20/12/1978 - Omelia Feria Avv Novena Natale 6

Sant'Ilario d'Enza, 20/12/1978
Omelia, Mercoledì Feria Avvento, Novena Natale - VI giorno

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Is 7, 10-14; Lc 1, 26-38

Il Magnificat è il canto dell’umiltà, di una umiltà meravigliosa.

La Madonna è l’esempio di ogni virtù, ma due sono le virtù che più ci stupiscono: la sua meravigliosa umiltà e la sua incomparabile purezza.

Noi vogliamo essere in questo ordine, l’ordine dell’umiltà, dell’umiltà non intesa semplicemente come umanamente si può intendere: un senso di proporzione, un senso di equilibrio, un buon senso diffuso. Noi sappiamo che l’umiltà ci è stata rivelata come virtù di salvezza in Gesù e, dopo di Gesù, nella Madonna e ci è stato detto che è l’unica strada. Di Gesù è detto che si umiliò, si umiliò, si ridusse come niente. E noi adesso nel Natale siamo proprio in questa commemorazione: si umiliò, diventò un bambino. Dio infinito, il Figlio di Dio onnipotente, la Sapienza stessa che ha creato i cieli, colui che siede, come dice la Liturgia, sopra i cherubini, si è fatto un povero bambino che piange in una grotta fredda. E prosegue l’apostolo: “Si umiliò, si fece obbediente fino alla morte di croce” (Fil 2, 8).

Ecco, noi dobbiamo capire bene che, se siamo umili, entriamo in questo piano meraviglioso di salvezza, in cui c’è Gesù e la Madonna, ma se siamo dei superbi e degli orgogliosi, senza dubbio, veniamo esclusi perché il Signore non concede le grazie a chi è superbo.

Intendiamo bene. Umiltà radicale di fronte a Dio vuol dire il riconoscere Dio e la sua grandezza, riconoscere il posto di Dio nell’universo e nella nostra vita.

Orgoglio vuol dire voler far da sé, dimenticare che Dio è al di sopra di noi e volere vaneggiare delle nostre qualità, e vaneggiare della nostra autonomia, e vaneggiare di un’autonomia dell’individuo e nella società.

Abbiamo bisogno di Dio e abbiamo bisogno del suo Cristo.

E’ un’umiltà dunque radicale, per cui nella preghiera prevale l’adorazione, prevale quel senso di omaggio che sempre noi dobbiamo prestare a Dio.

Ed è logico poi, che l’umiltà si eserciti con il prossimo, quando, riconoscendo il nostro niente, non ci vogliamo innalzare sopra gli altri e fare di noi stessi qualche cosa di superiore e di intoccabile.

L’umiltà verso Dio si traduce nell’umiltà verso il prossimo, nel servizio e, secondo il precetto del Signore, nello stare all’ultimo posto.

Quanti peccati vengono dall’orgoglio! Come vengono la pretesa, la mancanza di carità, la permalosità, le invidie, ciò che lacera e ciò che non permette il trionfo dell’amicizia e della bontà!

Il Signore ha chiamato al suo presepio, ha chiamato gli umili, vuole gli umili. Noi dobbiamo stasera preoccuparci di essere così, come lui ci vuole, perché ci dia un posto vicino a lui e, insieme con gli umili, possiamo entrare nel regno e poi nel trionfo del regno, mentre i superbi saranno, con il loro capo satana, gettati nell’inferno, perché “chi si umilia sarà esaltato e chi si esalta sarà umiliato”.

CODICE 78NLN01312N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 20/12/1978
OCCASIONE Omelia, Mercoledì Feria Avvento, Novena Natale - VI giorno
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Umiltà
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