Is 7, 10-14; Lc 1, 26-38
“Eccomi, sono la serva del Signore” (cfr. Lc 1, 38). Sono le parole con le quali Maria acconsente al piano divino della redenzione, manifestano il suo spirito di fede, il suo spirito di amore, manifestano la sua obbedienza e la sua umiltà, sostanzialmente svelano la sua povertà di spirito. Maria non vuole avere niente per sé, vuole essere a disposizione di Dio, vuole essere come il Signore la desidera. Aveva votato la sua verginità, ora il piano della sua vita è cambiato: sarà madre e sarà mamma del Messia, di colui che dovrà molto soffrire per redimere, di colui che si lascerà crocefiggere sulla croce. Maria sa e dice di sì, Maria sa e acconsente pienamente: “Si faccia di me secondo la tua parola” (cfr Lc 1, 38). Ecco l’esempio fulgido di adesione alla volontà di Dio, ecco l’esempio che noi dobbiamo cercare di imitare. Ci porremo davanti al presepio e vedremo la povertà di Gesù e la povertà di Maria e di Giuseppe. Ecco, la povertà di Betlemme è già segnata dall’Annunciazione: questo abbandono totale a Dio, questo usare delle cose solo per lui, ma non solo delle cose, di sé stessi, delle proprie aspirazioni, delle proprie intenzioni, di quello che può essere più caro. Abramo alla richiesta di Dio è stato pronto a rinunciare a suo figlio, anzi ad ucciderlo lui stesso, quel figlio che aveva desiderato tutta la vita e lo aveva avuto come per un miracolo. La disponibilità di Maria supera quella di Abramo, perché Maria accetta il piano di Dio così com’è e, così com’è, comporta per lei la rinuncia alle gioie serene della maternità. Gesù sarà un segno di contraddizione, gli dirà poi Simeone (cfr. Lc 2, 34). Accetta, distaccata da tutto, la vera povera di Dio. Si chiamavano “anawim” i poveri del Signore. È la prima, quella che sa veramente amare Dio in sé stesso e si fida completamente di lui. Quanto esempio ne dobbiamo ricavare, quando così spesso facciamo uso cattivo delle cose, quando troppo spesso ci attacchiamo ai beni della terra e non cerchiamo la volontà di Dio, ma la nostra soddisfazione nei beni di questa terra, quando desideriamo indubbiamente tante cose che non confluiscono alla gloria di Dio, ma solo al nostro egoismo! Tanto più che abbiamo sempre davanti agli occhi l’esempio di Gesù nell’Eucaristia, la sua povertà, quella povertà sottolineata nella stessa Consacrazione, quella povertà che contempliamo nel tabernacolo. E allora ci prepareremo al santo Natale come a una festa della povertà. Il Signore viene ai poveri e vuole dei poveri di spirito. Chi è ricco, chi è sazio, chi si accontenta delle cose di questo mondo, non può certo capire il Natale. Noi lo vorremo capire fino in fondo, pronti e disposti a sacrificare quanto ci è di dannoso o comunque di superfluo che ci impedisce il passo, di superfluo che ci impedisce di salire più generosamente. Noi vorremo domandare alla Madonna questo aiuto, perché vogliamo seguire Gesù e a Betlemme e a Nazaret.
CODICE | 76NLN01313N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 20/12/1976 |
OCCASIONE | Omelia, Lunedì Feria Avvento, Novena Natale - VI giorno |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | I poveri del Signore |
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