19/12/1979 - Omelia Feria Avv Novena Natale 5

Sant'Ilario d'Enza, 19/12/1979
Omelia, Mercoledì III settimana Tempo di Avvento - Anno C - Novena di Natale, V giorno

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Gdc 13, 2-7.24-25; Sal 70; Lc 1, 5-25

La Liturgia stasera pone in evidenza una cosa che noi mediocri stentiamo a capire; stentiamo a capire come per preparare le grandi opere di Dio, per realizzarle, dobbiamo essere dei penitenti. La penitenza chiesta alla madre di Sansone preparava tutta la gloriosa impresa del mandato da Dio, la penitenza preannunciata di Giovanni Battista è la grande strada che percorrerà poi Gesù. Pieno di Spirito Santo, Giovanni Battista sentirà l’esigenza della penitenza.

Riflettiamo: penitenza non tanto come astensione dal peccato, perché a questa penitenza siamo obbligati per la salvezza dell’anima nostra e perché ci sia l’amicizia con Dio, ma la penitenza di cose d’altra parte lecite. Non era certo peccato bere come facevano gli altri, non era affatto peccato comportarsi in una maniera comoda. Giovanni Battista capisce che, per essere precursore del Signore, si richiede una grande forma di penitenza.

E che significato ha la penitenza, se non un accentuato dominio di noi stessi, un sacrificio umile e grande a Dio che ci ha donato tutto, una sicurezza maggiore sulle nostre passioni, una disponibilità più grande all’azione di Dio?

Allora ogni cristiano, se vuol progredire nel bene, se vuole incontrarsi con forza nel Signore e nella sua grazia, incontrarsi, dico, con quella meraviglia che il piano di Dio ha su di noi, deve considerare con molta serietà e con molto impegno la penitenza, che personalmente può esprimere.

Dobbiamo essere dei penitenti e l’incontro nostro del Natale dipenderà esattamente dalla nostra penitenza.

Sono tanti che hanno in bocca la parola “penitenza”, sono tanti, ma non basta la parola, non basta un’intenzione vaga, non basta compiere delle piccole cose, che vanno bene per un bambino piccolo ma non per un adulto. Abbiamo bisogno di fare della vera penitenza per la salvezza dell’anima nostra, per renderci adatti all’incontro con il Signore, per essere portatori di Vangelo.

Giovanni Battista, santificato ancora prima della nascita, non aveva peccati personali, sentiva però che, senza penitenza, non sarebbe stato adatto a portare agli altri una parola di salvezza.

Ecco su cosa dobbiamo noi insistere: sentirci, nella carità, obbligati alla penitenza.

Il Signore chiama tutte le anime generose e, per capire il mistero del Natale, dobbiamo arricchirci, dopo la preghiera, di spirito di penitenza.

Consideriamo quindi stasera il nostro proposito di penitenza e aneliamo ad arrivare al Natale purificati. La Confessione tradizionalmente è chiamata la “Penitenza”, non perché tutto si riduca alla Confessione, ma perché la Confessione nostra, in special modo quella delle grandi solennità, sia un vertice di penitenza. Arriviamo al Sacramento attraverso l’esercizio buono e forte di penitenza, scontando i nostri peccati passati e rafforzandoci per le nostre debolezze future.

CODICE 79NIN01312N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 19/12/1979
OCCASIONE Omelia, Mercoledì III settimana Tempo di Avvento - Anno C - Novena di Natale, V giorno
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Penitenza
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