esistenza. Portare la Parola di Dio nella schiettezza della nostra fede, partendo dalla Messa. E’ nella Messa il centro allora della nostra offerta, della nostra devozione e della nostra fede, della nostra evangelizzazione. Restiamo qui e chiediamoci come è la nostra partecipazione alla Messa, come la viviamo, come cerchiamo di progredire in questo senso e con questa forza. La Messa per noi è tutto. Nella Messa noi vogliamo pienamente realizzare il nostro essere cristiani, il nostro essere evangelizzatori.
CODICE | 80G5O0133DN |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 06/07/1980 |
OCCASIONE | Omelia, XIV Domenica Tempo Ordinario - Anno C - Ore 6, 30 e ore 11 |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Missione – La Messa |
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