Ct 2, 8-14; Lc 1, 39-45
“Sono venuto dal Padre”, ha detto Gesù (cfr. Gv 16, 28). È venuto dal Padre per salvare. E leggevamo una delle prime realizzazioni della sua salvezza: la santificazione di Giovanni (cfr. Lc 1, 39-45). È stato mandato dal Padre e la sua obbedienza è stata totale, come dice la lettera agli Ebrei: “Tu non hai voluto più gli olocausti e i sacrifici dell’antica legge, ma mi hai dato un corpo. Allora io ho detto: ecco, sono pronto” (cfr. Eb 10, 5-7). Il Signore è missionario, mandato dal Padre, in una obbedienza totale, diventato obbediente fino alla morte, tutta la sua vita è stata un’obbedienza. Di lui stesso ha detto e lo ha detto con forza: “Io faccio sempre quello che piace al Padre” (cfr. Gv 8, 29). Sempre. Per questo spieghiamo tutti gli atti della sua vita: sono stati atti di adesione continua alla volontà di Dio. La volontà di Dio è il bene supremo. Noi dobbiamo seguire il Signore, ripetendo non solo con le labbra ma con tutta la nostra esistenza: “Sia fatta la tua volontà” e sia fatta con quella perfezione con cui gli angeli la fanno nel cielo. Sia fatta anche sulla terra, anche da ciascuno di noi. È evidente, le convulsioni e i peccati del mondo sono stati frutto di una disobbedienza, la prima disobbedienza, le continue disobbedienze, le false autonomie, voler fare da soli, voler fare coi propri criteri, trascurando le indicazioni di Dio: qui sta tutto il male del mondo. Basterebbe un atto continuo di umile obbedienza e il mondo si trasformerebbe in un paradiso. Dobbiamo imparare l’obbedienza a Dio, un’obbedienza umile e generosa, pronta e gioiosa. Dobbiamo sentire che l’ obbedienza è la più grande delle virtù, perché è l’adesione con amore a Dio e l’amore non è superato da nessuna virtù e l’amore sa ubbidire, proprio perché è amore, proprio perché si fida, proprio perché è sicuro. Ed è evidente: cercare Dio dovunque, cercando sempre la sua volontà. E noi sappiamo che la nostra obbedienza si ferma non solo a ciò che appare nella Parola di Dio, ma nelle interpretazioni sicure che ne dà la Chiesa. La Chiesa è costruita gerarchicamente e nella Chiesa, che è corpo di Cristo, deve essere esercitata continuamente l’obbedienza. Noi obbediamo perché ha ubbidito Cristo, perché siamo uniti come membra a lui. Non discutiamo ciò che dice la Chiesa, perché la Chiesa è la sposa dello Spirito Santo. Ecco allora che noi guardiamo a Maria, come ha saputo essere unita alla volontà del suo Signore dall’Annunciazione alla Visitazione, dalla Visitazione al tempio di Gerusalemme, sulla via del Calvario, fino alla croce. Maria santissima è stata la vera obbediente e ci dà Gesù ancora come obbediente, perché nell’Eucaristia Gesù è obbediente perfino a un povero uomo, che si china e ripete le parole della Consacrazione e lo porta dovunque egli vuole; Gesù obbediente nella vita e obbediente nell’Eucaristia. In lui dobbiamo dunque fissare i nostri sguardi e pregare che nella Chiesa si eserciti in tutti i gradi l’ubbidienza, ad ogni livello, che l’obbedienza renderà la Chiesa veramente vittoriosa, come dice la Scrittura: “L’uomo obbediente canterà vittoria” (cfr. Is 52, 13; 53, 10-12). Sì, se nella Chiesa c’è obbedienza ci sarà il frutto copioso e bello, se non ci sarà obbedienza sarà solo un brutto esempio. Ripetiamo allora come Gesù: “Io faccio sempre quello che vuole il Padre” (cfr. Gv 8, 29).
CODICE | 76NMN01313N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 21/12/1976 |
OCCASIONE | Omelia, Martedì Feria Avvento, Novena Natale - VII giorno |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Obbedienza |
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