1 Sam 1, 24-28; Lc 1, 46-55
“L’anima mia magnifica il Signore”.
La Liturgia ci pone insistente e forte il suggerimento della gratitudine. Nella prima Lettura c’è la gratitudine di Anna, madre del profeta Samuele: un inno di esultanza e confidenza. Il Vangelo ci presenta il punto più alto di riconoscenza degli uomini verso Dio, portandoci l’inno di lode a Dio di Maria. Tutto è suggerimento di un dovere perché, noi lo sappiamo, la virtù della riconoscenza fa parte della virtù cardinale della giustizia. E’ giusto chi dà ad ognuno il suo e a Dio dobbiamo dare infinita riconoscenza, perché la sua misericordia, la sua benignità, la sua provvidenza sono senza confini. La Liturgia insiste particolarmente stasera, ma ogni Liturgia è piena di ringraziamento e ad ogni Messa ripetiamo: “E’ veramente cosa buona e giusta rendere grazie a Te, Padre Santo”.
Non ne prendiamo abbastanza coscienza e raramente chiediamo perdono di questo peccato: il peccato di avere mancato di gratitudine, di ringraziare poco il Signore, di essere invece sempre pronti al lamento, sempre pronti a recriminare, quasi che davanti a Dio noi potessimo vantare dei diritti, o potessimo pretendere dei privilegi in rapporto agli altri, quasi che il Signore non ci desse tutte le cose non guardando ai nostri meriti, perché se guardasse a quello che noi abbiamo meritato ci aspetterebbe solo una cosa: l’Inferno. Se Dio ci ha preservato dall’Inferno, se Dio ci tiene nella sua grazia, è tutta bontà sua, è tutta una pienezza di misericordia.
E, avvicinandoci al Natale, la Liturgia sottolinea come dobbiamo esercitare questa virtù della riconoscenza, come dobbiamo capire bene il dono che ci viene dato in Gesù: un dono che trascende ogni altro dono, un dono magnifico, inarrivabile, perché Gesù si dona a tutta l’umanità e nello stesso tempo si dona ad ogni anima. La sua nascita è stata per tutti ed è stata per ogni singola persona.
Avvicinarci al Natale con un senso profondo di riconoscenza vuol dire smettere i lamenti, accettare le prove, accettare i limiti della nostra vita e aspettare il Redentore, che ci porta la pienezza della vita divina, della gioia divina, della speranza che non tramonta.
Vorremo allora essere ben concreti e ben precisi nei nostri propositi di una riconoscenza forte, quotidiana, espressa soprattutto nella Messa, perché la Messa si chiama “Eucaristia”, cioè “Ringraziamento” e il ringraziamento vogliamo che diventi la nostra più abituale e grande preghiera.
CODICE | 80NNN01313N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 22/12/1980 |
OCCASIONE | Omelia, Lunedì feria di Avvento - Novena di Natale – VIII giorno - Anno A |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Ringraziamento, gratitudine |
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