2 Sam 7, 4-5. 12-14. 16; Rm 4, 13. 16-18. 22; Mt 1, 16. 18-21. 24
Onoriamo con molta fede san Giuseppe, perché è il nostro patrono, è il patrono della Chiesa universale, come fu la difesa, come fu il sostegno nella vita materiale a Maria e a Gesù. Noi lo invochiamo per tutta quanta la Chiesa perché, per le sue preghiere, possa essere sempre difesa e guidata.
Notiamo in Giuseppe una grande dignità perchè a lui il Signore ha affidato ciò che era più prezioso e più caro.
Doveva essere proprio un grande santo, perché Dio si fidava di lui e a lui ha affidato per trent’anni Gesù e gli ha dato come sposa Maria, la Madre del Signore.
Doveva essere un grande santo nella sua vita semplice, nella sua vita di umiltà e di lavoro. Non ha fatto miracoli, non ha fatto grandi cose che attirano l’attenzione universale; è passato silenziosamente, silenziosamente è morto. Nella Chiesa stessa non subito è stato scoperto dalla devozione dei fedeli, ma possiamo ben immaginare il patrimonio, il tesoro di meriti che si è acquistato.
Penso che in fondo l’interpretazione della figura di Giuseppe sia in quelle parole del Vangelo che abbiamo letto: “Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore”. Ecco: l’ubbidienza a Dio, alla Parola di Dio, l’ubbidienza umile che non chiede il perché, e l’umiltà che non si inorgoglisce dei doni che sono stati dati, ma pensa solo a fare quanto è gradito al Signore.
Vorrei, allora, che fissassimo la nostra riflessione su Giuseppe docile all’azione dello Spirito, su san Giuseppe che prega. Noi possiamo giustamente pensare come lui ha pregato vicino a Gesù e a Maria. Uomo di preghiera, perché uomo di silenzio e uomo di obbedienza. Se non avesse pregato, non sarebbe stato così pronto al volere di Dio, a un volere di Dio che gli chiedeva dei sacrifici molto grandi. Gli chiedeva il sacrificio, gli chiedeva il segreto, gli chiedeva di non indagare di più, di ubbidire.
E, poi, la sua umiltà, l’umiltà di servizio, che pure noi dobbiamo imparare: quello che conta è fare così, serenamente e gioiosamente la volontà del Signore.
E, terzo: il suo spirito di fede, quella grande fede che l’ha sostenuto, quella grande fede per cui ha saputo trattare – ed è meravigliosamente in un grande mistero – il mistero della vita di Dio sulla terra, il mistero di Dio che, uomo, stava in mezzo agli uomini; ha saputo trattare Maria così pura, così santa, così delicata. Ha saputo, infine, realizzare con puntualità il piano di Dio. Non l’aveva preveduto, ma ha saputo dire di sì in ogni evenienza.
Ecco, vorrei che noi tutti questa sera lo invocassimo, perché queste sue virtù possano diventare anche nostre virtù e possiamo, guidati dallo Spirito, realizzare il piano di Dio in tutta la nostra vita.
CODICE | 80CIO01343N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 19/03/1980 |
OCCASIONE | Omelia, Solennità di san Giuseppe Sposo della B.V. Maria |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Obbedienza, umiltà, spirito di fede in San Giuseppe |
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