Gdc 13, 2-7. 24-25; Lc 1, 5-25
Noi abbiamo bisogno di fortezza, di quella fortezza che nasce dalla fede: il credere e il tradurre nella vita la fede. Abbiamo visto Zaccaria dubitare e il suo dubbio fu sconfitto dal segno del Signore. Il Signore gli fece capire che avrebbe avuto la lingua sciolta e il parlare spedito, quando le sue parole sarebbero state un atto di fede e, dopo tanto silenzio, uscì il cantico detto il "Benedictus", un canto d’intensa speranza e d’intensa fiducia. Il Signore gli aveva fatto un grande dono: suo figlio sarebbe stato “il più grande tra i nati di donna”. Allora dobbiamo chiedere la fortezza nella fede, proprio come per tutte le conquiste, come quando a succedere, e che successione difficile, a succedere a Mosè, fu chiamato il nuovo condottiero Giosuè: "Sii forte, sii robusto! Tu devi guidare il tuo popolo" (cfr. Gs 1, 6). Giosuè conosceva tutte le difficoltà umanamente insuperabili, ma il Signore è l'Onnipotente, e davanti a lui e al popolo si apre la strada, passa il Giordano a piedi asciutti. Un popolo, che veniva da quarant'anni nel deserto, non aveva esperienza di guerre, meno ancora esperienza di assedio di città, ma le mura di Gerico cadono al suono delle trombe, ma Dio stesso interviene con molti prodigi alla testa del suo popolo e i nemici sono sconfitti e la terra promessa diventa una realtà. La confidenza in Dio, l'abbandono a Dio sono proprio la base della nostra fortezza, perchè chi si sentirebbe di affrontare la vita cristiana? Chi saprebbe affrontare tutte le difficoltà di ogni giorno? Chi può aver la forza di portare la croce, quella croce che ogni giorno e in certi momenti particolarmente si abbatte? Certamente non ci sarebbe nessuno, eppure il Signore ci ha promesso la sua Parola: “Va'” e, con la sua Parola, la nostra fortezza diventa qualcosa di mirabile. Diceva San Paolo: "Io non mi glorio che nella croce di Cristo" (cfr. Gal 6, 14). Certo, non possiamo gloriarci delle nostre forze, che non ci sono. Le nostre vittorie le otteniamo affidandoci totalmente a Dio, lasciandoci condurre da lui. Meno abbiamo fiducia in noi stessi e più l'abbiamo in Dio, più realizziamo una grande fortezza. Sia quindi questa sera, un prepararci ad accogliere la Parola di Dio e a tradurla nella fortezza di chi è povero di cuore, di chi non confida in se stesso, ma si abbandona totalmente a Dio. Abbandoniamoci a lui, lasciamoci guidare da lui, lasciamo che lui sia alla nostra destra e ci conduca. L'esperienza dei nostri peccati, l'esperienza dei nostri dubbi, l'esperienza delle nostre miserie, non sia quella che ci avvilisce, sia quella che ci erudisce di buttare tutta la nostra preoccupazione in Dio, ed egli ci custodirà.
CODICE | 77NIN01313N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 19/12/1977 |
OCCASIONE | Omelia, Lunedì Feria Avvento, Novena Natale - V giorno |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Zaccaria, Giosuè, fortezza nella fede |
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