Is 60, 16; Ef 3, 2-3. 5-6; Mt 2, 1-12
“E prostrati, lo adorarono” (Mt 2, 11). Siamo chiamati oggi a riconoscere in Gesù il Figlio eterno di Dio e a dare a Lui l’omaggio pieno e totale, perché la nostra fede ci conduce proprio all’adorazione, all’adorazione piena. Adorare vuol dire riconoscere, vuol dire dare tutto l’ossequio della mente e l’affetto del cuore. Adorare, cioè riconoscere in Gesù non solo la ricchezza della Sua umanità, l’inesprimibile grandezza della sua bontà, vuol dire riconoscere in Lui Dio stesso, quel Dio che si mostra così vicino a noi, così interessato di noi, quel Dio che non è il Dio dei filosofi, inaccessibile e lontano. Il Dio che si svela in Gesù Cristo è il Dio che si fa uomo per essere vicino agli uomini, per comprenderli, per condividere con loro il dolore e la morte.
Adorare Gesù è veramente il senso della nostra vita di cristiani. Adorare Gesù, cioè riconoscere in Lui la manifestazione piena di Dio. Dio si mostra a noi nel volto di Gesù. L’adorazione ci porta allora ad un senso profondo di preghiera. E’ il primo atto della preghiera, che forse noi troppo dimentichiamo. Prima di tutto, pregare è adorare, è riconoscere in Gesù il principio di tutta la nostra esistenza, il Signore della nostra vita, il re di tutta l’umanità. Pregare è prostrarsi davanti a Lui e accettare le sue parole, accettarle perché sono parole di Dio, perché non sono le parole di un uomo saggio, di un uomo sapiente e venerabile. Oltre questo, sono soprattutto la rivelazione di Dio, Dio che svela il suo volto, Dio che c’insegna chi è Lui e chi siamo noi, Dio che vuole insegnarci nell’amore qual è il senso della nostra esistenza, che cosa dobbiamo fare e che cosa dobbiamo buttar via.
Riconoscere Gesù come Dio è seguire fino in fondo i suoi esempi, gli esempi che c’insegnano più ancora che le parole: gli esempi della sua carità, gli esempi del suo amore a tutti, il suo esempio di umiltà, di povertà, di obbedienza. Sono esempi di un Dio che noi dobbiamo seguire, perché Lui ha posto proprio la Sua vita umana come modello della nostra vita, a tutti. “Vi ho dato l’esempio – dirà – perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13, 15).
Oh sì, diamo un largo spazio alla nostra adorazione, riempiamone la nostra preghiera! Troppo poco meditiamo sulla grandezza divina di Gesù; perché facilmente oscilliamo su due deprecabili eccessi: quello di sentire Gesù una divinità lontana da noi e l’altro eccesso, di vedere in Gesù solo o prevalentemente l’uomo. Noi dobbiamo, in questa festa, che si chiama Epifania, cioè Manifestazione, dobbiamo incontrare veramente Gesù, incontrarlo con più realismo e con più amore, perché da oggi, ogni giorno, la nostra preghiera migliori e ci troviamo in Lui con tanto rispetto, ma anche con tanta confidenza, con tanto spirito di umiltà, ma con tanta tenerezza di amore.
Andiamo a Lui: in Lui c’è la soluzione di tutti i nostri problemi, di tutte le nostre necessità. In Lui tutto, per Lui tutto.
CODICE | 83A1O01320N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 02/01/1983 |
OCCASIONE | Omelia Solennità dell’Epifania Anno C |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Epifania, preghiera |
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